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Con la cultura non ci mangia chi la fa: i sottopagati, mal pagati e non pagati dello scintillante mondo della (quasi) Parma2020


di Titti Duimio
Alla vigilia del fatidico 2020, in cui Parma sarà l’immagine della cultura italiana, diverse sono le criticità nel settore professionale del teatro e dello spettacolo secondo i sindacati di riferimento per quanto riguarda due eccellenze culturali del territorio quali Solares Fondazione delle Arti e Teatro Regio.

In merito a Solares Fondazione, già nell’occhio del ciclone a luglio per lo sbrigativo licenziamento dei vertici del Teatro delle Briciole, eccellenza nazionale nella produzione teatrale per l’infanzia, seguito da altrettanto repentino ripensamento, si legge nella nota stampa congiunta di Slc CGIL e Fistel Cisl cittadine insieme alla rappresentanza sindacale aziendale (Rsa) “ad oggi la Fondazione non è in grado di far fronte all’indebitamento generale e garantire la realizzazione della stagione 2019/2020” con immaginabili conseguenze sulla programmazione del celebrato anno culturale che ci aspetta”

“Infatti, ad oggi-prosegue il comunicato-l’istituzione non è in grado di generare e reperire liquidità per far fronte all’indebitamento generale e quindi garantire la realizzazione della stagione 2019/2020 e relativi progetti produttivi.”

E ancora:

“Solares Fondazione delle Arti sta navigando a vista: non vi è alcuna certezza riguardo alla regolare corresponsione delle retribuzioni e compensi dei dipendenti; i collaboratori artistici (in qualsiasi forma contrattuale abbiano prestato la loro attività), le compagnie in cartellone nelle stagioni passate ed i fornitori non hanno ancora ricevuto quanto dovuto per la stagione 2018/2019. Inoltre, a fine ottobre, scadrà, non solo la proroga del contratto ed incarico della direzione artistica dell’area teatro, ma anche i contratti a termine di alcuni dipendenti”

Già, i dipendenti, i collaboratori, i protagonisti del ‘prodotto culturale’ che tanto serve all’immagine intellettuale di una città immersa nella storia dei suoi interpreti celebri che l’hanno resa simbolo di eleganza intellettuale, ma che in realtà vive di rendita sulla pelle di chi la cultura la fa e non solo la vende.

Costo basso per il grande riscontro d’immagine, che tocca altri settori del professionismo della cultura come denunciato da Roberta Roberti, consigliere comunale del Gruppo Misto, che molte volte ha chiesto trasparenza sulle assunzioni degli operatori culturali anche delle biblioteche cittadine.

“La cultura è il fondamento della civiltà, per questo le devono essere garantiti rispetto, professionalità e risorse adeguate-dice la Roberti-L’approssimazione e il volontariato non costituiscono solo un misero ed inaccettabile ripiego, ma la loro ricaduta sulla cittadinanza può diventare anche il presupposto per un imbarbarimento sociale e culturale di cui le istituzioni tutte porteranno la responsabilità.

Eppure quello culturale  è uno dei motori trainanti dell’economia italiana con circa 96 miliardi di fatturato (la moda ne produce circa 76).

E arriviamo al Teatro Regio, eccellenza internazionale del ‘prodotto’ identificativo di Parma: la musica e il teatro, riconosciuto in tutto il mondo tanto quanto il Parmigiano e il prosciutto ma che richiede competenze intellettuali e professionalità ad hoc per poterne assicurare l’eccellente esecuzione da esportare.

Ebbene nella seconda nota sindacale anche questa celeberrima istituzione, come tante altre in Italia comunque, sembra non rispetti le regole per un giusto compenso ai suoi artisti.

Nello specifico ci si riferisce ai mimi – performer: professionisti senza tutele che dietro le quinte del rinomato Festival lavorano praticamente senza essere pagati.

“Il bilancio per questi lavoratori, così come per la maggior parte dei lavoratori dello spettacolo dal vivo che svolgono la loro professione nei teatri italiani, è indubbiamente negativo: poco pagati, precari, praticamente senza tutele-dice il comunicato di denuncia firmato dai sindacati-

Chi sono questi lavoratori?

Gli attori, i danzatori, i performer, per la natura stessa del loro lavoro, sono professionisti chiamati continuamente alla trasferta e sottoposti a una condizione di intermittenza lavorativa.

Lavoratori invisibili alle tutele, ma ben visibili sul palco; giovani che girano l’Italia a loro spese, pagano affitti, trasporti e accettano, per poter lavorare, contratti capestro le cui condizioni economiche non solo sono ben lontane dall’equo compenso, ma spesso nemmeno sufficienti a coprire le spese.

Giovani che dell’arte e della cultura hanno fatto il loro lavoro, con professionalità indispensabili alla realizzazione dell’opera teatrale, e che rivendicano condizioni retributive proporzionate alla professionalità che esprimono sul palcoscenico e formule contrattuali che includano tutele e diano dignità al loro lavoro.

Pur essendo una situazione diffusa, è oggi il Teatro Regio di Parma, fondazione che riceve fondi pubblici dal Ministero dei Beni Culturali, dalla Regione Emilia Romagna e dal Comune di Parma, la città capitale della cultura 2020, chiamato a rispondere delle condizioni contrattuali ed economiche di questi lavoratori.

Slc Cgil e Nidil Cgil denunciano la gravità delle condizioni di questi lavoratori e, anche in virtù dei precedenti in altri teatri in Italia, hanno chiesto al Teatro Regio l’immediata regolarizzazione della loro situazione, sia sul piano contrattuale che retributivo, oggi e per il futuro, superando modalità che non fanno altro che sviliscono il lavoro di professionisti al servizio della cultura, lavoratori/professionisti che andrebbero invece valorizzati e gratificati.

Il Teatro Regio di Parma, al momento, si è dichiarato indisponibile a regolarizzare queste posizioni; saranno pertanto valutate iniziative di mobilitazione e legali.

Problemi di budget, di finanziamenti pubblici e risorse economiche in generale non possono essere l’alibi per comprimere condizioni economiche e di lavoro delle lavoratrici e lavoratori del settore dello spettacolo, dipendenti e non, assoggettandoli ad un costante ricatto occupazionale” chiude la nota.

Chi scrive è da sempre convinta che con la cultura non solo si mangi, ma si contribuisca a creare un sistema di confronto-ascolto di idee e pensieri che possano essere tradotti in sentire comune nel quale riconoscersi e identificarsi come collettività perennemente in cambiamento   mai ancorata a certezze pregresse ma in evoluzione condivisa verso nuovi linguaggi possibili che includono il dubbio e il forse come cifre indispensabili di crescita sociale.

Chi ‘produce’ cultura comunica il tempo in cui vive e solidifica un attimo di presente in un ipotetico visionario futuro e lo fa con competente conoscenza del mezzo che utilizza, frutto di studio e curiosità di tutto ciò che lo circonda ‘confezionando’ e consegnando al pubblico il suo bagaglio culturale a disposizione di tutti.

Forse un dettaglio per chi ‘usa’ il prodotto culturale solo per svago momentaneo ma lavoro indispensabile per costruire un racconto di identità e di relazioni che definisce i rapporti nella società, e un professionista del sapere, in ogni settore, rende un servizio indispensabile che non può essere sottovalutato.

Aspettiamo con fiducia.

1 Commento

  1. Pietro Bertolucci

    Ciao, da appassionato di teatro mi domando se sia possibile conoscere lo stato di salute di tutta la realtà teatrale di Parna, dalle organizzazioni più piccole a quelle medio grandi.
    Un occhio ai conti (che come tutte le attività dovrebbero essere pubblici), un altro ai contratti, un altro a biglietti, casse, scontrini e irregolarità varie. Perché mi risulta che non solo nei due Teatri citati nell’articolo ci sia del marcio.
    Saluti,
    Pietro

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