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Emilia Romagna, export in calo

Economia regionaleSi arresta la crescita delle esportazioni (invariate) e quelle nazionali flettono (-0,4 per cento). Lo stop determinato dall’inversione di tendenza sul mercato statunitense e dall’appesantimento su quelli asiatici, nonostante i buoni risultati all’interno dell’area Ue. Segno rosso per la metalmeccanica.

Nel primo trimestre 2016, le esportazioni emiliano-romagnole, 13.394 milioni di euro, sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E’ quanto attestano i dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane, analizzati dall’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna.
All’arresto della crescita regionale, corrisponde una lieve flessione a livello nazionale (-0,4 per cento). L’Emilia-Romagna resta la terza regione per quota dell’export nazionale (13,5 per cento), preceduta dalla Lombardia (27,0 per cento) e dal Veneto (14,0 per cento) e seguita dal Piemonte (10,4 per cento). Considerando i risultati di queste regioni, spicca la notevole inversione negativa in Piemonte (-7,1 per cento), determinata dall’automobile, mentre una sostanziale stasi colpisce anche il Veneto (+0,3 per cento) e la Lombardia (+0,1 per cento).
I settori Il segno positivo ha prevalso nella maggioranza dei settori, ma nonostante le buone performance delle apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (+10,7 per cento) e dei prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro (+7,0 per cento), frenano gli alimentari e bevande, i prodotti della moda e si arresta la crescita della farmaceutica. A determinare il risultato, vira in negativo, il fondamentale export di macchinari e apparecchiature meccaniche (-0,8 per cento), pari a più di un quarto delle vendite all’estero regionali, ma soprattutto si è fatto più rapido il cammino a ritroso dell’importante settore dei mezzi di trasporto (-8,3 per cento) e le esportazioni dei prodotti della metallurgia e dei prodotti in metallo, ovvero della subfornitura regionale, ottengono un risultato decisamente pesante (-14,3 per cento).
Le destinazioni Nel primo trimestre la crescita è stata trainata da una ripresa dei mercati dell’Unione europea (+5,3 per cento). Se rallenta la dinamica sul mercato tedesco (+1,2 per cento), le esportazioni crescono nelle aree spagnola (+10,3 per cento) e francese (+5,6 per cento) e nel Regno Unito (+11,5 per cento). Al di fuori dell’Unione si riduce nuovamente l’export verso la Russia (-12,5 per cento), e si inverte la tendenza sul mercato turco (-10,7 per cento). Il risultato negativo è stato determinato dall’ampia inversione di tendenza delle vendite negli Stati Uniti, che sono passate da una crescita a due cifre a una pesante flessione dell’8,5 per cento, mentre proseguono le difficoltà in America Latina. Si accentua poi la tendenza negativa sui mercati asiatici (-5,0 per cento), effetto del rallentamento economico cinese e del calo del prezzo del petrolio. Le esportazioni destinate in Cina arretrano del 9,4 per cento, una variazione non compensabile dalla crescita delle vendite sul mercato indiano (+7,5 per cento).

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