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‘Old Love’: esce il primo romanzo della giovane scrittrice parmigiana Aurora Cavalli

di Teresa Giulietti

Lei è una giovane autrice che sogna di fare la scrittrice. Di farlo per davvero, come lavoro numero 1, non solo per passione, come passatempo, o riempitivo. Per questo mi rivedo in lei, alla sua età, quando mi dicevo (senza necessariamente doverlo condividere con gli altri) “un giorno, sarò una scrittrice”. Sì, proprio come Jessica Fletcher, come Louisa May Alcott l’autrice di Piccole Donne e soprattutto come Jo, la sua protagonista ribelle e determinata che ambiva a raccontare la vita attraverso la parola.

Ecco, il cerchio che si chiude. In verità, i cerchi non si chiudono mai del tutto, il movimento è sottinteso alla loro natura dinamica. Cerchio uguale movimento, trasformazione, ricerca. Mi piace parlare di Aurora e della sua scrittura perché in lei – e nel modo in cui usa la parola – c’è tanto movimento. Per questo il suo primo libro, quello di esordio di cui vi parlerò: Old Love, lo si legge con piacere; la scrittura è fluida, pulita, limpida, scorrevole e schiettadunque: piacevole. Non ho volutamente impiegato il termine semplice per non farle un torto, poiché immediatamente la semplicità viene accostata ad una balorda idea di mediocrità, quando si parla di gesto creativo.

Di solito (non è una regola fissa ma spesso accade) nel libro di esordio si parla di sé, della propria vita, dei luoghi e delle atmosfere in cui si è cresciuti.

Aurora è nata a Parma e oggi vive in un paese della provincia, situato nella bassa Valle del Ceno, Varano De’ Melegari conosciuto soprattutto per il suo autodromo e per il bellissimo castello medievale.

Eppure, Aurora non fa menzione di questi luoghi, sceglie di ambientare la sua storia, la cui trama è ricca di giovani personaggi, aspirazioni, piccole ritualità e colpi di scena, nientepopodimeno che a Seattle, negli Stati Uniti.

Fin dalle prime pagine si viene a sapere che la protagonista, Kenya, una studentessa di diciotto anni che frequenta l’ultimo anno del liceo, vive in uno strepitoso attico dotato di ogni comfort con la sorella Tiffany, di due anni più grande di lei, diversissima per aspetto fisico e per carattere; l’una più riservata e sensibile, amante dei libri e dedita alle poche ma vere amicizie, l’altra più ribelle ed esplosiva, modaiola, egocentrica, alla perenne ricerca di conferme da parte dei ragazzi.

Il nucleo famigliare è completato da Alexander, il padre delle due ragazze, un dirigente d’azienda affettuoso e affidabile, che consente alla famiglia uno stile di vita privilegiato: ristoranti, hotel, vacanze di lusso. Dopo la scomparsa della moglie Summera seguito di tragici e non ancora ben chiari avvenimenti, Alexander si fidanza con Samantha, la loro governante.

Si delinea subito un quadretto complesso, quanto meno dal punta di vista emotivo: una matrigna che non viene accettata dalla sorella Tiffany, e una madre scomparsa, dal passato macchiato di fragilità e dipendenze devastanti: alcolista e tossicodipendente, un bel giorno scompare misteriosamente dalla scena lasciando un segno indelebile in ognuno di loro.

Avevo otto anni quando mio padre chiamò un medico per mandarla in una clinica per disintossicarsi, poi non l’ho più rivista”. E’ evidente che da quel giorno cambi qualcosa in Kenya, e necessariamente anche nella sorella, in tutta la famiglia; per quanto ognuno adotti strategie difensive differenti per convivere col proprio dolore.

Ma la storia non è solo costellata di momenti complicati, di ricordi amari; ci sono ingredienti ridenti e intrisi di solare ingenuità: come i primi batticuori, gli scontri non del tutto casuali che poi si rivelano essere incontri necessari, il ballo della scuola con l’elezione del re e della reginetta, i libri e le autrici amate, le descrizioni particolareggiate degli abiti che Kenya indossa per relazionarsi, ancor prima che con gli altri, con l’immagine che si sta costruendo di sé e le feste nelle ville private con i ragazzi che “nuotano, si baciano e fanno i tuffi stranissimi”.

Vien da chiedersi come l’autrice tratterà un materiale che, sulle prime, può apparire un tantino stereotipato, forse prevedibile; il bel mondo californiano – in questo caso di Seattle nello stato di Washington – che rimanda a modelli televisivi di gran successo, mi vengono in mente: Beverly Hills 90210, Melrose Place ma anche The Carrie diaries, per citarne solo alcuni.

Anche in questo caso ci sono tutti gli ingredienti: il padre ricco che vive con una donna più giovane che poi perderà un figlio nel corso di un incidente, anch’esso velato di oscure verità; e poi, le rivalità tra sorelle e amiche per via dei ragazzi più carini, il mondo sberluccicante e suadente là fuori che fa gola a certi e soggezione ad altri; tutto un lusso, un party, una passerella, una rincorsa a una certa, stereotipata, idea di perfezione. Da una parte, i vincenti e dall’altra gli eterni insicuri.

Kenya, la protagonista del libro, carina ma non bellissima, impacciata ed esageratamente emotiva, una sorta di Bridget Jones anche se meno forzata e più ‘nella norma (in cui moltissime ragazze di oggi possono identificarsi), racconta con dovizia di particolari – a mo’ di diario quotidiano – tutto il suo mondo interiore: le titubanze post adolescenziali, le rinunce necessarie per non uniformarsi a modelli cui non vuole somigliare e non correre il rischio di allontanarsi troppo da se stessa.

Non sogna il lusso sfrenato, il fidanzato più carino, gli abiti firmati, ma una vita indipendente, un appartamento suo e il college.

Qui sta il talento dell’autrice, nel mettere in forma i progetti dell’anima, nel sapergli dare una postazione (e un’impostazione) narrativa di rilievo, così che il lettore cresce con lei, vive gli stessi colori emotivi, gli impeti, i disagi e le piccole ambizioni.

Non è facile, in un mondo sfavillante dove vince chi appare, relazionarsi con l’esterno senza perdersi di vista e diventare ‘altroda ciò che si è veramente.

Kenya lo deve fare ogni giorno, in un contesto variegato eppure prevedibile, disseminato di voci allettanti e ricordi acidi che spesso ritornano aggressivi e rubano la scena. Non ha scelto lei di nascere così, con l’anima tersa, il cuore caldo e la mente lucida, quella di chi nei sogni ci include pure l’impegno e la totale devozione verso le poche cose che contano veramente.

Sì, perché il sogno può essere, anche per una giovane donna che sta gettando le basi per costruire il proprio futuro, non così dissimile dalla realtà, intendo: non solo spasimo, visioni lontane e irraggiungibili e poi, inevitabili frustrazioni.

Si diceva pocanzi della nota autobiografica che sovente imprime le pagine del libro d’esordio, eccola: nemmeno a dirlo, la protagonista desidera studiare letteratura inglese e lavorare nel mondo dell’editoria, “pubblicare autrici come Emily Carson il suo idolo.

Una ragazza di diciotto anni con una scrittrice come idolo, niente di strano? Ne conoscete molte, voi? Io conosco adolescenti con miti e idoli piuttosto diversi, recuperati dal mondo della musica,dello sport, dei social network.

Le pagine fitte fitte di azioni, talvolta anche troppe – quasi l’autrice volesse prendere per mano il suo lettore e non farlo sentire solo in quel mondo disseminato di piccole ritualità – accolgono stralci di passato, memorie famigliari, segreti mai rivelati, che poco a poco prendono forma e lacerano un tessuto solo in apparenza liscio ed omogeneo. Ci sono personaggi un po’ sinistri, complicati, in bilico tra il bene e il male, il lecito e l’illecito emotivo e per questo indubbiamente più stimolanti; un certo Logan, il vecchio amore di Kenya, che ricompare all’improvviso dopo essersi dileguato (è vera la storia di New York e della madre?) senza elargire troppe spiegazioni; e Davis enigmatico nipote della matrigna Sam che sulle prime sembra interessato a Kenya e tenta di sedurla, ma poi si rivela cinico e distruttivo, mosso da un odio per alcuni aspetti inspiegabile.

Questi enigmi, che non sfuggono al lettore e, anzi, lo incuriosiscono, trovano conferma proprio nelle gesta avventate di Davis che si rivela essere una sorta di giovane Serial Killer scoordinato e pasticcione; a tratti pure tragicomico, come sanno esserlo solo gli assassini alle prime armi.

Tanto che la protagonista si ritrova, suo malgrado, immersa in uno scenario da romanzo giallo che contrasta fortemente con la routine agiata e ormai consolidata in cui ci eravamo abituati a vederla, quella di una giovane ragazza benestante che rincorre ogni giorno, pur con qualche impaccio, i suoi desideri.

La trama, sul finire, si ingarbuglia infittendosi di parecchio ‘non detto’ che comincia a gridare, con irruenza, scaraventando per aria la vita di un’intera famiglia. Con la venuta di questo ragazzo, Davis, i tasselli della trama divengono taglienti, pezzi di vetro con cui è facile ferirsi.

Così che, i pochi personaggi rimasti sulla scena e che giocano un ruolo primario per trarre in salvo Kenya, assumono identità più precise, si rivelano attraverso i sentimenti che mettono in campo, senza più esitazioni, divenendo da comparse persone reali, ancor prima che personaggi: il padre Alexander, la sorella Tiffany, il migliore amico di Kenya, Dylan; e il suo primo fidanzato che dimostra di non averla mai dimenticata, Logan.

E’ difficile credere che per qualcuno la vita sia tutta una passeggiata. Ho solo diciotto anni e la mia vita mi sembra più simile alle montagne russe”.

Le illusioni e l’ingenuità si schiantano contro brutalità inattese che una ragazza di diciotto anni non sarebbe tenuta a provare; anche se alla fine del tormento, chi vince su tutto è la famiglia. La famiglia ricompattata, pur con tutte le vecchie ferite che fanno ancora male; e le poche certezze sulle quali Kenya-Aurora, per quanto giovane e inesperta, ha tentato di innalzare il suo progetto di felicità.

 

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