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Si è tenuto a Tizzano l’incontro pubblico ‘Il lavoro nel pensiero e nell’opera di don Luigi Sturzo’

Partecipato l’incontro “Il lavoro nel pensiero e nell’opera di don Luigi Sturzo” che si è tenuto a Tizzano lo scorso 13 agosto, all’interno della rassegna “Conversazioni in canonica”, organizzato dalla Parrocchia in collaborazione con il Movimento Cristiano Lavoratori e con l’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro.

Ad aprire l’incontro il saluto del parroco, don Giovanni Orzi, ai numerosi partecipanti e fra questi, in rappresentanza dell’amministrazione comunale il Vice Sindaco Andrea Zammarchi. “Abbiamo pensato di approfondire il tema del lavoro nel pensiero e nell’opera di don Luigi Sturzo di cui lo scorso 18 gennaio abbiamo celebrato il centenario dell’appello ‘Ai liberi e forti’, che sancì la nascita del partito popolare, mentre l’8 agosto i sessant’anni dalla sua morte”, ha affermato Don Giovanni.

Un incontro, quello su don Sturzo, con cui la comunità parrocchiale di Tizzano ha proseguito il suo cammino di “Chiesa in uscita”, in dialogo con le persone e le realtà associative e lavorative del territorio sul tema fondamentale e nevralgico del lavoro, pensato soprattutto nel contesto del nostro appennino. 

A rileggere l’attualità dell’esperienza, della testimonianza cristiana del prete di Caltagirone, don Augusto Fontana: “Alcuni aspetti della vita di don Sturzo mi portano a rivedere la mia vita di sacerdote all’inizio del mio ministero, prima nelle fabbriche, poi in alcune missioni del sud America e come parroco. Così come oggi, l’impegno della consulta diocesana della pastorale sociale e del lavoro da me coordinata vuole essere anche un segno tangibile di prossimità e di ascolto a quelle che sono le complesse situazioni del mondo socio occupazionale, con uno sguardo alle persone più fragili e disagiate”. 

Il paradosso di don Sturzo è stato quello di essere un sacerdote, testimone della carità pastorale e dell’impegno nella politica che nasceva dall’essere figlio della Rerum Novarum di Leone XIII, l’enciclica considerata tra i fondamenti della dottrina sociale della Chiesa, che pone in evidenza e con chiarezza come prima di tutto viene la persona, la libertà della persona, la sua dignità. “Don Sturzo visse – come ha messo in evidenza Giuseppe La Pietra – la sua spiritualità civica, in modo pienamente compatibile con il suo ministero sacerdotale che non si rassegnava a vederlo all’interno di un orizzonte sacrale ma voleva radicarsi sul piano sociale, respirando il vento della passione civile che, come egli stesso affermava, lo portava a “lasciare Dio per servire Dio” fra gli operai, gli agricoltori della sua terra, fra coloro che lavoravano nelle solfatare e privati spesso dei diritti e della dignità dell’essere persona”.

Argomenti questi, ripresi e approfonditi nell’intervento di Giorgio Pagliari, che ripercorrendo le fasi salienti della vita don Sturzo si è poi soffermato su come: “don Sturzo avesse fra i suoi obiettivi quello di restituire attraverso il lavoro la dignità alle persone. Questo incontro diretto con la sua gente lo portò a toccare con mano i disagi, le diverse forme di povertà presenti e per questo organizzò cooperative rurali, bancarie, per contrastare l’usura. Ebbe a cuore la formazione delle persone più povere creando circoli, scuole agrarie, giornali. Un sacerdote per certi versi scomodo anche all’interno della Chiesa stessa, che nel tempo divenne un leader nazionale. Guardando a don Sturzo mi viene da condividere con voi come oggi sia sempre fondamentale vivere la politica come servizio, come passione per la Comunità”.

Il dibattito si è poi aperto con diversi interventi dei presenti. Don Sturzo, come di recente ha affermato il Presidente Mattarella resta ancora oggi “Uno dei protagonisti della storia democratica del nostro Paese” con cui confrontarsi per ciò che stiamo vivendo sul difficile tema delle politiche del lavoro. 

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