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Spip, la Procura chiude le indagini preliminari. Ancora guai per i dodici indagati

imagesSpip: notificata la chiusura delle indagini preliminari. Calestani Borettini e gli altri dieci nei guai per bancarotta fraudolenta in concorso.

E’ arrivata a una svolta la lunga (e pesante) indagine sul fallimento di Spip.  partecipata del Comune, ex “ala” di Stt collassata e dichiarata fallita nel 2013, per il cui crac erano finite in tutto 14 persone sul registro degli indagati.

Un pasticciaccio brutto di compravendite a prezzi gonfiati e giro di soldi pubblici per il quale ora l’immobiliarista Paolo Borrettini, l’ex presidente Nando Calestani e l’ex vicesindaco Paolo Buzzi, che aveva la delega alla gestione delle partecipate, gli ex dirigenti  Carlo Frateschi e Andrea Costa, oltre ad ex amministratori e membri del collegio dei revisori della società sono accusati di bancarotta fraudolenta.

Ed è scattato il count – down, la corsa a preparare le memorie e farsi interrogare.

Pesanti, le accuse. Rivolte anche  all’ex direttore generale Gandolfi e agli ex amministratori Bazzini, Palestro, Mantovani, Trivelli, Maccini e Brindani che sono accusati di aver aumentato l’indebitamento.

Su Borettini pende l’accusa di essersi intascato, tramite società a lui riconducibili, come la Reigg, Promozione & Progetti, Promedil, BBB Investment, quasi 30 milioni di euro.

Per tutti loro la Procura, guidata dal PM Paola Dal Monte, chiuse le indagini preliminari, è pronta a procedere per bancarotta fraudolenta in concorso.

Nessuna richiesta di archiviazione, salvo per Elvio Ubaldi, all’epoca dei fatti sindaco,  e Paolo Manelli, ex consigliere d’amministrazione, deceduti: gli altri ora dovranno presentarsi in procura, essere sentiti, depositare le memorie difensive e tutto quanto possa convincere la Procura a non procedere col rinvio a giudizio.

LA VICENDA –  La vicenda Spip (Società Per l’Insediamento Produttivo)  è quella della compravendita di terreni che, nell’arco di poche ore e di fronte al medesimo notaio, venivano ceduti e acquistati raddoppiando il proprio valore. I giudici hanno dichiarato nell’aprile 2013 il fallimento della società rigettando la richiesta di concordato preventivo inoltrata dal comune circa un anno fa, ritenendo in sostanza troppo deboli i presupposti su cui era fondata.

Scrivevano Piscopo, Sinisi e Rogato: «Il mancato avveramento di quelle stesse condizioni alle quali il professionista asseveratore ha subordinato la fattibilità del piano di concordato, comporta la non fattibilità conclamata dello stesso. Né appare ipotizzabile che il tribunale possa concedere un ulteriore termine – che tra l’altro sarebbe di natura indefinita- in attesa del verificarsi di tali condizioni, si può giungere ad affermare che allo stato un vero e proprio piano concordatario ancora non esiste posto che lo stesso è in itinere essendo subordinato al verificarsi di presupposti e condizioni non solo non ancora avveratisi, ma sul cui avveramento prima ancora che sul quando, nessuna prognosi può fondatamente formularsi».

Le condizioni a cui si faceva riferimento, riguardavano una complessa rete di incastri in finanziamenti e sovvenzioni a Spip il cui risanamento prevedeva, nelle linee generali, la creazione di una newco in cui sarebbero confluiti i terreni Spip 2 e 3 e i debiti verso le banche, mentre a Stt (la holding delle partecipate del comune) sarebbero stati ceduti i diritti sui risarcimenti del danno dervanti dalle azioni di responsabilità, in cambio di una liquidità di 2,8 milioni.

Il tutto però subordinato all’ok delle banche al finanziamento di 13 milioni per Stt, condizione che non si è verificata.

 

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