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Arriva in Pilotta la donazione dell’archivio Giorgio Monaco storico direttore del Museo di Antichità


Il Direttore del Complesso della Pilotta  Simone Verde
e l’archeologa Flavia Giberti, alla presenza dei giornalisti della stampa locale stamattina hanno accolto con entusiasmo, all’interno dei suggestivi spazi dei saloni ottocenteschi della Galleria Nazionale, la donazione dell’archivio di Giorgio Monaco al Complesso, fortemente voluta da sua figlia Anna Maria.

Il materiale documentario gentilmente donato dalla famiglia Monaco al fine di dargli una “coerente collocazione” all’interno del luogo per antonomasia deputato alla sua conservazione, e di evitare la sua dispersione, che verrà catalogato come fondo documentario del Museo Archeologico, riguarda gli scavi e le ricerche condotti nel territorio di Parma e Piacenza e il riallestimento del Museo Nazionale di Antichità di Parma.

Successivamente alla storica direzione del Museo di Giovanni Mariotti, che mantenne la carica dal 1875 al 1933, si avvicendarono diversi direttori, senza portare contributi significativi alla storia e alle collezioni dell’Istituto, finchè subentrò loro Giorgio Monaco, giovane archeologo nato nel 1907. Dopo la laurea in storia a Genova e i corsi di specializzazione seguiti presso la Scuola Archeologica Italiana di Atene, e la partecipazione ad una importante campagna di scavo a Jaliso (Rodi), Monaco partecipò al concorso dell’Amministrazione delle Antichità e Belle Arti, ottenendo come primo incarico nel 1937 la direzione del Museo, che mantenne fino al 1954.

Archeologo di formazione classica, Monaco abbinava all’attività di studio un particolare interesse alla esplorazione del territorio e al contatto con le realtà territoriali, tessendo così una rete di rapporti con studiosi e abitanti, atteggiamento che contribuì a una maggiore comprensione, valorizzazione degli studi archeologici e dei differenti patrimoni culturali.

Tra i soci fondatori del Comitato di Studi Preistorici dell’Emilia occidentale, promosse ricerche in Appennino, che comportavano anche impegnative escursioni e spirito sportivo. volte all’esplorazione dei cosiddetti castellieri preromani, in primis quello di Città d’Umbría, da lui considerati roccaforti delle tribù liguri in opposizione all’avanzata dei legionari romani.

Fu inoltre curatore di una sessantina di pubblicazioni, incentrate sull’archeologia preistorica, sugli scavi de Veleia e le collezioni museali, giungendo ad organizzare nel 1954 il Convegno di Studi Veleiati cui parteciparono numerosi studiosi da tutta Italia; diressenumerose campagne di scavo e importanti restauri a Veleia, comprendenti anche la ricostruzione in anastilosi della basilica con soluzioni, per l’epoca, all’avanguardia.

Al termine del II conflitto mondiale, durante il quale i materiali del Museo furono nascosti per sottrarli alle requisizioni naziste e ai bombardamenti alleati, cui la città di Parma fu pesantemente sottoposta nella primavera del 1944, Monaco curò un nuovo allestimento delle collezioni museali.

Diresse lo strappo ed il restauro del grande mosaico policromo paleocristiano del Duomo di Parma, prima di assumere nel 1954 la reggenza della Soprintendenza Archeologica dell’Emilia-Romagna in Bologna, e successivamente concluse la sua carriera presso la Soprintendenza dell’Etruria nella città di Firenze.

L‘archivio di Giorgio Monaco include materiale documentario del secolo XX molto interessante nella sua eterogeneità, occasione di arricchimento per il patrimonio documentario del Complesso Monumentale della Pilotta:

fotografie e relazioni sul riordino del Museo di Parma dagli anni ‘20 agli anni ’50;

– immagini degli scavi urbani di Parma tra gli anni ‘30 e gli anni ‘50, con fotografie e relazioni relative ad alcuni rinvenimenti importanti;
– un numero considerevole di fotografie, piante e disegni degli scavi di Veleia eseguiti negli anni 40 e ’50; i corrispondentigiornali di scavo manoscritti ed immagini dei lavori di risistemazione dell’area archeologica;

– fotografie delle ricognizioni archeologiche eseguite sull’Appennino della metà degli anni 50 del Novecento (Bedonia, Nociveglia, Valceno, Casali di Morfasso, Ferriere, Gambaro, Castelliere, Zerba, Umbría, ecc);

– numerose schede di reperti del Museo (monete, medaglie, bronzi, epigrafi, ecc.) e copie di schede inventariali;

– estratti e pubblicazioni integrali curati da Giorgio Monaco.

 

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