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Legambiente: “Inceneritore problema politico, inaccettabile l’ampliamento di ricettività dei rifiuti”

Inceneritore

“L’ipotesi di un ampliamento a 195.000 tonnellate annue dell’inceneritore è inaccettabile. Legambiente partirà da questo presupposto nel presentare le osservazioni alla proposta di Iren di liberalizzare e ampliare l’impianto di Ugozzolo”. Così scrive Legambiente Parma esprimendosi in merito alla volontà di Iren di incrementare l’attività dell’inceneritore, di fatto portando anche rifiuti da fuori provincia.

“Nei prossimi giorni il direttivo di Legambiente si troverà per analizzare nel dettaglio la proposta di Iren e predisporre le osservazioni. Alcuni punti fermi si possono già mettere.

La strategia per affrontare il problema dei rifiuti è quella delle 4R e, nell’ordine, si deve puntare su riduzione, riuso e riciclo, lasciando per ultimo il recupero, intendendolo prima come recupero di materiali e solo come aspetto finale l’energia. Parma, città e comuni della provincia, stanno dimostrando ampiamente come questa strada sia percorribile e come gli impianti di smaltimento dei rifiuti possano essere superati in tempi medi.

Sappiamo bene che Iren sfrutta proditoriamente l’articolo 35 dello Sblocca Italia e, a maggior ragione, sentiamo l’urgenza di una programmazione regionale. Se la Regione Emilia-Romagna avesse già approvato il piano di gestione rifiuti, il tentativo di Iren risulterebbe più difficile.
Proprio per questo auspichiamo che il piano rifiuti, che dovrà puntare su un’estensione della raccolta differenziata spinta e contestualmente prevedere una progressiva chiusura anticipata degli impianti di smaltimento, veda presto la luce e nel frattempo chiediamo che la Regione Emilia-Romagna si opponga alla richiesta di Iren e, al contempo, si adoperi per mutare questo articolo (e altri) dello Sblocca Italia che privano i territori della propria autonomia decisionale in materie che sono loro proprie, a partire dalla tutela dell’ambiente.

Solo nel quadro di un piano regionale dei rifiuti che, come auspicabile, preveda la chiusura progressiva e anticipata di vecchie discariche e inceneritori emiliani, Parma potrà e dovrà fare la sua parte.

Per questo il primo elemento di chiarezza, fin da ora, è dire quanto e cosa si sta bruciando ad Ugozzolo. Da dove provengono i rifiuti oggi, posto che meno di 60mila tonnellate sono da Rsu di Parma e provincia? Gli altri da dove arrivano? Iren, Provincia e Comuni, ognuno per la sua parte, facciano chiarezza sui dati, poiché a quanto pare, nel corso del primo anno di esercizio, già 40.000 tonnellate di rifiuti speciali sono arrivate da fuori provincia. Mentre, al contrario, non sarebbero avviati all’inceneritore i fanghi di depurazione, ai quali sono legati i certificati verdi, ossia gli incentivi per l’energia rinnovabili (incentivi peraltro distorti).
Su questi punti, ripetiamo, va fatta chiarezza anche alla luce del fatto che la commissione amministrativa della Provincia, una sorta di osservatorio tecnico sul termovalorizzatore, ha sospeso i suoi lavori da oltre un anno.

Infine un’annotazione sulla governance e lo strapotere della multiutility e la debolezza politica del nostro territorio. Su Iren si paga anche la scelta debole del Comune di Parma che ha indicato come consigliere l’ing. Bagnacani, ben poco presente nel fare gli interessi del territorio parmense. In seno al nuovo cda forse avrà un potere decisionale marginale, ma purtroppo non sono note le sue posizioni.
Il vulnus peraltro è alla fonte, come già denunciato in passato: una Spa di diritto privato che stacca lauti dividendi per i soci pubblici, quegli enti locali che per vari motivi non rinunciano ai profitti (ad esempio, il Comune di Parma tramite questi introiti riduce il debito delle partecipate) però continuando ad alimentare l’ambiguità sul vero ruolo di servizio pubblico”.

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