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La poetica, romantica e drammatica resilienza di un continente dimenticato negli scatti di Marco Gualazzini in mostra a Palazzo Pigorini dal 20 settembre

40 scatti che parlano di consapevolezza quelli del fotografo Marco Gualazzini, 40 racconti drammatici di una realtà lontana eppure in fondo così vicina a noi che spiegano e illustrano le radici della tragedia di un continente massacrato dalla storia e dimenticato della cronaca.

Vita che traspare dagli sguardi di uomini e donne che non fanno notizia, attimi che restituiscono dignità umana e rispetto per chi riesce a sopravvivere alla più grande crisi umanitaria contemporanea.

Questa la mostra ‘Resilient’ che inaugurerà venerdì 20 settembre a Palazzo Pigorini del fotografo Marco Gualazzini tratta dal suo libro fortemente voluto dal collezionista d’arte Giampaolo Cagnin insieme all’editore Roberto Koch di Contrasto.

La resilienza è la capacità di un sistema di adattarsi al cambiamento.

Marco Gualazzini nel suo lavoro cerca di testimoniare in che modo il continente africano reagisca ai problemi e alle crisi che lo flagellano con una capacità di resilienza straordinaria e insieme drammatica. Le immagini in mostra sono il frutto di un lungo lavoro di quasi dieci anni che hanno portato l’autore ad esplorare l’Africa alla ricerca di storie e vicende inedite. Storie che nessuno vorrebbe sentire.

Come sottolinea Gianluigi Colin nel suo testo che chiude il volume omonimo dal quale sono state tratte le immagini della mostra, “sono storie di donne violentate in Congo, di bambine somale in un perenne viaggio per scappare dalla fame, di ragazze nei campi profughi in Ciad, ma sono anche racconti sui crudeli miliziani a nord del Mali, i membri del Ganda Koy, ovvero i “Figli della terra” (hanno fatto migliaia di morti tra i Tuareg), con i mitra in mano mentre indossano una maglietta di una squadra di calcio come simbolo di paradossale rispettabilità. Oppure, ecco le storie del disperato cammino della gente dei Monti Nuba, nel tentativo di sfuggire ai bombardamenti e ai massacri del governo del Sudan.”

E il linguaggio degli scatti evita volutamente denuncia e spettacolarizzazione.

Drammatica normalità raccontata attraverso la bellezza, senza retorica, mai urlata ma descritta senza commento, un’estetica del dolore sommessamente suggerita e trasportata all’interlocutore quasi con tratto pittorico evocativo attraverso la luce che illumina protagonisti inconsapevoli del loro ruolo nella storia, e dai colori che come una citazione confermano l’importanza di ogni presenza.

Santi ed eroi nonostante loro, martiri designati in nome di una mai citata disumanità che fa da sfondo all’umanissima quotidiana vita dei resilienti. Quasi un gioco di trasparenze dove a prevalere è ogni singolo uomo o donna e la sua storia piuttosto che la miseria dell’umanità contemporanea colpevole d’indifferenza.

In ogni scatto si sente il respiro esistente di ogni protagonista sollevarsi dell’assordante silenzio di quello che li circonda.

È il caso delle sue immagini del Congo, paese piegato dalle credenze popolari e dal rapporto tra religione e stregoneria, dove chi soffre di malattie mentali viene tuttora considerato un indemoniato e lo stupro è usato come arma di guerra (ogni anno vengono stuprate 15.000 donne); o il Mali tormentato dalla guerra e dalle infiltrazioni islamiste nell’Africa subsahariana.

Nei suoi reportage Gualazzini documenta le condizioni del Sudan del Sud e della Somalia, uno tra i paesi più pericolosi e meno accessibili per stranieri e giornalisti. Durante il suo ultimo viaggio, nel 2018, il fotografo ha testimoniato la grave crisi umanitaria in corso lungo il bacino del lago Ciad, dovuta alla desertificazione come conseguenza del cambiamento climatico.

L’inaugurazione della mostra è in programma venerdì 20 settembrealle ore 18 in presenza dell’autore e dell’Assessore alla Cultura del Comune di Parma Michele Guerra.

La mostra è poi visitabile a ingresso gratuito fino a domenica 27 ottobre nei seguenti orari: mercoledì e giovedì dalle 15 alle 19; dal venerdì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 (lunedì e martedì chiuso).

Presso Palazzo Pigorini è allestito anche un bookshop a cura di Contrasto in cui sarà in vendita il volume che ha ispirato la mostra oltre ad altre pubblicazioni della medesima casa editrice.

Biografia

Nato a Parma nel 1976, Marco Gualazzini ha iniziato la sua carriera come fotografo nel 2004, con il quotidiano locale della sua città natale, La Gazzetta di Parma.

Il suo lavoro nel corso degli anni comprende dei reportage sulla micro-finanza in India, sulla libertà di espressione in Myanmar, sulla discriminazione delle minoranze in Pakistan, ed è stato pubblicato su con amplio spazio, su riviste nazionali e internazionali, tra cui CNN, M (Le Monde), Der Spiegel, The Sunday Times Magazine, Paris Match, The New York Times, Al- Jazeera, Geo tra gli altri.

Negli ultimi anni ha coperto prevalentemente crisi umanitari e conflitti in Africa.

Gualazzini ha pubblicato su teste nazionali e internazionali e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui Getty Images Grant for Editorial Photography il PDN e World Press Photo.

Resilient, edito da Contrasto Editore è il suo primo libro.

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