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Inchiesta – Viaggio nella cocaina. Raccontata da chi la vende

sovrappeso-droga-droghe-sovrappeso-610x425A Parma arriva prima il pusher che l’ambulanza. Sfida? No verità.

Se non ci sono moribondi o clamorose risse, auguri a chiamare le forze dell’ordine.

Viaggio nella Parma della droga, ma non quella che spende, bensì, quella che ci guadagna.

 

Si chiama B., arriva con una Ford scassata. A casa ha moglie e due figli, l’età non la dice, ma non saranno più di 30. E’ il nodo terminale di una catena di montaggio chiamata spaccio, fornisce i consumatori. Nei parcheggi isolati, nelle strade buie, o dove gli si chiede di arrivare.

Basta una telefonata: “my Friend…here…” e poi “tra quanti minuti?”. Fine della conversazione. E lui arriva, con cocaina mischiata a schifezze, medicinali, anfetamine, chi più ne metta. “E’ tagliata tanto, per questo costa poco” – racconta un consumatore.

A volte capite ci sia dentro anche dell’eroina. “La riconosco perché mi facevo in vena, poi ho smesso. Ma nella coca ci sono ricaduto, oramai costa poco uguale e la trovi ovunque”.

 

Per ovunque intendiamo?”Via Venezia, Via San Leonardo e interne, la Stazione, P.le Pablo, V.le dei Mille, V.le Osacca, Via Lanfranco sono le zone nevralgiche. Ma anche Via Palermo, Via Toscana, e annessi. Ad ogni angolo trovi un ragazzo di colore, a piedi o in bicicletta. Basta fargli intendere cosa cerchi…”

Cosa intendiamo per poco? 30 euro un “pezzo”, che ha dentro circa 0,30 grammi. 50 due. E spesso si può trattare un omaggio. Semplice come rimanerci dentro tra una telefonata e l’altra.

 

Salendo di costo c’è M. E’ tunisino, spaccia da 5 anni, da due ha degli scagnozzi che girano e rischiano per lui. Cambiano le auto, ma non i volti: arrivano nel luogo fissato, la sputano fuori dalla bocca dopo aver visto i soldi, corrono via come fantasmi. “Quella è migliore, infatti costa 50 al pezzo”. E chissà quanto ci guadagna il produttore iniziale, quello che ha messo in piedi un tale racket di vendita.

 

“Ho clienti che mi lasciano anche 1000 euro a sera” racconta D. Lui è albanese, sposato con un’italiana, di mestiere installava condizionatori. E spacciava. Anni fa l’hanno beccato, si è fatto un giro in Via Burla. Tornato fuori anziché ripulirsi, ha alzato il tiro. “Mi ribeccano? Ne vale la pena. La consegno a domicilio, clienti fidati, importanti. E solo roba di prima qualità” – confessa, timido ma fiero al tempo stesso. Tanto quando esco ho i soldi messi via.

Vende morte, ma mica gli interessa. Lui non si droga. “Non potrei venderla sennò”. Già.

 

Poi c’è F, ultima tappa di questo tour virtuale che potrebbe, volendo, essere molto più lungo. Lui è rumeno, ha moglie e figlia italiane, fa il meccanico. Si drogava, e ha iniziato per pagarsi lo sfizio. Poi è diventato un secondo lavoro “che rende più del primo. Io arrivo solo a chiamato, un pezzo costa 120, non faccio sconti ne regali, ma è roba purissima. Chi mi prova torna sempre. Chi vuole spendere meno deve prendersi una “saponetta” da mille euro e tagliarsela in casa.

Come fosse una passeggiata. “Sai in quanti insospettabili hanno in casa amannite per tagliarla, bilancino e strumenti vari?”. E se ne va.

Io non lo so in quanti, ma lui si. Forse uno di loro lo attende.

(essevuerre)

 

 

 

 

 

 

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