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Le ‘Gemme’ del Barezzi Festival inondano di vita il maestoso silenzio del Teatro Regio

di Nicolas De Francesco

Il Teatro Regio vuoto alle spalle dei musicisti si mostra come una scenografia naturale e maestosa, un protagonista silenzioso, un tempio che richiama quello che è stato e quello che potrebbe essere.

Come un “convegno di creature fantasme”, volendo citare Vinicio Capossela, il Regio si presenta immerso nel silenzio e privo dello scroscio di applausi che non ci sono e non si odono.

Tutto è intriso di riflessione e di intimità: i musicisti non si esibiscono verso la platea e verso i palchi, ma sono rivolti al fondale, non è uno show, non sono in televisione.

E’ un concerto in un teatro, si sta raccolti e in silenzio tra una canzone e l’altra, i musicisti possono raccontare aneddoti e di come è nata l’idea creativa ma non possono vedere chi li sta osservando, non sentono ritornare le emozioni che infondono, comunicano ma non hanno certezza di chi li ascolti.

In questo contesto, la XIV edizione del Festival Barezzi, svoltasi il 13 e 14 novembre, è stata intitolata “Gemme”, che, come dichiarato dalla direzione del festival stanno a significare la determinazione a “sbocciare nonostante tutto, per fiorire anche in una stagione sfavorevole e lasciare il sopravvento alla musica e alla bellezza, facendo leva sulle difficoltà per rigenerarsi, per far proliferare nuovi entusiasmi nel tessuto connettivo della musica e comporre nuove geometrie di suoni”, con un evidente riferimento al momento di difficoltà che sta attraversando il settore della cultura.

E’ stata l’edizione più difficile ma anche tra le più importanti come ha sottolineato Giovanni Sparano, direttore artistico del Barezzi Festival, dal momento che per la prima volta si è svolto interamente in streaming e visibile a pagamento sul sito web del Teatro Regio, che si  è occupato dell’organizzazione e della produzione del festival.

L’impegno per realizzare il festival è stato importante, soprattutto dopo gli ultimi Dpcm che hanno costretto a reinventare fino all’ultimo momento format e proposta artistica: una capacità notevole da parte degli organizzatori, di Sparano, delle maestranze e degli stessi musicisti.

L’esperienza in streaming, ancora molto lontana dal poter sostituire l’esibizione live con presenza del pubblico, è stata comunque gestita al meglio, sia dal punto di vista tecnico che artistico: la regia è riuscita ad attutire le distanze con riprese ravvicinate e il connubio tra la scenografia dei palchi del Teatro e il light design di impatto è stato molto stimolante anche attraverso lo schermo.

Tutte le esibizioni sono state presentate da Diego Saglia in veste del maestro Barezzi (fondamentale figura per la crescita e l’affermazione di Giuseppe Verdi e da cui il festival prende il nome) in una impersonificazione affabile e a volte ironica, confrontandosi con gli artisti prima dei concerti o descrivendone le qualità artistiche.

 

Il Teatro Regio ha accolto gli artisti non solo sul palcoscenico principale ma ha messo a disposizione e “liberato” luoghi inusuali, alcuni dei quali non sono mai stati prima di questo evento spazi performativi, come la Sartoria, la Sala di Scenografia, il Ballatoio del Palcoscenico, forse a ricordarci, giustamente, cosa esiste dietro ad uno spettacolo e quante persone lavorano per realizzare un intero evento.

Quest’anno, come sempre del resto, Il Barezzi Festival ha promosso musica di qualità e ha inserito nel cartellone nomi importanti della scena cantautorale, indie e pop italiana affermata ed emergente, con diversi artisti provenienti anche dal territorio parmense: ai concerti principali di Brunori Sas (la registrazione disponibile in streaming fino al 17 novembre), Vinicio Capossela,  e Marlene Kuntz (disponibili fino al 30 novembre) sono stati aggiunti contenuti extra che prevedevano le esibizioni di Fadi, Guido Maria Grillo, William Manera e Post Nebbia venerdì 13 novembre, mentre il 14 novembre le esibizioni di Pop X, Margerita Vicario, Sara Loreni, Valentina Polinori ed Ettore  Giuradei (tutte visibili fino al 30 novembre)

Nonostante la possibilità della differita, la voglia di sentirsi legati ad un appuntamento, in cui sentirsi una comunità partecipe in attesa del momento in cui gli artisti salgono sul palco, ha preso il sopravvento e moltissime persone (compreso il sottoscritto) si sono connesse e hanno potuto ascoltare i concerti e partecipare sulla chat room manifestando il loro affetto per gli artisti.

Un’esperienza quindi riuscita che al momento però risulta solamente compensativa rispetto ad un vero spettacolo live che attendiamo e confidiamo di poter tornarne il prima possibile a rivedere.

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