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Monumento a Verdi distrutto, una raccolta fondi per farlo rivivere virtualmente

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E’ partito il crowdfounding per far rivivere, almeno virtualmente, il monumento a Giuseppe Verdi che durante la seconda guerra mondiale venne bombardato e poi distrutto. L’opera sorgeva nel piazzale antistante la stazione ed era chiamato il “cementissimo” perché costruito prevalentemente in cemento armato. La raccolta fondi è un progetto del Teatro Regio di Parma, ideato e prodotto da Giovanni Sparano e Barezzi Festival, realizzato da Karmachina.

La donazione può essere fatta sul sito della Fondazione Teatro Regio a questa pagina. A dare l’appello alla cittadinanza anche il sindaco Federico Pizzarotti su Facebook.

#22.2.22 è una spettacolare video-installazione che, unendo musica, arti visive e immagini storiche, rievoca il grandioso Monumento a Giuseppe Verdi. Un progetto di video mapping sulle maestose pareti del Palazzo della Pilotta, che celebra il Monumento raccontandone la nascita e la distruzione. La proiezione avverrà il 30 Settembre alle 22.30, in una festa che segna l’apertura del Festival Verdi 2016.

A rievocare il monumento distrutto saranno le immagini di Karmachina sulle note di Aida, La traviata, Otello, Nabucco, Rigoletto e delle altre celebri opere del Maestro, rielaborate elettronicamente, per un omaggio a Giuseppe Verdi e agli artisti Cusani e Ximenes che seppero celebrarlo nel Monumento di cui oggi resta solo l’ara centrale, ricollocata in Piazzale della Pace e nove statue, che adornano la sala detta  “Arena del Sole” di Roccabianca.

La storia del monumento perduto:

Per la vigilia del primo centenario dalla nascita del grande maestro Verdi, nel 1912, il sindaco della città Giovanni Mariotti predispose i lavori per il monumento. La messa in opera però dovette attendere sino al 1919 a causa dello scoppio della prima guerra mondiale.

L’opera fu affidata all’architetto parmigiano Lamberto Cusani e allo scultore palermitano Ettore Ximenes che orchestrarono un impianto titanico: un grande arco di trionfo, sormontato da leoni trainanti un carro mitologico, affiancato da alti portici ad emiciclo, sormontati da terrazze con 28 statue rappresentanti le opere del Maestro. Il giorno dell’inaugurazione cinquantamila parmigiani festanti salutarono il Monumento a Verdi.

Il 13 maggio 1944 alle ore 14.30, un raid aereo degli alleati distrusse in gran parte il monumento, arrecando danni gravi, ma non irreparabili. Nell’aprile del 1945, il sindaco pro tempore Bocchi, nominato dal comitato di liberazione nazionale, scelse comunque, non senza polemiche, di distruggere l’opera. I resti demoliti vennero, per ordinanza, impietosamente scaricati nel greto del torrente Parma. Gli uomini della liberazione infatti non avevano perdonato al Verdi in altorilievo bronzeo il fatto che stringesse la mano a Vittorio Emanuele II. Nella stessa opera era inoltre ricordato il “Viva V.E.R.D.I” acrostico del re.

 

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