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Maltrattamenti in casa famiglia Tabiano. Tribunale: caduti in prescrizione

tribunaleMaltrattamenti, punizioni gratuite e vessatorie, abuso dei mezzi di correzione. Queste le accuse che avevano portato Flavio Amico a un lungo processo nel Tribunale di Parma. L’uomo, un educatore 61enne, aveva gestito con la moglie, per diversi anni, delle case famiglia per minori nel parmense: Fidenza, Salsomaggiore, Tabiano Bagni e Tabiano Castello.

Oggi il procedimento giudiziario si è chiuso per prescrizione. Il processo era partito dietro denuncia di un ex operatore di una comunità per minori di Tabiano Castello. L’accusa attribuiva ad Amico un comportamento dominante, con punizioni violente, vessatorie e spesso gratuite, nei confronti di due ragazzi ospitati nella struttura tra il 2008 e il 2009. In anni precedenti a questa denuncia, l’uomo era già stato rinviato a giudizio per maltrattamento in famiglia e abuso dei mezzi di correzione. L’imputato ha suscitato polemiche negli anni di educatore per il suo passato da brigatista per cui aveva scontato una condanna per associazione a banda armata.

Una delle vittime ha testimoniato riferendo dolorose punizioni inflitte per incidenti o mancanze di poco conto come scarso profitto scolastico, esuberanza, piccoli danni ai mobili di casa. Mancanze punite con ordini di sbattere la testa al muro sino a farla sanguinare, con l’imperativo poi di lavare il muro. Riferite dal giovane anche percosse con zoccoli di legno, afferramenti per il collo e spinte contro il muro oltre a urla e insulti.

Il giudice Gabriele Nigro ha chiuso il caso ma ha depositato insieme alla sentenza una motivazione, letta in aula, in cui riconosce la responsabilità penale dell’imputato. Ci sarebbe stato “un clima di intollerabile patimento e diffuso stato d’animo angoscioso tra i ragazzi della comunità. Un’atmosfera penosa quanto insopportabile”. Amico sarebbe stato un autentico dominatore. “Soprusi voluti spacciare per corretto sistema educativo”.

Questi casi hanno sollevato le attenzioni anche del Garante dei Minori dell’Emilia Romagna nel 2013 che per questo chiedeva maggiori controlli nelle comunità per minori della provincia di Parma.

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