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EDITORIALE – Il decreto è SALVA faccia, non salva PARMA. Sappiamolo

 

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Sarebbe bello immaginare alla Lega di Serie A come una sorta di moderna carboneria o antica massoneria, come una società di mutuo soccorso in cui ti serve una mano, alzi un braccio, interviene una squadriglia armata in soccorso.

Magari dimentica del fatto che il giorno prima, o quello dopo, in campo sono volate botte boccacce e bestemmie, e che in mors tua vita mea perché tra Europa e retrocessioni ballano interessi che manco in Goldman Sachs…

Sarebbe bello. Ma sappiamo che non è così. Lo sappiamo di default, ce lo conferma astensioni e voti contrari di ieri. Non tutti volevano salvare il Parma, non tutti volevano farlo con i soldi delle multe. Due votazioni, due esiti diversi, un po’ di incoerenza, una sola certezza: in questo modo si salva il campionato, non il Parma.

Ammesso e non concesso che qualcuno abbia ancora il coraggio di considerarlo regolare, in questo modo si zittisce Sky con le sue lamentele, si garantiscono le partite del carrozzone, si evitano antipatici scioperi.

Ma lo stato delle cose resta che a fine stagione il Parma sarà abbandonato al proprio destino: nessuno ha garantito che cercherà di tenerlo in serie B, solo che si farà in modo di traghettarlo a fine stagione.

Coi 5milioni, un po’ di ossigeno per i giocatori, un po’ per i dipendenti. Ma cosa succederà se una squadra sconfitta dal Parma, che lei stessa ha salvato, dovesse retrocedere o perdere l’Europa proprio per quei tre punti?

Ammesso che il 19 marzo venga sancito il fallimento, e i 5 milioni arrivino, da giugno cosa sarà?

Serie B o D. Alla Lega, così interessata al Parma che nemmeno ieri Beretta ha messo piede in città, preoccupava calmare le ire di Sky. A Tavecchio, salvare la faccia. A Tommasi, mediare tra tutto.

Ai giocatori, forse solo andare in campo. Garantire a chi lavoro con e per loro ma a meno zeri, un po di ossigeno, facendo al contempo il proprio dovere. Giocare.

Con il peso nel cuore di chi non sa cosa lo attende. Non ha senso criticarli perché hanno accettato di giocare: dovevano sputare su soldi per loro e i loro meno fortunati “colleghi”?

Dovrebbero forse sparare a chi non ha vigilato quando doveva, e ora alza la voce perché il Parma sbanda? A luglio quando non c’erano i soldi per l’Irpef, dov’era chi oggi si lamenta?

Sappiamolo, comunque. Col decreto salva Parma si salva la faccia fasulla di un campionato allo stremo, vicino al default, al crac assoluto, perché come il Parma sono messe tante altre. Anche in serie A, per non guardare alla Lega Pro, che fa venir da piangere.

Sappiamolo, non frega a nessuno di cosa sarà del Parma, della sua storia e tradizione,  da giugno in poi. Importa solo che fallisca in fretta, e galleggi fino a fine percorso.

Sappiamolo,  a giocare così ci vuole coraggio. I giocatori meritano un plauso, perché sarebbe più facile la messa in mora, che la messa in campo. I giocatori meritano un abbraccio e tanto calore, perché non è facile per nessuno. Sappiamolo, la giustizia si sta muovendo. E chi ci ha fatto tutto questo male, speriamolo, pagherà.

 

 

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