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Parma, altri 15 anni di porta a porta e spazzatura sparsa?

1447082174912.jpg--esito_dei_controlli_in_materia_di_raccolta_differenziata_dei_rifiuti_a_san_leonardo“Parma si sta giocando una larga fetta del suo futuro nell’indifferenza generale. Atersir, l’agenzia regionale dell’Emilia Romagna per i servizi idrici e rifiuti, sta preparando il capitolato per la gara di appalto della raccolta dei rifiuti a Parma e nella stragrande maggioranza dei comuni della provincia senza che ci sia un vero dibattito pubblico. Da tale bando, il primo del genere in regione (ci si chiede sulla base di quale esperienza pregressa si proceda in mancanza di precedenti e chi materialmente stenderà il contratto, un precedente assoluto), dipenderà, quasi sicuramente per 15 anni, tutto quanto riguarda la raccolta a Parma. E questo non è poca cosa per la vita della città.

Grande parte del decoro urbano discende da come si gestiscono i rifiuti, da quale tipo di raccolta si applica. L’attuale sistema di differenziata, porta a porta spinta, che ha dato ottimi risultati quantitativi (circa 75 per cento di differenziata dicono le fonti amministrative, senza specificare il 75 per cento di cosa) è stato disastroso dal punto di vista della qualità. La scomparsa dei cassonetti (anche se è ben lontana da noi l’idea di santificarli) e il proliferare dei sacchetti hanno portato danni d’immagine incalcolabile per una città d’arte.

La bellezza d’intere zone del centro storico, in certe ore, è violata in modo irrimediabile. Il degrado e l’idea di abbandono dilagano e i turisti restano allibiti. Anche i residenti non traggono certo giovamento dal vedere i loro borghi e le loro vie invase dai sacchetti. La qualità della vita peggiora, anche perché sui cittadini grava l’obbligo di “consegnare” i rifiuti a orari fissi, o, in alternativa, tenerli in casa. E questo costringe molte persone a cambiare il proprio stile di vita, a rinunciare a impegni personali e sociali. In tanti, sbagliando, per aggirare regole troppo “vessatorie”, buttano i sacchetti dove capita, aggiungendo degrado a degrado. Inoltre, i topi e gli scarafaggi, con tanto cibo per le strade, escono allo scoperto e occupano nuove aree di città, dove già abbondano le zanzare tigre.

Se ai danni provocati da questa raccolta si aggiungono lo stato precomatoso in cui sono tenuti i parchi e le aree verdi – valga per tutti l’esempio di piazzale della Pace -, l’incuria riservata ai monumenti, su cui spesso spuntano erbacce e rampicanti, la dislocazione di orribili antenne nelle rotonde, la chiusura delle fontane, il buio che nasconde interi quartieri, ecco che abbiamo l’idea non di una città bella e ben curata, ma di una città bella e abbandonata a sé stessa. Una città senza amore, in preda al degrado; e il degrado genera insicurezza. Dove c’è degrado fa breccia la criminalità, spuntano gli spacciatori in bicicletta, dapprima in periferia e poi in zone sempre più centrali. Lo dicono gli studi di urban security portati avanti dagli anni Sessanta ad oggi nelle università di tutto il mondo, a partire dalla formulazione della “teoria della finestra rotta” in poi.

Ecco perché è giusto aprire un dibattito corale su questo appalto che sta nascendo e che condizionerà col suo capitolato la vita di Parma nei prossimi 15 anni.

La raccolta è stata affidata a Iren nel dicembre 2004 in base a una convenzione poi scaduta nel 2014 (su questa data ci sono pareri discordi: per alcuni la scadenza è precedente). Da almeno due anni si vive all’insegna del provvisorio: da varie parti sono giunte diverse sollecitazioni  – più di tutte pesa il rilievo dell’autorità anticorruzione (Anac) -, per arrivare ad un bando al fine di assegnare in modo corretto e stabile la gestione rifiuti. Mentre la Regione ha il compito di indicare gli obiettivi della raccolta (e chiede un’altissima quota di differenziata, costringendo i comuni a correre) tocca ad Atersir (sia a livello locale che in ambito regionale) stabilire come centrare il risultato e, quindi, bandire le gare di appalto della raccolta (non dello smaltimento, che di questo è competente sempre la regione). Ebbene, in ossequio alle sollecitazioni, specialmente quella dell’autorità anticorruzione, Atersir ha da tempo dato avvio ai lavori per giungere all’emissione del bando per assegnare la raccolta dei rifiuti urbani (per quelli speciali e industriali vigono altre regole) nel capoluogo e nella stragrande maggioranza dei comuni della provincia, anche se Parma è probabilmente, tra le province emiliano romagnole, quella in cui la convenzione è scaduta più di recente. Quel che interessa ai cittadini di questo capitolato, che, secondo molte voci, dovrebbe essere pronto entro dicembre (ma già altre volte erano corse indiscrezioni su un’imminente approvazione), non è solo chi lo vincerà (fa paura pensare cosa succederebbe a Parma sul piano occupazionale se Iren perdesse), ma come  il prescelto regolerà la raccolta rifiuti in città, specialmente nel centro storico. Il pericolo è che venga accolto il criterio secondo cui a Parma si proceda con la raccolta differenziata porta a porta spinta per 15 anni ancora. E’ ovvio che l’attuale amministrazione comunale cittadina (che in Atersir locale pesa per il 33 per cento) spinga in questa direzione, con la conseguenza che dopo le elezioni amministrative – che avranno luogo entro 8/9 mesi – se non verrà riconfermato Pizzarotti, la prossima giunta si troverà vincolata a un sistema scelto da altri e solo attraverso grandi difficoltà potrà, se mai potrà, modificarlo. Se il capitolato – su cui vige la massima riservatezza – si spingesse fino a questo punto sarebbe un caso singolare. Un caso da evitare.

In realtà, sarebbe opportuno che la Regione, il comune di Parma e Atersir, per evitare questo inconveniente e per permettere alla città di sviluppare un dibattito sulle varie modalità di raccolta alternative a quella attuale, resistendo alle pressioni, pur forti e autorevoli (vedi Anac), dessero la precedenza ad altre province in cui la convenzione è scaduta da più tempo. La nostra città avrebbe l’opportunità, che ora sembra negata, di valutare se esistono forme migliori della differenziata porta a porta spinta, che, per molti, ha fallito. Forme che riducano il degrado e tutelino la bellezza. Una città d’arte che ha come obiettivo incrementare la qualità della vita dei suoi abitanti e il turismo non può rinunciare a tale opportunità.

Di sicuro, è necessario che su questo appalto si apra un dibattito. Che Atersir regionale (guidata da 9 sindaci, tra cui un parmigiano) e locale (ne fanno parte tutti i sindaci del parmense), il comune di Parma e quelli della provincia spieghino ai cittadini come si stanno muovendo. Quanto e per quanto tempo intendono regolare la raccolta. In pratica, occorre sapere se la differenziata spinta coi sacchetti resterà e se una nuova amministrazione potrà cambiarla. Perché 15 anni sono troppo lunghi. E Parma chiede decoro”.

(Luigi Alfieri – Parma non ha paura)

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