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Crisi a Parma, imprese fallite: da 2000 ad oggi +950%

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Con la Edilcasa Costruzioni Generali Srl ammontano a 94 le aziende che dal 1 gennaio 2016 ad oggi sono state dichiarate fallite dal Tribunale di Parma. Il settore delle costruzioni è quello che dal 2008 ha mietuto più vittime a causa della crisi.

Per la Edilcasa il procedimento è partito dopo la richiesta di un creditore che dichiarava un debito con questa di circa 17mila euro. Ma a far scattare il fallimento sono stati i 21 mila euro di debiti nei confronti di Equitalia.

Secondo la normativa, il fallimento si applica solo a debiti insolvibili superiori ai 30 mila euro. In diverse occasioni tuttavia l’ammontare contestato dai creditori nei confronti dell’azienda non raggiunge il limite imposto e allora si vanno a vedere le eventuali mancanze nei confronti dell’erario. Inottemperanze che hanno condannato non poche imprese del parmense negli ultimi 8 anni.

Stessa sorte è toccata solo una decina di giorni fa alla Nike Srl – che nulla ha a che vedere con la multinazionale di articoli sportivi – anche lei condannata per piccoli debiti verso creditori ma ben 235 mila euro verso il fisco. Lo scorso marzo è il caso della Insieme Srl e della Nasi. Dietro 5 mila euro di debiti c’erano 1,3 milioni di mancanze verso il fisco per la Insieme. Mentre Nasi aveva 15 mila euro di obblighi verso un dipendente contro i 260 mila verso il fisco.

Equitalia infatti, generalmente, non può richiedere l’apertura della pratica per fallimento. Primo e fin’ora unico caso in cui sia stato proprio l’ente di riscossione a richiederla a Parma è stato nell’estate del 2015 per la Maguso Spa, la holding di Marusi Guareschi, che aveva accumulato ben 214 milioni di euro di insolvenze con l’ente.

Solo nelle ultime due settimane di luglio dello scorso anno ben 13 imprese sono state dichiarate fallite per gli ingenti debiti col fisco. Tra queste la Ci.Ma Srl, impresa edilizia che aveva collezionato 1,6 milioni di euro di obblighi verso l’ente a dispetto dei 25 mila euro di arretrati con ex dipendenti. Altro esempio è la Mobilificio Mobilac di Sala Baganza che riscontrava 6 mila euro di mancanze verso ex dipendenti e ben 230 mila euro verso Equitalia. La Forlani e Scrivani Srl ha chiuso con 1,4 milioni di obblighi verso il fisco. Imitano la Pezziga Ponteggi di Fidenza e la Edilservizi di Roccabianca. La gestione della Cantina Mariachi, un locale di cucina messicana che si trovava al Barilla Center, dovette dichiarare fallimento a causa del ricorso da parte dell’Iren per il mancato pagamento di 50 mila euro di bollette di luce e gas, verso il fisco invece mancavano 130 mila euro. Nel novembre 2015, tra le altre, stessa fine per la vecchia gestione del famoso locale DownUnder. La gestione di Giove 4 Srl aveva accumulato 87 mila euro di debiti all’erario ma a far scattare la procedura è stato il mancato pagamento di un avvocato per 7 mila euro. L’azienda che ha ancora record imbattuto per debiti verso l’erario resta la Technology Shop Spa, un rivenditore di prodotti informatici, che raggiunse quota 276 milioni di euro e dichiarò fallimento nell’estate del 2014. Ancora resta un mistero come sia riuscita a raggiungere tale cifra.

Il 2015 è stato l’anno dei fallimenti eclatanti. Tra le varie spiccano i nomi di Parmacotto, Terme di salsomaggiore, Maguro Spa e – ancora non digerita dai parmigiani – il Parma FC.

In un quadro generale il numero delle imprese che hanno chiuso i battenti sono in un trend crescente dal 2008 in poi, con un picco nel 2014 per quelle edilizie. In ordine: nel 2008 sono state 43 le imprese fallite; nel 2009 sono 42; nel 2010 si sale a 61; il 2011 e il 2012 ne han viste ben 100; nel 2013 sono cresciute a 119; nel 2014 si pensava di aver raggiunto il picco con 162 fallimenti, record che è stato prontamente battuto dal 2015 con 163. Al momento, fine di settembre del 2016, sono 94 le imprese con procedura di fallimento.

Questa dinamica è preoccupante ma per darne un quadro più chiaro bisogna esaminare il numero di fallimenti negli anni precedenti all’inizio della crisi economica. Nel 2007 sono solo 25 le imprese in bancarotta. Dal 2000 al 2006 la cifra si aggira sempre intorno ai 20-25. Dal 2000 ad oggi, quindi, si è avuto un incremento di più del 950% dei fallimenti.

(Arianna Belloli)

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