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Parma, Emilia a 5Stelle e Iren, è rottura. Vagnozzi: “Se Iren è un bancomat lo sia per tutti”

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“Se Iren vuole fungere da Bancomat lo faccia per tutti, non solo per Torino. E ancora: il territorio emiliano merita rispetto”. I capogruppo pentastellati alzano la voce contro la multiutility, cifre e soluzioni alla mano.

I perché li hanno spiegati loro stessi in una sorta di conferenza unificata, la prima che si ricorsi, tra Parma Piacenza e Reggio, un fronte comune contro gli investimenti fatti in Emilia e spesi altrove.

“C’è uno sbilanciamento degli investimenti verso Torino” – spiega Marco Vagnozzi, capogruppo in consiglio comunale nella nostra città.  “Torino ha un debito di 150 milioni di euro, oltre a 50 che hanno ricevuto sottoforma di crediti finanziari,  Parma ne ha 15, ed è un debito in riduzione. Non c’è uniformità, c’è sbilanciamento verso altro comuni”.

Capitolo Stt – Stt, la holding controllata dal comune di Parma, ha messo in vendita le proprie azioni Iren per ripianare un bilancio drammatico. Ma potrebbe ripensarci. “Tramite Iren rinnovabili a Reggio la multiutility sta riqualificando – spiega Vagnozzi – se vogliono investire 30 milioni a Parma, tramite bando pubblico potremmo assegnare alcuni interventi e non vendere le azioni di Stt. Quali interventi? Ad esempio la posa di pannelli fotovoltaici sula vetrata della stazione, agli ex scali merci del macello e di Via Reggio. Ma ce ne sarebbero tanti. La cosa più importante è che investano i soldi provenienti dal territorio, sul territorio, non altrove. Se nessuna delle nostre province vende, conserviamo un rapporto di forza, che diversamente perdiamo”. 

A Marco Vagnozzi fa eco Alessandra Guatteri, consigliera comunale a Reggio: “Se Iren investe su tutto il territorio di nostra competenza (Pc, Pr, Re ndr), mette Parma in condizione di non vendere. Ma Iren è una Spa, decide in autonomia e volta ai dividendi, non ai cittadini, noi ci opponiamo a questo.

E vogliamo che Iren capisca che se Parma, che detiene più del 6% delle azioni,  esce dal patto di sindacato (accordo parasociale attraverso il quale due o più azionisti si impegnano a comportarsi in modo coordinato nella gestione della partecipata, per esempio nell’espressione del voto durante l’assemblea dei soci, n.d.a), potremmo essere costretti a farlo anche noi a Reggio.

Parma subisce l’inceneritore, dovrebbe essere agevolata con maggiori agevolazioni, non con minori, come accade oggi in questa ottica Torinocentrica”.

Dello stesso parere anche Andrea Gabbiani, rappresentante di Piacenza: “Iren deve smettere di usare il nostro territorio come cassa” .

I NUMERI – Dando qualche cifra, Piacenza detiene il 3,68% delle quote, Parma il 6,70, Reggio il 7,83.

ALTERNATIVE – Ma alternative a Iren esistono? La risposta è unanime: SI. Tramite un nuovo gestore unico di diritto pubblico, con subappalti ai privati, ma ridistribuito per gestire le risorse solo sul territorio senza dispersione di denaro. E con la possibilità per i territori di autogestirsi in parte, tramite libero mercato, contribuendo così alla nuova distribuzione di risorse, costi, guadagni.

Senza Iren.

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