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“Parma Gestione Entrate riscuoteva sapendo di non poterlo fare”. Ecco come sono stati ingannati i cittadini di Parma

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Francesca Devincenzi

Parma Gestione Entrate non è legittimata a riscuotere multe e tributi, già nel 2008 sapeva di non esserlo ma ha continuato imperterrita. Ed ora che la bomba è deflagrata, che succederà?

Lo ha sancito il Giudice di Pace, in ultimo, unitamente a una visita della Finanza (leggi) negli uffici dell’ente riscossore del Comune, ma lo attesta, soprattutto, una lettera che pubblichiamo in esclusiva, che Parma Gestione Entrate stessa inviava agli allora sindaco e vice (Vignali e Buzzi) nel lontano 2008 notificando che “….la nostra società dovrà, necessariamente, iscriversi all’Albo dei Concessionari al fine di poter applicare i mezzi coercitivi previsti…….a partire dall’ingiunzione fiscale, che già questa società utilizza, ma che per alcuni tecnici della materia non sarebbe competente ad emettere”.

I FATTI – Da anni il Movimento Nuovi Consumatori porta avanti una lunga battaglia contro Parma Gestione Entrate e le piogge di multe, notificate ai parmigiani sotto forma di quel tagliando verde che quando compare nella cassetta della posta fa salire l’ansia, per i passaggi ad acceleratore pigiato davanti ai velox in Tangenziale e per gli accessi nei varchi elettronici del centro cittadino.

Si sa, in Italia la macchina della giustizia non è velocissima, e come un vecchio diesel fatica a carburare. Ma una volta messa in moto, sono arrivati i primi riscontri, con il Giudice di Pace che ha accolto prima alcuni ricorsi contro le multe buscate in tangenziale con l’odioso scatto di flash, poi ha affermato che sì, prima dell’iscrizione all’Albo dei riscossori effettuata lo scorso 6 di novembre, PGE non era legittimata a riscuotere le multe.

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Ed ora Filippo Greci, presidente Nazionale del Movimento, è una fiume in piena.

“Parma Gestione Entrate riscuoteva pur sapendo di non poterlo fare, è scandaloso” – attacca.

“Non voglio entrare nel merito delle indagini della Procura” – continua – “perché è giusto che gli inquirenti operino in tempi e modo che ritengono più opportuni”.

Se la prende con il Comune di Parma, Filippo Greci. “Mi sorprende il modo, ad oltranza e un po’ sgangherato, in cui l’ente si difende – spiega. Il Comune stesso è parte lesa da questo meccanismo: dovrebbe chiedere a Parma Gestione Entrate i danni, oltre alla risoluzione del contratto, per aver accettato un incarico che non aveva i requisiti di svolgere”.

E non si parla solo di multe per eccesso di velocità, parcheggio storto o ingresso in un varco: “Parma Gestione Entrate non era legittimata a riscuotere nulla, nemmeno l’importo richiesto per le luci votive alla Villetta. O per qualsiasi altra cosa”.

Le responsabilità del Comune: “Sapeva e non ha fatto nulla” – Da vittima a carnefice, il passaggio è breve. Perché oltre alla lettera, protocollata nel 2008, in cui l’Ente riscossore informava il Municipio della propria necessità di “mettersi in regola”, anche nella relazione del super commissario Mario Ciclosi, alla guida dell’ente nei momenti di panico dopo la caduta dell’impero fatuo di Vignali, redatta e consegnata alcune settimane prima di lasciare l’incarico, si legge che: “Parma Gestione Entrate deve diventare a capitale interamente pubblico ed iscriversi all’Albo dei revisori, oppure deve essere sciolta”.

Ma nessuna delle due cose è avvenuta. “Abbiamo presentato una serie di esposti alla Corte dei Conti – annuncia Greci – perché il Comune spende soldi pubblici in avvocati, sapendo di avere torto”. E ce ne è per tutti, compreso il PD: “Dove è stata sino ad oggi l’opposizione? Me lo chiedo da cittadino. Perché le opposizioni sapendo non hanno mai presentato interrogazioni? Perché hanno sempre lasciato fare? Soprattutto il partito democratico, dove guardava?”

Unico a muovere le acque, proprio il Movimento Nuovi Consumatori: “Siamo stati sbeffeggiati, querelati, denunciati per diffamazione e calunnia – sorride Greci.  Abbiamo reso pubblico questo inganno ancora prima che uscissero le sentenze, che ora ci stanno dando ragione. Ma io voglio fare una promessa a chi ha amministrato sapendo ma non intervenendo: quando non sarà più amministratore, pagherà, tanto quanto Vignali. Non è una minaccia, ma una promessa”.

 

 

 

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