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‘Immagino Parma…’ incontro con Michela Canova


di Titti Duimio 


In vista delle elezioni comunali del 12 giugno e al netto delle urgenze sociali, urbanistiche e ambientali che lasciamo al confronto diretto e quotidiano tra i vari candidat* abbiamo pensato di chiedere ai possibili sindac* la loro
visione culturale di città intesa come sistema di valori identitari per un ipotetico nuovo racconto. Quale sarà la Parma dei prossimi anni?

Un racconto vosionario che parta da una precisa ‘immaginazione’ politica tradotta nella concretezza di una proposta adatta alla vocazione e alla realtà della città.

La cultura vista quindi come una prospettiva e non come una soluzione: è la visione di una città che si ha in testa, un percorso a lunga gittata al di là dei singoli eventi. Una rete di sapere e competenze in perenne movimento che costruisce un tessuto sociale e aspira al benessere consapevole dei cittadini.

Valorizzare una città non significa costruire un prodotto da vendere.

Il terzo incontro di ‘Immagino Parma’ è con Michela Canova che alla luce degli ultimi avvenimenti potrebbe non essere più una candidata sindaca per la nostra città, ma che sicuramente possiede una visione culturale e competente della Parma che vorrebbe.

Identità culturale 

“Per ricucire una identità culturale della città bisogna riunire le nostre migliori menti pensanti per una visione complessiva, e non frammentata in piccoli interventi a sé stanti, che recuperi la storia di Parma letta con la lenta della contemporaneità per un futuro ancora da inventare- dice Michela Canova.

“E si deve partire dalla storia della cultura imprenditoriale parmigiana che ha scritto pagine importantissime sia prima della guerra che nella rinascita del dopoguerra disegnando in qualche modo la vocazione del tessuto sociale di questo territorio.

Racconto che va assolutamente inserito nel percorso di formazione scolastica dei futuri lavoratori delle aziende stesse per capire cos’è il territorio che viviamo e di che cosa ha bisogno per crescere e migliorare.

Oltre le note realtà che hanno reso unica la nostra zona non possiamo dimenticare che Parma è stata nel passato un importante centro di produzione vetraria.

E di quella storia rimane un’immensa ferita aperta, al centro di un quartiere cresciuto attorno a quella fabbrica, con un enorme scheletro abbandonato, com’è la Bormioli Rocco in San Leonardo, realtà privata che insieme all’amministrazione pubblica deve trovare una soluzione idonea nel rispetto del quartiere stesso che potrebbe trovare motivo di rinascita attorno alla sua storia.

Trasformare così San Leonardo da luogo di passaggio veloce nella direttiva nord- sud, in luogo di socialità e relazione con un centro vitale attorno al quale si svolge la vita di quartiere come potrebbe essere il vecchio comune con una piazza di riferimento che ora manca idealmente collegato nell’asse est-ovest con l’ex Bormioli convertita in centro culturale e di aggregazione sociale. Per ridisegnare i luoghi ma anche i movimenti dei luoghi.

Cosa che è stata fatta in modo eccellente nella vicina Reggio Emilia con il recupero degli spazi del vecchio insediamento industriale delle Officine Meccaniche Reggiane diventate il Parco Innovazione “fulcro del nuovo modello di sviluppo economico locale, basato sull’economia della conoscenza” come si legge nel loro sito.

Conoscenza, quindi, competenze, studio e ricerca che passano inevitabilmente dalla nostra Università e dalla valorizzazione delle sue eccellenze in ogni campo, compreso quello scientifico, come per esempio il comparto delle Neuroscienze che vedono nomi in odore di Nobel fare ricerca nel nostro Ateneo.

Università, allora, come attore naturale del tavolo culturale insieme ad altre realtà scientifiche come Arpae che deve entrare nel racconto della città come suggeritore di dati ascoltato da ogni attore politico che voglia immaginare una città migliore nel rispetto dell’ambiente.

I giovani

Per i giovani che sono un mondo complesso non identificabile solo con il disagio giovanile come troppo spesso viene fatto, penso a una sinergia di tanti interpreti cittadini come associazioni, centri sportivi, scuola, presidi culturali e sanitari che devono costruire una rete di progetti di cultura ‘molecolare’, come la definisco io, ad hoc per ogni quartiere con la supervisione del Comune che coordina e controlla ogni azione inserita in una visione complessiva volta a catturare il singolo ‘talento’, che un ragazzo sicuramente ha, al quale è obbligatorio dare spazio e voce.

E per far questo è indispensabile un progetto prima di tutto politico– conclude Michela Canova- di un sindaco affiancato da competenti che facciano funzionare la macchina amministrativa al completo servizio dei cittadini

Ma questa è un’altra storia. Forse cronaca.

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