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Odissea di Nikos Kazantzakis: il 16 e 17 dicembre al Teatro Due

ODISSEA

di Nikos Kazantzakis

traduzione Nicola Crocetti

con Tommaso Ragno

musiche originali composte ed eseguite al pianoforte da Orazio Sciortino

a cura di Walter Le Moli

produzione Fondazione Teatro Due, Parma

Teatro Due, Parma

16 dicembre 2017, ore 19.00

17 dicembre 2017, ore 16.00

Pubblicato per la prima volta nel 1938, Odissea, il capolavoro mastodontico del grande poeta greco Nikos Kazantzakis prosegue il viaggio di Ulisse dopo l’arrivo a Itaca. Nella nuova saga l’eroe, ormai rimpatriato ma annoiato dalla tranquillità della vita sull’isola, decide di rimettersi alla testa dei suoi compagni. Da Sparta, dove trova un Menelao imbolsito e un’Elena che fuggirà con lui, alle sorgenti del Nilo, dagli intrighi di Creta fino ai ghiacci dell’Antartide, Ulisse sarà protagonista di un nuovo viaggio, che tenta di dare un rinnovato senso alla vita, un nuovo significato alla morte, e di consolare l’umanità.

L’Odissea di Kazantzakis sarà presentata al pubblico il 16 dicembre 2017 alle ore 19.00 e il 17 dicembre alle ore 16.00 al Teatro Due di Parma, che ne produce la messa in scena.

Non ancora tradotta integralmente in italiano, il testo proposta al pubblico è solo una parte dei 33333 versi e 24 libri che compongono la totalità dell’opera ed è il frutto del lavoro di traduzione di Nicola Crocetti, tutt’ora in corso.

La voce di Tommaso Ragno si intreccia in scena alle note composte ed eseguite al pianoforte da Orazio Sciortino, in uno spettacolo di musica da camera nel genere del melologo, che racchiude in sé la massima fusione fra parola poetica e musica, diretto da Walter Le Moli.

La collaborazione fra l’editore e traduttore Nicola Crocetti e il regista Walter Le Moli prosegue, in seno a Fondazione Teatro Due, da diversi anni: già nel 2014 il regista aveva indagato le enormi potenzialità sceniche del verso poetico dei grandi autori contemporanei greci, con la messa in scena di Quarta Dimensione di Ghiannis Ritsos, 8 monologhi interpretati da altrettanti attori in uno spazio scenico con opere dell’artista contemporaneo Luca Pignatelli.

Le traduzioni di Nicola Crocetti sono magnifiche, “sofferte”, mai banali, Nicola riesce a trovare il peso giusto per restituire il senso profondo del verso – racconta Walter Le Moli.

Le parole di poeti come Kazantzakis o Ritsos serbano una grande potenza di immagine, la loro è parola straordinariamente teatrale. Del resto il teatro ha rinunciato al verso andando nella direzione della cosiddetta prosa, a scapito, forse, della concisione, della forza e allo stesso tempo della leggerezza della poesia, perché per dirla col Marino “è del poeta il fin la meraviglia”.

Ricordiamoci che molto di Shakespeare e Molière è in versi, poesia che giocoforza nelle traduzioni diventa prosa.

Quella che Kazantzakis fa con l’Odissea è un’impresa titanica – prosegue il regista. Se James Joyce concentra il viaggio di Ulisse in una sola giornata, il poeta greco lo espande facendolo proseguire fino ai giorni a lui contemporanei; se l’eroe mitico è spinto dal bisogno di tornare, l’Ulisse di Kazantzakis vuole ripartire.

Nel suo testo si susseguono immagini potentissime, irriproducibili scenograficamente se non correndo il rischio di scadere nel kitsch; unico elemento accostabile a tale potenza è una musica che ne segua il significato e lo sviluppi in un altro modo, ecco perché la nostra Odissea è una vera e propria jam session fra attore e compositore/esecutore.”

“L’Odissea di Kazantzakis si compone di 24 Canti, quante sono le lettere dell’alfabeto greco, e quanti sono i canti dei poemi omerici. Lo scrittore cominciò a comporla nell’inverno del 1925 a Creta, dove scrisse i primi cinque canti. I restanti 18 canti li scrisse in un isolamento ascetico a Egina in appena quattro mesi, dal 20 maggio al 22 settembre 1927. Kazantzakis aveva una capacità lavorativa prodigiosa, e scriveva al ritmo travolgente di circa 200 versi al giorno. Lui stesso descrive così quello stato d’animo e la sua ispirazione: “Rivelazione, incantamento, esaltazione, beatitudine, illuminazione, libertà…”. Ma per completare il poema gli occorsero tredici anni, e lo scrisse e riscrisse ben sette volte. D’altronde, non si dice che anche Platone scrisse l’Introduzione alla Repubblica sette volte? E come non definire eroica questa devozione assoluta al suo lavoro? I 33.333 versi decaeptasillabi dell’Odissea di Kazantzakis sono una sorgente viva della lingua greca. Il suo ricchissimo lessico può ammaliare ma anche far disperare il lettore per la sua straordinaria inventiva nel plasmare nuovi lemmi e nuove parole composte, spesso difficili da comprendere e introvabili su qualunque dizionario greco. Uno studioso ha compilato un elenco di quasi 5.000 parole “athisàvrites”, cioè non trascritte su nessun lessico. Naturalmente, la sua fonte primaria è Omero, i cui poemi ha tradotto in greco moderno, assieme al filologo Kakridìs. Ma anche qui, la sua non è una semplice traduzione in un comprensibile demotico moderno. La sua è la traduzione in una lingua greca assolutamente nuova, con il conio e l’invenzione di centinaia di nuovi lemmi, verbi e aggettivi. Lettore onnivoro, Kazantzakis pesca il suo lemmario sconfinato dal mare senza fondo delle opere letterarie greche, classiche e moderne, dai tragediografi, dai lirici, dai poeti e scrittori bizantini, e dai suoi contemporanei. Ma pesca anche, e a piene mani, dal lessico del popolo di Creta, quello dei pastori, dei contadini, dei pescatori, della gente semplice e incolta; e pesca dal ricchissimo patrimonio dei canti popolari. L’Odissea di Kazantzakis è un epos grandioso, un unicum assoluto nel Novecento. Il poeta si è immerso nel fluido del Mito, proseguendone l’incanto e il dilemma. Il suo Ulisse è inquietante e potente, omerico e insieme diverso da quello dell’aedo cieco, ma con coerenza, e con la stessa forza dell’originale. Come gli uomini plasmano i propri dèi, così Kazantzakis plasma il suo Odisseo a propria immagine e somiglianza, gli affida tutti i propri desideri e il compito di portarli a compimento. Primo fra tutti quello di dimostrare che l’uomo e la sua sete di conoscenza trascendono la propria finitezza, sono perenni. Tutta l’opera di Kazantzakis, e l’Odissea in modo particolare, è una lotta del bene contro il male. Compito di un poeta e di uno scrittore – dice Kazanzakis – non dev’essere la ricerca del bello ma della verità; non dev’essere quello di creare un’utopia ma, al contrario, quello di trasformare l’utopia in realtà.”

Nicola Crocetti, L’Odissea di un traduttore

Walter Le Moli

Regista, Professore Straordinario dal 2007, è stato dal 2001 al 2015 Direttore del Corso di Laurea Specialistica in Scienze e Tecniche del Teatro presso la Facoltà delle Arti dell’Università IUAV di Venezia. Dal 2002 al 2007 è stato Direttore Artistico della Fondazione Teatro Stabile di Torino e dal 1980 al 2002 di Fondazione Teatro Due di Parma. Nel 1970 è stato fra i fondatori del Collettivo di Parma che ha dato vita in seguito al Teatro Stabile poi divenuto Fondazione Teatro Due. Nel biennio 1997-98 è stato Consigliere della Biennale di Venezia e dal 1998 al 2002 Presidente dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico. Per il Giubileo del 2000 ha progettato la riapertura dell’Anfiteatro Flavio (Colosseo) di Roma con Antigone, Edipo Re e Edipo a Colono di Sofocle; nel 2001 è stato Sovrintendente delle Celebrazioni per il centenario di Giuseppe Verdi. Per le Olimpiadi invernali di Torino nel 2006 ha ideato con Luca Ronconi il “Progetto Domani”. Dal 2006 al 2010 è Presidente del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara. Fra le sue principali regie di teatro e d’opera: Genet, Wedekind, Weiss, Sartre, Cechov, Shakespeare, Omero, Ritsos, Molière, Ionesco, Achternbusch, Sofocle, Schönberg, Janacek, Vivaldi, Verdi, Mozart, Puccini, Cavalli, Menotti, Donizetti, Mendelsshon, Middleton-Rowling, Shaw, Horovitz, Vian, Strindberg, Horvath, Goldoni.

Tommaso Ragno

Sin dai primi anni Novanta viene diretto da Carlo Cecchi ne La dodicesima notte di William Shakespeare, Leonce e Lena di George Büchner, La locandiera di Carlo Goldoni. Affronta il teatro shakespeariano nell’ambito del progetto “Trilogia Shakespeariana” al Teatro Garibaldi di Palermo con Amleto, Sogno di una notte di mezza estate e Misura per Misura. Sempre per la regia di Cecchi recita in Hedda Gabler di Henrik Ibsen, Le nozze di Anton Cechov, Sik -Sik l’Artefice magico di Eduardo De Filippo. È con Carlo Cecchi in “Abbastanza sbronzo da dire ti amo?” (2012), di Caryl Churchill.

Viene scelto da Luca Ronconi per Strano interludio di Eugene O’Neill, Lo specchio del diavolo di Giorgio Ruffolo, Troilo e Cressida di William Shakespeare. Toni Servillo lo dirigerà ne La trilogia della villeggiatura di Carlo Goldoni. Interpreta fra gli altri anche Calderon de la Barca, Cechov, Pessoa, Garcia Lorca, Ibsen, Pirandello, O’Neill, Pinter.

Fra i registi ha lavorato con Piero Maccarinelli e Cristina Pezzoli, prodotto da Fondazione Teatro Due, Jean René Lemoine, Alessandra Cutolo (che nel 2013 lo sceglie per “Uno”), Lucia Vasini, Carmelo Rifici, Cesare Lievi, A. Ruth Shammah, Emma Dante. Tommaso Ragno incontra il cinema nel 1997 con Tutti giù per terra, è il protagonista di Chimera nel 2001 per la regia di Pappi Corsicato. Il 2006 lo vede al fianco di Isabelle Huppert in Médée miracle per la regia di Tonino De Bernardi.

Emidio Greco lo sceglie ancora come protagonista de L’uomo Privato nel 2007 dopo averlo diretto ne Il Consiglio d’Egitto nel 2002. Nel 2012 reciterà in Io e te di Bernardo Bertolucci, in Go with le Flo di Michael Glover e in Viaggio sola di Maria Sole Tognazzi, nel 2013 ritroviamo Tommaso Ragno in Terra dei santi di Fernando Muraca, in Mani in terra di Giulio Manfredonia e in A golden boy di Pupi Avati.

Dal 2004 Tommaso Ragno è voce narrante de Il ritratto di Dorian Gray, Dracula, Camera con vista, Da quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille, Frankenstein e di molti altri classici della letteratura italiana e straniera nel programma radiofonico “Ad Alta voce” sulle frequenze di Rai Radio 3. A partire dal 1998 con Più leggero non basta diretto da Elisabetta Lodoli, ha interpretato vari ruoli in diverse fiction, imponendosi come protagonista nella serie “Distretto di Polizia-11” e ne “Il XIII Apostolo” diretto da Alexis Sweet.

Orazio Sciortino

Pianista e compositore, collabora con importanti istituzioni musicali italiane ed estere: Teatro alla Scala di Milano, MiTo Settembremusica, Orchestra Verdi, Orchestra del Teatro La Fenice, Bologna Festival, IUC di Roma, Ravello Festival, Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, Accademia Filarmonica di Verona, Maggio Musicale Fiorentino, I Pomeriggi Musicali, Associazione Scarlatti di Napoli, Amici della musica di Palermo, Sagra Malatestiana di Rimini, Amici della musica di Perugia, Società del Quartetto di Milano, Festival di Ankara, Konzerthaus di Berlino, Salle Molière di Lyon, Ottawa Chamber Music Festival, Sala Cecilia Meireles di Rio De Janeiro etc.. Recente il successo della sua opera, La Paura, da un racconto di Federico De Roberto, su libretto di Alberto Mattioli, commissionata dal Teatro Coccia di Novara e dedicata alla Grande Guerra 1915 – 1918. Su commissione della Fondazione Spinola Banna per l’arte presenta, nel giugno 2016, l’opera breve MeetHer, su libretto e soggetto prorio e, tra gli altri impegni recenti si segnala Sol Invictus, per coro e orchestra, commissione del Teatro Lirico di Cagliari.  Per il Teatro alla Scala, nella stagione in corso 2016/2017, presenterà la fiaba musicale, La Gattomachia, per voce recitante e orchestra da camera Incide attualmente per Sony Classical e per Dynamic, Bottega Discantica, Limen. Ha lavorato con gli editori Mazzotta e Skira su progetti riguardanti il rapporto tra arti visive e musica e, nell’ambito della divulgazione è spesso invitato a tenere seminari di guida all’ascolto, conferenze e simposi. Recentemente, in collaborazione con il CERN di Ginevra e la Fondazione Agalma, è stato invitato a tenere un TED Talk sull’esperienza dell’ascolto e l’attività neuronale. E’ stato nominato Krug Ambassador. La prestigiosa maison di champagne, per la prima volta nella sua storia, chiede ad un compositore di comporre un brano interamente dedicato a Krug.  Nasce così il pezzo pianistico “Lives through a glass” che Orazio Sciortino ha composto dedicato a Krug Grande Cuvée ed incluso nell’album di prossima uscita Self Portrait per Sony Classical.

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