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Primo Consiglio Comunale di Guerra: ‘l’istituire ha a che fare con la mutazione, con un quadro che cambia, con la novità‘

Si è insediato, in occasione della sua prima seduta, il nuovo Consiglio Comunale. Dopo la convalida degli aletti, il Sindaco, Michele Guerra, ha prestato giuramento, come previsto dalla normativa vigente, secondo la seguente formula: “Giuro di osservare lealmente la Costituzione italiana”. La prima parte della seduta è stata presieduta dal consigliere Manuel Marsico.

 

Il primo cittadino ha tenuto un breve intervento a cui è seguita l’elezione del Presidente del Consiglio Comunale, Michele Alinovi; del Vice Presidente Vicario Arturo Dalla Tana, e del Vice Presidente del Consiglio Comunale Maria Federica Ubaldi.

Il discorso di Michele Guerra:


“Presidente,
Consigliere e Consiglieri, Assessore e Assessori

È per me un onore e una grande responsabilità rappresentare la città di Parma insieme a voi in quest’Aula. Un parlamento territoriale che dagli scranni agli affreschi, fino alle opere pittoriche che ne adornano le pareti racconta la cura con cui chi ci ha preceduti ha pensato di dare alle donne e agli uomini politici che qui siedono il senso di una dimensione storica profonda, entro la quale anche noi, pur in un tempo così caotico e diverso, ci collochiamo. Per questa ragione, ho pensato di far trovare sui vostri banchi una piccola guida del Palazzo Municipale, che ci darà la giusta consapevolezza della storia di questo luogo, da dove abbiamo la responsabilità di servire la città.

Queste settimane, così come i mesi che hanno portato alla mia candidatura, sono state oggetto di profonde riflessioni sul valore che le istituzioni rappresentano e vorrei cominciare da qui, in questo mio primo discorso dentro l’organo democratico più alto della città di Parma.

Il concetto stesso di “istituzione” si dibatte, fin dalla sua etimologia, nella dialettica tra il movimento e la stasi, tra il divenire e il persistere. Com’è stato osservato, “istituire vuol dire inaugurare un elemento prima inesistente” e pertanto l’istituire ha a che fare con la mutazione, con un quadro che cambia, con la novità. Nello stesso tempo, però, l’istituzione è un’entità che garantisce il suo resistere al cambiamento, uno stato che si mantiene fisso, a garanzia di un’azione politica che sappia aderire al proprio tempo al meglio delle sue possibilità.

Il mio primo auspicio è che questo Consiglio comunale, politicamente così articolato, sappia anzitutto interpretare il doppio movimento presupposto dall’istituzione: garantirne la stabilità, rispettandola nei toni e nelle forme del dibattito, e al contempo lavorare perché l’istituzione sappia rispondere a quel dovere di novità, di cambiamento e di coraggio che questi anni ci stanno, non senza severità, chiedendo.

Sono certo che le nostre concittadine e i nostri concittadini si aspettino da noi esattamente questo: rispetto per il luogo in cui ci hanno chiesto di operare e capacità di mettere il massimo impegno nell’interpretare un’idea di città in grado di affrontare da una parte le difficoltà e le emergenze che ci si sono presentate e si presenteranno, dall’altra parte l’ordinaria cura della Parma che tutti amiamo e il cui bene tutti desideriamo.

La serietà e la determinazione che vedo negli occhi di ciascun consigliere, che ho visto in questi giorni negli occhi della mia Giunta, unite a quella emozione che è corretto ci sia in questo che rimane, in ogni caso, una sorta di primo giorno di scuola, so che resteranno a caratterizzare il metodo di lavoro che sapremo darci.

Viviamo il tempo dell’indecisione, dell’insicurezza e dello smarrimento. Qualcuno parla di età della collera, altri di età dell’inconsistenza. Al di là delle posizioni politiche e ideologiche che legittimamente ogni forza qui rappresentata esprime – e delle posizioni di chi non ha ottenuto rappresentanza in Consiglio, ma che dovremo costantemente considerare come interlocutore prezioso per la crescita della nostra comunità – , occorrerà adoperarci insieme perché all’indecisione si sostituisca la risolutezza, all’insicurezza e allo smarrimento la fiducia, alla collera il dialogo, all’inconsistenza la consistenza della politica nel suo significato più alto.

Solo così questi cinque anni potranno servire ad erodere la piaga dell’astensionismo, a favorire una maggiore partecipazione della cittadinanza alla vita politica e amministrativa di Parma e a dimostrare che quella parola, “politica”, è fatta di luci e non di ombre, di persone che mettono il proprio tempo e la propria intelligenza al completo servizio della comunità, senza altro interesse che lo sviluppo del bene comune.

In queste settimane, ciò che accade a livello nazionale non ci rassicura e soprattutto non dà alle cittadine e ai cittadini una immagine confortante della politica. Insieme ai sindaci di moltissimi Comuni italiani (oltre 1000), ho firmato una lettera in cui si chiede alle forze politiche che hanno dato vita a questa maggioranza di governo di anteporre l’interesse del Paese ai propri problemi interni, in un momento in cui la vita delle famiglie e delle nostre imprese ha bisogno di stabilità e certezze. Questo appello, politicamente trasversale, parte dalle città, motori della rinascita e del rilancio, frontiere di un confronto quotidiano e diretto con i bisogni del Paese reale.

Mai come dopo la pandemia ci siamo resi conto di come tutto sia interconnesso. Affrontiamo i prossimi anni con questa consapevolezza, anteponendo sempre il bene della città e il dialogo schietto e costruttivo a temi più sofisticatamente politici che non andrebbero nella direzione della concretezza richiesta dai nostri concittadini. È ciò che ho chiesto alla mia giunta, è ciò che mi permetto di chiedere a questo Consiglio e alla sua Presidenza.

I temi su cui ci troveremo a lavorare, quelli che più mi preoccupano per l’urgenza con cui vanno affrontati, sono in larga misura gli stessi che stanno in cima all’agenda della politica nazionale e comunitaria, a ricordare a noi e ai nostri governanti che occorre grande solidarietà e sinergia a livello non solo locale, ma anche sovralocale.

Penso al contrasto alla povertà, che cresce in maniera preoccupante anche nella nostra città e reclama dalle istituzioni sostegno e azioni concrete. Parma, dentro e fuori queste sale, è una comunità solidale e accogliente, che crede nei diritti e nelle pari opportunità. Dovremo essere capaci di coordinare le forze per combattere l’emergenza abitativa, proporre nuove forme di assistenza familiare, politiche adeguate di inclusione e integrazione, misure necessarie a invertire la crisi della natalità.

Penso all’ambiente e alle politiche di sostenibilità. Le temperature di questi giorni, la crisi idrica sono solo un segno ulteriore di un’urgenza di cui si è presa – mi auguro – definitiva coscienza. Il momento dell’intervento è adesso e dovremo essere, come si diceva, risoluti, soprattutto pensando alle giovani generazioni che si aspettano da noi questa sensibilità e queste politiche concrete.

Penso alla sicurezza e alla vivibilità del nostro territorio, che non può prescindere da un progetto ampio di rigenerazione urbana e sociale, un progetto sostenibile che non perda di vista un programma di sviluppo che posizioni sempre più Parma tra le città attrattive e forti del nostro Paese e d’Europa.

L’Europa. Poche città di questa dimensione hanno un potenziale europeo simile al nostro. Assumiamone maggiore consapevolezza, creiamo una integrazione definitiva tra le istituzioni europee che operano sul nostro territorio e presentiamoci come una città di vero spirito europeista, moderna, internazionale e capace di svolgere un ruolo di rilievo comunitario in campo universitario, imprenditoriale, culturale, educativo e politico.

Penso ai giovani, così tanto nominati da molti di noi negli ultimi mesi. La mia prima uscita è stata in una scuola d’infanzia, a sottolineare che il nostro futuro è lì, nell’istituzione scolastica e nel diritto all’istruzione. Le politiche sulla scuola, dal nido alla piena adolescenza, sono le politiche su cui si costruisce il valore futuro della nostra città, politiche da integrare con un’attenzione profonda ai bisogni delle generazioni più giovani, per le quali, con questo mandato, nasce un assessorato specifico. Diamo spazio ai giovani, diamo loro voce, costruiamo con loro il nostro futuro, perché hanno cose da dirci che spesso nemmeno entrano nei nostri pensieri e di conseguenza nelle nostre azioni politiche. A tal riguardo permettetemi di rivolgere un saluto particolare alle figure più giovani che siedono in questo Consiglio: grazie di esservi messi a disposizione della città, che vi ha premiati dandoci un’indicazione molto precisa. Vedervi tra questi banchi è motivo di grande fiducia e soddisfazione.

Infine, rivolgo un pensiero al mondo della sanità, il cui sforzo di questi anni, in ogni sua componente, ha rappresentato un modello, che non esito a definire eroico, di assistenza e servizio. Tante e tanti professionisti di quel mondo hanno trovato spazio nelle molte liste che si sono presentate alle elezioni, segno di un sentimento politico alto e forte che la pandemia ha suscitato e che dovremo raccogliere, stando vicino, per quel che la politica può fare, ad un comparto che nella nostra città merita più risorse e risposte più concrete alle eccellenze che esprime.

Auguro a tutti noi cinque anni di impegno, di dialogo e di confronto. Cinque anni di apertura e di tempo usato in modo proficuo.

Il primo luglio, con la cerimonia di insediamento, ho smesso di essere il candidato sindaco di una parte politica e sono diventato il sindaco di tutte e di tutti.

Vi garantisco il mio massimo impegno per esserne all’altezza.

Grazie e buon lavoro.

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