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L’Allarme: Parma rischia di morire soffocata dal cemento

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“Siamo dinanzi alla regione caratterizzata dalla più elevata densità di frane in Italia. Nell’Appennino Emiliano – Romagnolo le frane mappate sono circa 70 mila e molte di esse hanno grandi dimensioni coinvolgendo aree di svariati chilometri quadrati. Circa il 20% del territorio collinare e montuoso della regione è in frana. Ben 2161 km di strade sul territorio regionale sono interessati da frane, di cui 615 da frane classificate come attive. Anche in questo caso la provincia di Parma detiene il primato regionale, con oltre 840 km di strade in frana”. Lo ha affermato Paride Antolini, consigliere nazionale dei Geologi, geologo dell’Emilia – Romagna, in vista di di un incontro pubblico fra parmigiani e geologi sui temi legati all’alluvione, incontro che si terrà all’auditorium del Palazzo del Governatore in piazza Garibaldi giovedì 11 dicembre 2014, dalle ore 9:30-13:00.

“Nella regione più franosa d’Italia, con l’Università più antica del mondo, Bologna, dove nel 1603 Ulisse Aldovrandi coniò il termine “geologia” – ha denunciato Antolini – non esiste più un dipartimento dedicato allo studio del territorio, dei suoi dissesti e delle sue risorse. Qualcosa sembra stia cambiando con la nascita di Italiasicura , struttura di Governo che dovrà affrontare il dissesto idrogeologico”.

Sarà il presidente nazionale dei Geologi Gian Vito Graziano a guidare il gruppo di lavoro che dovrà elaborare il Piano Nazionale Antidissesto 2014 – 2020. “Finalmente si sta comprendendo il ruolo del geologo , il vero unico studioso del suolo , sentinella e fotografo del territorio. Lo ha capito l’opinione pubblica adesso questa coscienza dovrà radicarsi su tutto il territorio nazionale. Per fare la prevenzione non si potrà prescindere dalla figura del geologo”.

“Lo stanziamento di 14 milioni di euro annunciato dall’Agenzia Regionale Protezione Civile, è un segnale importante nella giusta direzione della prevenzione – ha dichiarato Gabriele Cesari, presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna -, ma la cifra è chiaramente insufficiente ad affrontare tutte le situazioni di dissesto di Parma e dell’Appennino Parmense. Senza considerare i fondi necessari per la cassa di espansione del Baganza. Alle riattivazioni delle grandi frane di Tizzano, Corniglio, Capriglio…dell’anno scorso si sono aggiunte frane di nuova formazione e di tipologie inusuali per questi territori (debris flow o colate veloci). Al nuovo governatore Stefano Bonaccini chiediamo due cose chiare: stop immediato al consumo di suolo in Emilia-Romagna e continuità nella buona tradizione di difesa del suolo della nostra Regione. Parma è l’esempio negativo di cosa produce un’urbanizzazione aggressiva e incurante della conformazione del territorio. Fermare il consumo di suolo significa favorire la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, anche attraverso la delocalizzazione in aree a rischio. Occorre il coraggio di proporre un modello innovativo che peraltro può fare ripartire il settore edile”.

“Al contrario nella difesa del suolo e nella prevenzione la nostra Regione è certamente molto avanzata: auspichiamo una continuità con la politica adottata in precedenza dall’assessore Paola Gazzolo che fra i tanti meriti ha avuto quello di credere prima di tutti nell’apporto fondamentale dei professionisti geologi. Oggi questa strada è intrapresa anche dall’Unità di Missione Italiasicura”, affermano enza mezzi termini i geologi.

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