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Una befana nel camino di Ugozzolo

portici-001-300x225(Riceviamo e pubblichiamo)

“L’inceneritore di Parma ha chiuso il 2015 con una media di funzionamento che si è attestata all’84% della sua potenzialità complessiva.

La linea 1 ha funzionato per 323 giorni, la linea 2 per 293 giorni.
Erano previste 8 mila ore di attività annua per ogni linea di incenerimento.
La linea uno si è fermata a 7752 ore con 42 giorni di inattività, mentre la seconda linea ha lavorato 7032 ore con 72 giorni di fermo macchine.

Nel 2014 la percentuale di attività si era fermata al 70%.

Dalla lettura di questi dati sembra che l’inceneritore di Iren non risenta della raccolta differenziata porta a porta avviata del Comune di Parma, che ha ridotto in modo drastico i conferimenti.
Ma l’inceneritore, essendo un sistema rigido, ha bisogno di un apporto fisso e costante di rifiuti e non ha la possibilità di “bruciare” meno o di più secondo la disponibilità di residuo.

La domanda allora che emerge è: cosa si è bruciato a Ugozzolo? Solo rifiuti made in Parma oppure anche altro? Gli enti di controllo sono al corrente della provenienza dei materiali?
Come regalo della Befana, arriva la notizia che Reggio Emilia rappresenterà la fonte di alimentazione del forno per il 2016: l’80% dei rifiuti indifferenziati reggiani saranno inceneriti ad Parma.
Diventerà infatti operativo in queste ore il piano regionale di gestione dei rifiuti, che liberalizza la movimentazione dell’indifferenziato in tutta la regione e permetterà di saturare l’impianto parmigiano anche con rifiuti da fuori provincia.

Tutto il contrario di quanto recitava l’originario progetto e diversamente da ciò che dichiarava chi, quel progetto, lo ha approvato.

Non era forse prevedibile che costruire un impianto da 130.000 tonnellate di rifiuti, doppio rispetto alla necessità locale, avrebbe aperto le porte ai rifiuti da fuori?
La novità introdotta dal piano regionale rappresenta quindi una boccata di ossigeno per la multiutility. E una boccata di inquinanti per chi vive nei pressi del camino.
Bisogna, infatti, tenere presente che il camino emette ogni ora 144 mila metri cubi di aria, condita dai veleni che si sono formati durante la combustione, una miscela di polveri ultra fini, le più pericolose, che vanno a sommarsi alle emissioni di sostanze varie (ammoniaca, pm10, diossine) provenienti dalla produzione agricolo-industriale e dai trasporti e che, in condizioni climatiche sfavorevoli, contribuiscono a rendere ancor più irrespirabile l’aria che ci circonda, come i dati allarmanti e le soluzioni emergenziali hanno evidenziato in questi giorni di festa.
Siamo consapevoli che i cittadini di Parma e Provincia sono debitori nei confronti di Reggio Emilia, il cui inceneritore ha bruciato per molto tempo i loro rifiuti; ma, proprio per il tempo trascorso rispetto a quando furono costruiti i primi inceneritori nella nostra regione, insieme ai recenti studi sull’inquinamento, si dovrebbe aver compreso che l’alternativa all’incenerimento dei rifiuti è percorribile e auspicabile, per il bene della collettività tutta, attuale e futura.
Insomma dobbiamo ringraziare l’ente locale Provincia che nel 2008 ha pensato bene di regalarci (per modo di dire visto che il camino lo paghiamo in bolletta) un impianto che lega lo smaltimento dei rifiuti all’incenerimento per altri anni ancora, invece di percorrere altre strade più virtuose, quelle della riduzione e del riciclo.

Sono gli amministratori che hanno promesso tanto, mantenuto poco.
Hanno promesso il calo delle tariffe ai livelli di Reggio e Piacenza non appena fosse stata accesa la macchina delle meraviglie, ma noi non abbiamo visto alcun calo delle tariffe.

Hanno promesso che i rifiuti bruciati a Ugozzolo sarebbero stati solo e soltanto prodotti a Parma, ma oggi sappiamo che era tutto un teatrino.
Più che amministratori erano politicanti.
La Befana, questa volta, porta carbone per tutti”.

Veraldo Caffagnini – GCR

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