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Centro commerciale ex Salvarani: per revoca 19 milioni di indennizzo. Il dibattito in commissione

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Un passo indietro alla realizzazione del mega centro commerciale nell’ex Salvarani? Sembra difficile. Si tratta di una decisione politica che tutto il consiglio dovrebbe votare consapevole dei rischi e delle conseguenze.

Questo quello che ieri, 28 settembre, è emerso dalla prima seduta di ben tre ore delle tre commissioni riunite: “Urbanistica ed Edilizia”, “Patrimonio, partecipazioni, “Interventi in campo economico e tributario, Bilancio” e “Lavori pubblici, ambiente, interventi su viabilità e traffico”. Si sono uniti al dibattito anche alcuni esponenti di Amici di Beppe Grillo e dei CCV dell’area coinvolta oltre a rappresentanti di Legambiente e di Confcommercio.

Il progetto è ormai senza possibilità di ritorno facile. L’avvio nel 2006 quando è stata approvata la variante del PSC e del Piano commerciale. Nel 2007 si ha l’accordo territoriale tra Comune e Provincia e nel 2010 la votazione quasi unanime del Consiglio Comunale di Vignali per il Piano Urbanistico attuativo. Nel 2011 infine è stata disposta la convenzione urbanistica. La rielaborazione della distribuzione commerciale comportò di fatto la sottrazione di concessioni alla zona Ikea a vantaggio del nuovo mall. A concludere il tutto manca solo uno dei tre permessi edilizi necessari.

La domanda è stata presentata ieri dall’attuatore – Sviluppi immobiliari del Gruppo Pizzarotti – e già all’esame della conferenza dei servizi. Si tratta di un passaggio prettamente tecnico e non rifiutabile da parte dei tecnici comunali. Grazie a un ex articolo 18 il governo prevedeva la possibilità alla Giunta Comunale di stipulare accordi con imprese e altri soggetti che risultavano poi vincolanti per l’amministrazione. Un accordo vincolante impugnabile se non rispettato. Questa una delle ragioni – oltre agli interessi politici che mettevano d’accordo si la destra che la sinistra – per cui nel 2010 tutti i consiglieri, tranne uno, votarono per l’approvazione del piano.

Il progetto prevede la costruzione su un area di ben 33 mila e 900 mq oltre ad ulteriori 15 mila mq che sarebbe destinati al vicinato, ossia un’area pensata per piccole attività e negozi che farebbe da collaterale al Mall ma che di fatto rientra nella stessa struttura. Confcommercio ha presentato ricorso per questi 15mila mq in più che andrebbe a creare concorrenza con le attività del centro storico. L’associazione aveva già fatto ricorso nel 2006 contro il progetto ma questo era stato rifiutato dal Tar.

Una revoca a questo punto dei lavori comporterebbe l’ingente pagamento dei danni emergenti nei confronti dell’attuatore. Danni che partono da un minimo di 19 milioni e mezzo di euro ma, come ha spiegato il dirigente comunale Bertolini, difficilmente la parte interessata si limiterà a questa cifra ma aggiungerà i costi di progettazione e dei lavori già svolti. “Inoltre non ci sono i presupposti concreti per intraprendere delle azioni. Si rischia il default dei bilanci comunali” riferisce Bertolini.

L’indennizzo sarebbe quindi una importante spesa per l’amministrazione che comporterebbe probabili disservizi per la cittadinanza. “Significherebbe di fatto congelare gli investimenti per, minimo, un paio di anni. Gli investimenti tuttavia non possono essere ridotti a zero per via delle scuole e altri servizi essenziali. – spiega l’assessore ai Lavori Pubblici, Michele Alinovi – Quest’area è già abbondantemente cementificata quindi il problema principale sta nella questione commerciale della città (ossia nella distribuzione delle attività commerciali, ndr). Passo indietro per la parte edilizia è intangibile. Per la questione commerciale si può fare qualcosa ma non sembra sostenibile. Io sarei anche d’accordo ma nel caso sarebbe comunque il Consiglio Comunale e non la Giunta a dover votare per la revoca”.

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Il consigliere del PD, Nicola Dall’Olio, è intervenuto confermando il parere dell’assessore e dei dirigenti comunali sulla impraticabilità della revoca, tuttavia pone il problema della saturazione di centri commerciali in città e della difficoltà che alcuni di questi già incontrano: “La mia preoccupazione è cosa succederà quando nascerà questo mall e poi magari muore il Parma Retail. Io chiedo se si può fare qualcosa in questa fase per scongiurare questo. Se rimane come Parma Retail che è ancora gran parte vuoto è un problema. Tuteliamo gli imprenditori ma se va male noi come ci tuteliamo?”

Ad attaccare il comportamento della Giunta invece i due consiglieri pentastellati usciti dalla maggioranza, Nuzzo e Savani: “Da quando è stato fatto progetto il mondo è cambiato. Quali sono i bilanciamenti che possono contrastare le importanti attività che occuperanno l’ex Salvarani? Serve un piano che scongiuri la morte della città e del centro storico. Questa darà mazzata definitiva all’edificio sociale parmigiano. Qual è la posizione di questa amministrazione? Per me noi non siete in grado di elaborare una strategia”.

Ai sovversivi risponde il capogruppo di maggioranza, Marco Bosi, che ricorda anche come una revoca non tuteli da pesanti ricorsi: “Ci accusate di non avere il coraggio per dialogare con l’impresa. Io invito allora i consiglieri Nuzzo e Savani a contrattare con la parte. Io come capogruppo mi impegno a far si che il sindaco dia a loro una delega sulla questione. Portatemi questo accordo poi ne riparliamo”. Sfida accettata dai consiglieri ma sembra più una risposta dettata dall’orgoglio che dalle intenzioni.

Il consigliere di Forza Italia, Paolo Buzzi, ha ricordato come il tutto fosse nato nel 2006, prima della crisi economica: “Allora sembrava che il territorio lo potesse assorbire e che ci fossero le risorse imprenditoriali. Vorrei ricordare inoltre che i progetti complanari hanno salvato il Cibus. Oggi di politico c’è solo da decidere se è ancora di interesse pubblico e se questa amministrazione ha gli attributi per dire che non è più di interesse. I precedenti ci sono. La metropolitana di Parma era in una fase ancora più avanzata anche se solo a livello progettuale ma in quell’occasione l’amministrazione decise di bloccarla e recentemente si è concluso il contenzioso con il privato che doveva attuare lavori”. In fine Buzzi invita alla partecipazione al tavolo l’attuatore.

Alinovi risponde al consigliere: “Questo è il motivo della convocazione di oggi. Io sono favorevole alla revoca ma tutti devono esserne coscienti. I soldi dell’indennizzo della metropolitana però sono stati dati in gran parte dal Ministero delle Infrastrutture e non sono usciti interamente dalle casse comunali. Qui parliamo di soldi che devono essere tirati fuori dalle tasche dei cittadini di Parma. Al momento non ci è sembrato opportuno invitare l’impresa ma nel futuro verrà fatto”. Alinovi spiega che la politica deve quindi prima prendere una decisione.

Risponde anche il Presidente del Consiglio, Marco Vagnozzi: “Non sono solo due le approvazioni votate in consiglio ma ben sette. Ricorso era stato fatto ma il Tar l’aveva rigettato. Dubito che l’indennizzo possa costare solo per danni emergenti. Per la metropolitana si è pagato di più per non farlo che per farlo. Consideriamo poi le grandi marche che ci sono già in città. Secondo me per riempirlo si devono svuotare non solo i centri commerciali di Parma ma anche l’Outlet di Fidenza”.

L’associazione ambientalista Legambiente ha invitato l’amministrazione a valutare una conversione in attività più utili per i cittadini e per il bene della città. Amici di Beppe Grillo chiedono un referendum cittadino. (aribe)

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