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Rete Diritti in casa, presidio in Via Bengasi

10301932_522896377836250_5442187852108573275_n-598x360-640x300Rete Diritti in Casa ha convocato  una conferenza stampa-presidio venerdì 10 Giugno ore 17 in via Bengasi, eccone un anticipo di motivazioni:

“La recente protesta degli abitanti della zona intorno a Via Bengasi che lamentano lo stato di abbandono di una grande palazzina privata abbandonata dai proprietari, ci consente di aggiungere alcune considerazioni più generali alle giuste rimostranze fatte dai vicini di casa.

La palazzina in oggetto era stata oggetto di ben 2 occupazioni da parte di senza casa: la prima occupazione del 2008 fu opera di un gruppo di rifugiati che non trovavano spazio nei progetti di accoglienza. La seconda fu un’occupazione del 2010 da parte di alcune famiglie e alcuni single che venne appoggiata dalla Rete Diritti in Casa.

In entrambe i casi i proprietari ottennero l’intervento della polizia per far sgomberare l’edificio, giustificando l’urgenza dell’intervento con il fatto che la casa doveva essere ristrutturata per essere venduta.

Oggi a distanza di 8 anni dal primo sgombero e a 4 e mezzo dal secondo la casa rimane abbandonata, fatiscente, pericolante, invasa da topi, con una ricaduta negativa su tutto il quartiere in termini di pericolo, condizioni igieniche, degrado, con costi sociali che ricadono su tutto il vicinato.

La proprietà, che era stata tutelata dalla magistratura e dalla polizia a discapito del diritto all’abitare di chi aveva occupato perché mosso da necessità e da reale bisogno, trionfa oggi come diritto assoluto di chi arrogantemente pretende di lasciare l’edificio vuoto per anni anche se crea disagio e pericolo a chi vive nelle vicinanze.

Via Bengasi non è l’unico esempio: Via Casa Bianca 64, ex Cinema lux, borgo Bosazza 6 e 22, ViaCagliari 30, ex Sovescio in via Bixio, ex Scuola di Marore, Bunker di Via Pellico. Tutti esempi di edifici la cui proprietà, tutta nelle mani di grandi proprietari immobiliari, è stata tutelata dalla magistratura con sgomberi a spese di famiglie e singoli in difficoltà economica, poveri che volevano affermare che le loro esigenze vitali venivano prima di ipotetici interessi speculativi di proprietari che per di più sono anche incapaci di gestire le proprie abbondanti proprietà.

Questa palese ingiustizia rischia inoltre di essere riprodotta nell’edificio di Via Zarotto, occupata da 8 famiglie e 4 gruppi di single dopo essere rimasta vuota per circa 15 anni. Anche in questo casauna famiglia multiproprietaria di tanti altri immobili pretende lo sgombero per l’affermazione di unvuoto diritto di proprietà che si pretende superiore al diritto all’esistenza di quasi 40 esseri umani.

Questo orientamento dei poteri dello stato in soccorso agli interessi economici di categorie già forti,segna purtroppo una fase in cui una massa sempre più ampia della popolazione sta cadendo nellemaglie della povertà e in cui le politiche pubbliche a sostegno del sociale sono sempre più deboli edinadeguate.

Allo stesso modo in politica economica si affondano i colpi a discapito delle classi subalterne con precarizzazione (jobs act docet), privatizzazioni, sottrazione continua di dirittiacquisiti, sfruttamento intensivo, incentivazione/legalizzazione del lavoro nero. Nel mentre diventa sempre più evidente che la soluzione delle questioni sociali passaobbligatoriamente da una redistribuzione della ricchezza, le classi al potere si rinchiudono in modosempre più stretto intorno alla difesa dei propri privilegi e per accaparrarsi più quote di ricchezza.

Per affrontare con serietà la questione abitativa occorre la requisizione dello sfitto: le case ci sonogià per tutti. Se le requisizioni no le fanno le istituzioni, le fanno coloro che hanno bisognodell’alloggio. Una casa abitata è comunque meglio di una casa abbandonata, in tutti i sensi. Questa difesa a oltranza della proprietà porta ad effetti nefasti, con costi sociali insostenibili”.

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