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Unesco: in Emilia Romagna pizza business da 850 milioni. E nasce la “Petalosa”

Il riconoscimento della pizza come patrimonio dell’Unesco va a tutelare un business che solo in Emilia Romagna ha superato gli 850 milioni di euro in circa 5.500 tra pizzerie, ristoranti, locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio che danno lavoro a oltre 15 mila persone.

pizza petalosaLo ha reso noto Coldiretti Emilia Romagna alla rassegna di ModenaFiere “Verdi passioni” dove sono state raccolte le firme a sostegno dell’iscrizione della pizza nella lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Durante la rassegna modenese, alla vigilia della festa della donna dell’8 marzo, nel padiglione A, allo stand Campagna Amica, Coldiretti Emilia Romagna ha presentato “Petalosa”, la prima pizza di primavera dedicata alla donna, realizzata dalle agrichef Stefania Nobili dell’agriturismo Casa Minelli di Pavullo nel Frignano (Modena) e Nazzarena Ferretti dell’azienda agricola “il Filo della Polenta” di Reggio Emilia con fiori commestibili (viola del pensiero, viola cornuta, bocca di leone, calendula), e con tutti ingredienti italiani, dalla farina al pomodoro, dall’olio alla mozzarella.

Per Coldiretti Emilia Romagna è stato il rush finale della raccolta firme il vista dell’incontro per la candidatura ufficiale all’Unesco, che si svolgerà il 14 marzo a Parigi. La raccolta firme è stata promossa da Coldiretti insieme con la Fondazione Univerde e l’associazione Pizzaiuoli Napoletani per l’iscrizione della pizza nella prestigiosa lista dell’Unesco anche per fare definitivamente chiarezza sull’origine italiana degli ingredienti e sulle modalità di preparazione per garantire le condizioni igienico-sanitarie ottimali. Oggi in Italia quasi due pizze su tre (63 per cento), secondo una indagine Coldiretti sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori.

L’obiettivo – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – è garantire pizze realizzate a regola d’arte, con prodotti genuini, provenienti esclusivamente dall’agricoltura italiana, e combattere anche il rischio dell’agro-pirateria alimentare a livello internazionale e dell’appropriazione indebita di identità. Troppo spesso viene servito un prodotto preparato – spiega Coldiretti Emilia Romagna – con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall’Est Europa, pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell’extravergine italiano e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale.

Se l’arte della pizza verrà iscritta al patrimonio immateriale culturale dell’Unesco – informa Coldiretti Emilia Romagna – diventerebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nell’elenco rappresentativo del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, che comprende a livello mondiale 348 elementi. L’elenco tricolore comprende anche l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014).

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