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Iva Tasi e le altre: così gli italiani diventano evasori

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C’è chi pensa che sia un abbonamento e non una tassa vera e propria, che quindi si può tranquillamente anche interrompere o non pagare del tutto. C’è chi è stanco della troppa pubblicità e chi contesta l’invasione dei politici in tv. C’è chi ammette di non avere i soldi a sufficienza e poi ci sono tanti furbetti. Fatto sta che il canone Rai, ovvero la tassa concessione televisiva, è in assoluto da anni l’imposta più evasa dai contribuenti italiani e ovviamente è anche tra le più odiate in assoluto. Assieme all’Iva, ovviamente all’Imu e alla Tasi e alle accise su benzina e luce.

Uno su 4 non paga
Secondo le stime del governo ben il 26,5% delle famiglie italiane non paga i 113,50 euro annuali di canone e questo produce un ammanco di circa 600 milioni di euro l’anno. Mentre quelle in regola, in totale circa 16 milioni e mezzo di nuclei, versano ogni anno nelle casse dello Stato la bellezza di 1,7 miliardi di euro. Uno studio del 2012 realizzato da Contribuenti.it alzava invece al 40% la quota di famiglie inadempienti, con punte superiori all’80% in Campania, Calabria e Sicilia. Secondo il nuovo direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, «l’evasione è così alta perché io fino a 2 mila euro di debito non posso fare nessuna azione esecutiva. Mando un avviso, e se il contribuente è una persona per bene paga, altrimenti no, e non posso farci niente. Le norme con cui gestiamo il canone sono di un Regio decreto del ‘38, quando la Rai ancora non c’era, e nessuno ha mai voluto cambiarle».

La voragine dell’Iva
In realtà il «buco» del canone, cui il governo ora pensa di rimediare, inserendo la tassa direttamente nella bolletta elettrica, rappresenta una goccia nel mare magnum dell’evasione, che fa dell’Italia uno dei paesi dove più facilmente si eludono gli obblighi fiscali. Non si emettono (e non si richiedono) gli scontrini fiscali o gli importi battuti sono più bassi di quelli reali (con un buco che uno studio del Nens dell’ex ministro Vincenzo Visco stima in circa 24 miliardi di euro all’anno). E ancora: non si versa l’Iva, o si fatturano i beni ed i servizi con aliquote più basse rispetto a quelle corrette (-6,4 miliardi). E può pure capitare che un grossista fatturi ma non dichiari il reddito corrispondente al venduto e questa pratica, sempre secondo il Nens, sottrae altri 9,3 miliardi di gettito. Molto parcelle vengono pagate in nero, si omette di dichiarare la proprietà di un immobile, e quindi si eludono tutta una serie di imposte piccole e grandi, e molti producono, vendono e lavorano completamente in nero. Parliamo in questo caso di circa 1 milione di abusivi, secondo le ultime stime di Confartigianato, e di un totale di 3,2 milioni di lavoratori irregolari. Col risultato che solo lo 0,1% degli italiani – ovvero uno ogni mille – denuncia più di 300mila euro di reddito all’anno, mentre la stragrande maggioranza (62%) sta sotto i 26mila.

Evasione da record
Il totale secondo la Corte dei Conti fa la bellezza di 130 miliardi sottratti al Fisco, mentre il Tax Justice Network parla di 180,2 miliardi e Confcommercio addirittura di 272. Le ultime stime dell’Istat riferite al 2011 fissano l’asticella dell’economia sommersa a quota 187 miliardi, pari all’11,5% del Pil, 200 miliardi conteggiando anche le attività illegali. Le stime dell’Agenzia delle entrate si fremano prudentemente a quota 120 e di questa montagna di soldi, ha spiegato di recente la Orlandi in Parlamento, «noi riusciamo a recuperarne circa 12-13 all’anno».
Comunque sia, se si tiene buona la stima di Confcommercio, che colloca l’evasione al 17,4% del nostro prodotto interno, a livello mondiale solo Messico (11,9%) e Spagna (9,5%) riescono a tenerci testa. Nel resto del mondo le tasse invece si pagano: negli Usa l’evasione tocca il 6,7% del Pil, in Francia siamo al 3,9%, Austria, Olanda e Norvegia stanno addirittura all’1%.
Secondo un altro studio di Contribuenti.it i principali evasori in Italia sono gli industriali (32,7%) seguono il settore bancario-assicurativo (32,2%), quindi commercianti (10,8%), artigiani (9,4%), professionisti (7,5%) e lavoratori dipendenti (7,4%). Sono concentrati soprattutto nel Nord Ovest (31,4% del totale nazionale) e nel Nord Est (27,1%) ed in misura minore al Centro (22,2%) ed al Sud (19,3%).

Se il Fisco resta «lunare»
Perché si evade? Forse con una certa dose di ipocrisia il 42% dei contribuenti evade per l’insoddisfazione verso i servizi pubblici erogati dallo Stato a fronte dell’alto prelievo fiscale, il 39% per la complessità delle norme (il famigerato “fisco lunare”) ed il mancato rispetto dei diritti dei contribuenti e «solo» il 19% per la scarsità dei controlli o per mancanza della cultura della legalità. E tra l’altro ben l’84,7% degli intervistati ammette che è il nostro sistema fiscale, in primo luogo, a favorire l’evasione.
A proposito dei controlli: in media arrivano ad interessare meno del 10% dei potenziali evasori ed appena il 2% dei grandi evasori (60% e più delle somme non pagate). In pratica ogni evasore potenziale ha la probabilità di incontrare un ispettore del Fisco ogni 12-13 anni. E questo spiega molto.

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