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Pagliari difende il suo decreto “salva Renzi”

«Una sanatoria per salvare gli amministratori locali dal controllo della Corte dei Conti». È questa la denuncia del Movimento 5Stelle, secondo il quale nella riforma della pubblica amministrazione attualmente in Senato «c’è un emendamento della maggioranza che a una prima lettura sembra costruito ad arte per mettere nuovamente fine ai guai giudiziari di Renzi».

Per i grillini, siamo di fronte a una «legge ad personam» che favorisce il premier, chiamato in causa dai giudici contabili per danno erariale. L’autore dell’emendamento, però, smentisce in modo deciso: «Non incide assolutamente sul caso del presidente del Consiglio», assicura il senatore parmigiano del Pd Giorgio Pagliari, che è anche relatore della legge Madia. «Intanto è un criterio di delega — mette in chiaro —. E poi è una materia che non ha efficacia retroattiva».

La vicenda Renzi-Corte dei conti è nota. I giudici contabili contestano al premier delle irregolarità nella nomina di quattro dirigenti. All’epoca dei fatti Renzi era presidente della Provincia di Firenze. «Il 15 luglio dovrà affrontare una nuova udienza davanti alla Corte — ricorda il deputato M5S Riccardo Fraccaro — e con questo vergognoso salvacondotto potrà farla franca». In realtà, l’iter della legge è ancora lungo e molto probabilmente si completerà solo dopo l’arrivo della sentenza sull’inquilino di Palazzo Chigi.

Ma cosa prevede l’emendamento finito sotto i riflettori? Sancisce, così si legge nel testo, «il principio di separazione tra indirizzo politico-amministrativo e gestione anche attraverso l’esclusiva imputabilità agli stessi della responsabilità amministrativocontabile per l’attività gestionale». Per il Movimento, si tratta in estrema sintesi di uno scudo per gli amministratori locali.

D’ora in poi, sostengono infatti i grillini, «per ogni danno erariale provocato da un ufficio o ente pubblico, la responsabilità esclusiva da un punto di vista della gestione amministrativo- contabile ricade solo e soltanto sul dirigente stesso e non su chi è a capo dell’ufficio preposto». Pagliari nega questa interpretazione. «La disposizione — giura — vuole solo chiarire il quadro normativo esistente».

E non rappresenta un potenziale salvacondotto per gli amministratori locali? «Assolutamente no. Anzi, con questo atto limitiamo la responsabilità del dirigente agli atti di gestione e non a quelli di indirizzo. Vogliamo solo circoscrivere l’ambito e cancellare una preoccupazione dei dirigenti. Resta la responsabilità degli amministratori per gli atti che creano danni erariali».

Una delle ragioni che rendono necessario questo intervento nonostante una normativa già esistente, fa infine presente il senatore del Partito democratico, è da rintracciarsi anche in una certa «oscillazione » nell’interpretazione di alcuni casi da parte dei giudici contabili. D’ora in poi, assicura, sarà «eliminato ogni dubbio».

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