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La gioia del Sinappe – “Caso Assarag”: il Giudice delle Indagini Preliminari archivia il procedimento penale a carico dei poliziotti penitenziari di Parma

Con ampie motivazioni, il Giudice per le indagini Preliminari archivia, con ordinanza del 19 luglio 2016, il procedimento penale (dalla grande eco mediatica) a carico del personale di polizia penitenziaria in servizio presso gli Istituti Penali di Parma, attivatosi a seguito delle dichiarazioni del ristretto Rachid Assarag relative a presunti maltrattamenti di cui lo stesso sarebbe stato vittima durante la permanenza presso il penitenziario di Via Burla.

Il “caso” trovò la propria cassa di risonanza nella carta stampata di tiratura nazionale che riportò, in un articolo del settembre 2014, alcune frasi attribuite agli operatori penitenziari che il recluso avrebbe illegittimamente registrato durante la sua permanenza presso gli Istituti Penali di Parma, per altro utilizzate in maniera decontestualizzata così da rendere travisabile i contenuti dei dialoghi, che fornivano una immagine altamente distorta della Polizia Penitenziaria, per altro toccando le corde della sensibilità del lettore attraverso un ardito parallelismo fra l’episodio in argomento e il decesso di Stefano Cucchi.

A conclusione delle indagini già il Pubblico Ministero aveva proposto l’archiviazione del procedimento; richiesta a cui si è opposta la presunta persona offesa. Si giunge così, attraverso il complesso iter durato circa due anni, all’ordinanza di archiviazione del 19 luglio scorso che così chiosa sulla vicenda “a prescindere da ogni questione sulla utilizzabilità delle registrazioni operate dal detenuto all’interno dell’istituto carcerario…., le dichiarazioni accusatorie dell’Assarag presentano incongruenze tali da compromettere l’attendibilità della sua ricostruzione”

Un esito alquanto scontato che segna la fine dell’ennesimo capitolo di attacco alla credibilità della Polizia Penitenziaria, che ancora una volta ne esce vittoriosa. L’appeal mediatico degli esiti di certo è ridotto rispetto al clamore che suscitò la vicenda, che presto assunse i toni dello scoop, ed è forse per questo che la medesima pubblicità non è stata accordata all’ordinanza di archiviazione, ma dal canto nostro non ci stancheremo mai di sostenere che la sapiente conciliazione del mandato rieducativo e di sicurezza affidato alla polizia penitenziaria viene ogni giorno svolto al meglio e garantito da parte dalle circa trentottomila unità che, in silenzio, e con grandi sacrifici, servono lo Stato nella gestione degli Istituti di Pena.

Dopo due lunghi anni, finalmente la giustizia riaccredita – doverosamente – il carcere di Parma e il suo personale; a loro restituisce la dignità professionale costantemente minata da falsi miti popolari che tendono a dipingere il penitenziario ducale come una bolgia infermale in cui il Sommo Poeta relegherebbe “bruti e picchiatori”. Il carcere di Parma, ingiustamente troppo spesso sotto i riflettori, si conferma un penitenziario, indiscutibilmente complesso (come per altro ogni istituto di primo livello), ma ineccepibile dal punto di vista delle professionalità ivi operanti.

I GARANTI DEI DETENUTI: “NO ALLA TORTURA” – Incomprensibile e ingiustificabile è il rinvio in commissione del disegno di legge per l’introduzione del reato di tortura alla sua terza lettura parlamentare. Facciamo appello al Presidente della Repubblica affinché faccia valere la sua autorevolezza e le sue responsabilità istituzionali nei confronti della comunità internazionale che da decenni ci chiede l’adempimento di un preciso impegno assunto con la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, ma già presente ai Costituenti, quando vi fecero riferimento nell’unico obbligo di punire previsto dalla nostra Carta fondamentale (art. 13, co. 4: “E’ punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà”).

L’ennesimo insabbiamento del disegno di legge per l’introduzione del reato di tortura equivarrebbe a un messaggio di impunità verso pratiche violente, offensivo nei confronti della grande maggioranza degli appartenenti alle forze di polizia che ben conoscono i fini e i limiti del loro agire.

Di fronte alle inquietudini che stanno mettendo a dura prova il diritto internazionale dei diritti umani e i fondamenti delle democrazie liberali, la Repubblica Italiana non può permettersi di subire nuove condanne dalla Corte europea dei diritti umani e di essere sanzionata in sede internazionale per via delle inadempienze parlamentari. Quando una chiara assunzione di responsabilità da parte delle forze politiche sarà stata presa, non sarà difficile individuare nel testo della Convenzione ONU o in quello recente approvato da Papa Francesco per lo Stato del Vaticano la soluzione più idonea alla formulazione del reato di tortura.

Come Garanti delle persone private della libertà, conosciamo la sofferenza con cui le persone detenute affrontano condizioni di detenzione rese intollerabili dal caldo, dall’affollamento e dalla mancanza di risorse. Solo la fiducia nello Stato di diritto, nelle sue istituzioni e nel rispetto dei diritti fondamentali consentono di mantenere un filo di speranza e di garantire un governo pacifico
delle nostre carceri.

Questa fiducia non può essere disattesa dalle istituzioni repubblicane.

Hanno sottoscritto i Garanti dei detenuti:

Anastasia Stefano, Garante Regioni Umbria e Lazio
Battistuta Maurizio, Garante del Comune di Udine
Berti Franca, Garante Comune di Bolzano
Cavalieri Roberto, Garante Comune di Parma
Corleone Franco, Garante Regione Toscana
De Giovanni Rosanna, Garante Comune di Fossano
Dossoni Mario, Garante Comune di Sassari
Gallo Monica, Garante Comune di Torino
Laganà Elisabetta, Garante Comune di Bologna
Marighelli Marcello, Garante Comune e Provincia di Ferrara
Mellano Bruno, Garante Regione Piemonte
Michelizza Armando, Garante Comune Ivrea
Naldi Alessandra, Garante Comune di Milano
Oppo Gianfranco, Garante Comune di Nuoro
Petrini Davide, Garante Comune di Alessandria
Ravagnani Luisa, Garante Comune di Brescia
Roveredo Pino, Garante Regione Friuli V. G.
Santoro Emilio Ass.ne “Altro Diritto”, Garante Comune di San Gimignano
Siviglia Agostino, Garante Comune di Reggio Calabria
Solimano Marco, Garante Comune di Livorno
Bellinello Giulia Elisa, Garante Comune di Rovigo
Cellamaro Anna, Garante Comune di Asti
Chiotti Bruna, Garante Comune di Saluzzo
Flaibani Roswitha, Garante Comune di Vercelli
Forestan Margherita, Garante Comune di Verona
Jahier Vanna, Garante Provincia Di Pavia
Magistrini Silvia, Garante Comune di Verbania
Prandi Alessandro, Garante Comune di Alba
Sonia Caronni Sonia, Garante Comune di Biella
Toccafondi Ione, Garante Comune di Prato
Tretola Mario, Garante Comune di Cuneo

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