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Pali Italia, lotta a oltranza in città. Assemblea alla presenza dell’imprenditore interessato

Si sono riuniti nuovamente martedì mattina davanti allo stabilimento di Pizzolese, ormai un cuore di metallo senza l’anima, prima grande polo industriale prima Tecnopali, Pali Italia poi.

Con loro, su espressa richiesta e volontà dei lavoratori, in cerca di risposte e speranze,  l’imprenditore che, a capo di una cordata “Made in Parma”, ha presentato una manifestazione d’interesse al commissario prima, ai curatori fallimentari poi.

Si tratta di Massimo Bagatti: aveva già incontrato i lavoratori prima dell’estate, lo ha rifatto oggi. Se il primo incontro era stato interlocutorio, questo è’ servito per spiegare che “il nostro interesse esiste ed è’ reale, da mesi lavoriamo per acquisire l’azienda”.

I tempi si prolungano, ma nel sottile gioco dell’imprenditoria, Bagatti preferisce non fare polemiche: “Dispiace vedere una realtà industriale così importante e florida ferma, mentre noi siamo pronti a rimetterla in moto, riassorbendo una buona parte dei lavoratori”.

Timori? “Che sia tardi. Che Enel e Terna se ne vadano altrove a fornirsi, che si perdano troppe consegne. Ci vorrà tempo per riattivare la produzione, rischiamo di non consegnare prima di gennaio”.

Un appello ai curatori? “Mi dicano cosa serve, la manifestazione d’interesse e le garanzie sono sul loro tavolo. Se si va all’asta fallimentare faremo un’offerta, presenteremo le contro garanzie, vogliamo solo lavorare”.

E far lavorare queste persone, che hanno voglia di farlo.

“Era un gioiello questo posto – raccontano – pensi che facevamo sabato domenica e straordinari senza neanche segnarli, e che quando venivano su i parenti dal sud li portavamo in visita, perché era un orgoglio, non una fabbrica.

Alla curatela chiediamo di metterci il prima possibile nelle condizioni di lavorare”.

E lo chiederanno anche venerdì mattina in un presidio, 9,30, davanti alla Prefettura.

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