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Quadrilegio 2020-Le sculture utopiche di Giannelli in mostra nello Spazio BLL


di Irene Toscani

Venerdì 24 Gennaio è stata inaugurata la mostra personale dello scultore Emanuele Giannelli presso lo spazio BLL di Giulio Belletti, uno dei fondatori e promotori di Quadrilegio, la manifestazione che si pone come scopo quello di aprire spazi privati al pubblico proponendo mostre e performances di arte contemporanea, giunta quest’anno alla nona edizione.

Lo spazio BLL è sede di un’agenzia di pubblicità specializzata in grafica e comunicazione diretta dallo stesso Giulio Belletti: un luogo quindi già vocato al mondo creativo che  si presta alla perfezione per dialogare con differenti linguaggi della creatività e dell’arte contemporanee.

Lo spazio consiste in un grande open space la cui notevole altezza ha permesso la realizzazione di un soppalco che ospita una grande raccolta di volumi e cataloghi di arte e design, mentre le postazioni pc sono collocate al piano terra.

Proprio sopra queste ultime pende una delle sculture “sospese” di Giannelli: un individuo dalle dimensioni e fattezze umane completamente nudo e con addosso un paio di insoliti occhiali, raccolto in posizione fetale e appeso per le caviglie.

Attraverso questa opera è già chiaro l’intento dell’artista: rappresentare la condizione dell’uomo contemporaneo, sospeso sopra al vorticoso caos della vita odierna in continuo sforzo di reagire e liberarsi.

A partire dall’ingresso, dove i visitatori sono accolti da un “Bipede” che li scruta a braccia conserte e con il viso contratto in una smorfia attraverso le lenti di un paio di occhiali che ricorda quelli indossati dagli aviatori di un tempo, ci si immerge in un mondo utopico, visionario popolato da creature antropomorfe che sembra possano provenire da un futuro prossimo o da un fumetto di fantascienza.

Fin dalla giovane età infatti, la sensibilità dell’artista è stata influenzata dalla cultura di massa (la musica elettronica e punk, i libri, i dischi, i fumetti e la tecnologia che inizia ad avanzare ad un ritmo sempre più serrato): queste suggestioni hanno fatto in modo che fin dall’esordio le sue opere riflettessero il linguaggio della contemporaneità attraverso l’ironia e la provocatorietà dei suoi personaggi.

La nostra società, figlia della cultura di massa, è immersa in un mondo in cui la tecnologia, come in un racconto di fantascienza, ha preso il sopravvento: ogni giorno, in qualsiasi istante, ciascuno di noi è incessantemente bombardato da impulsi visivi e sonori che producono una sensazione di caos e disagio.

Il lavoro di Giannelli si muove proprio intorno al rapporto dell’uomo contemporaneo con il proprio tempo e con la vita che lo circonda; le sue opere, a metà tra l’ironico (“Hovo Sapiens”, “Humanoid”) e il futurista (“Korf”, “Visionari”) ritraggono con potenza espressiva il mondo attuale e stimolano il visitatore alla riflessione sulla contemporaneità.

Un monito efficace giunge dai suoi “Visionari”, che, mostrandosi al pubblico in posizione rilassata mentre guardano il mondo attraverso un monitor attaccato agli occhi, rappresentano l’assuefazione contemporanea agli schermi luminosi (di smartphones, TV, computers) che ci danno quella sicurezza propria di un mondo parallelo, utopico impossibile da vivere in questa realtà.

L’artista

Emanuele Giannelli nasce a Roma nel 1962 ma si trasferisce in giovane età a Carrara, diplomandosi in Scultura all’Accademia di Belle Arti con il massimo dei voti. È in quegli anni che si avvia il progressivo distacco dalle correnti classiche, parallelamente a un sempre più stimolante avvicinamento alla scultura contemporanea. I complici? La cultura industriale da cui viene sempre più assorbito, il punk come movimento giovanile di protesta, il movimento studentesco e gli scontri politici di fine anni ’70, che vede e vive da vicino, i tanti viaggi d’ispirazione tra Berlino e New York e il periodo vissuto a Londra nell’85. L’artista Giannelli cresce così, sperimentando nuovi materiali e nuove tecniche con impetuosa curiosità e coscienza, ma anche sperimentando il mondo, fino a trovare una sua narrazione, che quasi come un’ossessione ritorna in tutte le sue opere e che vediamo ancora oggi: la figura umana in preda al caos della contemporaneità e alla trasformazione.

Ph.Credit Francesca Bocchia

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