Home » Cronaca » Aurelio Sokoli, sessanta minuti tra la morte e la chiamata dei soccorsi?

Aurelio Sokoli, sessanta minuti tra la morte e la chiamata dei soccorsi?

Proprio mentre la scuola Rondani, la “sua” scuola” ricordava Aurelio Sokoli, il quasi diciottenne morto martedì cadendo da 10 metri nell’ex capannone della Cerve, nell’ultimo giorno prima delle vacanze, lo ha ricordato con striscioni e magliette celebrative, sul suo corpo si è svolta l’autopsia.

Per cercare di dare un perché alla sua morte, di capirne gli ultimi dettagli, di verificare eventuali colpe dei due amici che erano con lui, e ora sono iscritti al registro degli indagati. Forse, ci hanno messo un’ora a lanciare i soccorsi. Forse, i 60 minuti gli sono stati fatali. Forse.

“Ciao Soko”. La sua scuola non dimentica Aurelio Sokoli, il quasi diciottenne morto il 2 giugno in un tragico volo da dieci metri nell’ex area industriale della Cerve, oggi deposito di detriti industriali e nulla. Frequentava la quarta, Aurelio, ed era bravissimo a scuola. Tanto da aver lasciato un segno indelebile, che i suoi compagni non vogliono dimenticare mai.

Ma mentre i ragazzini lasciavano l’istituto correndo verso la vita e le vacanze, nell’altro Istituto, quello di medicina legale, sul corpo ormai esanime di Aurelio veniva effettuata l’autopsia. Tante, troppe, ancora, le domande senza una risposta.

La prima, riguarda i tempi. La prima chiamata ai soccorsi è arrivata alle 19: il padre di uno dei due amici di Aurelio chiama i pompieri. Che allertano il 118, e corrono tutti in Via Genova, dove i tre ragazzini si erano infilati approfittando di un taglio, mai celato e ormai nemmeno più chiuso con il lucchetto, nella rete.

Troppa la curiosità di guardare oltre quei “Divieti di accesso” e tutti quei segnali di pericolo che a 17 anni è facile irridere.

Ma Aurelio sarebbe precipitato tra le 17,40 e le 17,45, secondo quanto raccontato dai due amici, uno appena maggiorenne l’altro diciassettenne. E allora cosa hanno fatto, in quell’ora? Proprio questa domanda ha fatto aggiungere all’accusa di omicidio colposo quella di omissione di soccorso.

Stando alla ricostruzione data dai due, uno sarebbe rimasto sempre a terra, l’altro, che inizialmente aveva seguito Aurelio, rendendosi conto del pericolo sarebbe tornato indietro, invitandolo a scendere da quella tettoia. Non vedendolo cadere, non sapendo di quanto accaduto.

Si sarebbero forse fatti un giro nei capannoni. aspettandolo in vano. Ma non ricordano. Il dolore, la paura e il ricordo hanno preso il sopravvento e loro perso la testa.

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*