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Diari di Bordo: Giuseppe Lupo racconta la magia di un incanto italiano

di Titti Duimio

Lucano d’origine, milanese d’adozione Giuseppe Lupo, gia’ vincitore del Premio Campiello 2011 con ‘L’ultima sposa di Palmira’ edizioni Marsilio, ha presentato sabato 28 ottobre alla libreria Diari di Bordo di borgo Santa Brigida il suo ultimo romanzo pubblicato sempre da Marsilio ‘Gli anni del nostro incanto’ preceduto da un’ampia introduzione del critico letterario parmigiano Giuseppe Marchetti e in presenza di molti esponenti della comunita’ lucana di Parma.

“Un libro straordinario che racconta un’Italia postbellica completamente nuova e diversa dalla precedente, un libro scritto da chi ha compreso fino in fondo il secolo breve che ci ha preceduti soprattutto la seconda meta’ dopo il ’45.
La storia semplice e’ quella di una famiglia che si trasferisce dal sud al nord per contribuire alla rinascita di un paese dopo la devastazione della guerra. E’ il passaggio dalla civilta’ contadina a quella industriale attraverso la memoria poetica di chi ha partecipato e creduto in questo incanto. Senza rimpianti, consapevoli di una scelta voluta e condivisa che avrebbe regalato un sogno di una vita migliore.” dice Marchetti.

Tutto spiegato nel flash di una foto storica che appare in copertina, una Vespa, una famiglia di quattro persone, Milano sullo sfondo con il Duomo e piazza Fontana, anni ’60, prima della bomba che ha cambiato la storia di Italia e rotto l’incanto di anni in equilibrio tra speranza ed illusioni.

“Da quella foto e’ partito il libro, e quella foto e’ il libro stesso. La costruzione del racconto e’ gia’ li’, in bianco e nero, in una sintesi completa di quello che era il clima entusiasta e consapevole in cui ognuno individualmente contribuiva a costruire un paese su basi condivise.
Ho immaginato chi fossero i personaggi ritratti nella foto, studiando i dettagli per capire i ruoli di questo racconto perfetto e ho inventato la storia attorno dando un passato ed un presente a questa famiglia, e la foto diventa il fulcro del libro. Ho voluto raccontare gli anni piu’ belli che l’Italia abbia vissuto e forse non sono stati abbastanza descritti nell’emozione positiva dei suoi interpreti spesso catalogati in classe operaia frustrata e delusa, questa, invece, e’ la storia dell’attimo prima, di chi ha cambiato il nostro paese credendo che quella fosse la strada giusta”.

Il racconto dell’incanto di tutti noi, di un’Italia che per vent’anni ha regalato la reale possibilita’ di immaginare un futuro in cui tutti potevano aspirare a migliorare la vita dei propri figli e quindi del paese intero, insieme si andava verso la modernita’ e la fabbrica diventava luogo di orgoglio di un’appartenenza come se ogni singolo operaio con il suo gesto quotidiano ripetuto contribuisse alla realizzazione della modernita’. Vent’anni troppo brevi che finiscono con gli attentati degli anni ’70 e la definitiva rottura di una magica pace sociale che aveva generato il boom economico e la definizione di modernita’ intesa come progresso.

Meridionale lui, veneta lei, interpreti di una infinita periferia italiana che individua in Milano la sede fisica di un’opportunita’ “Siamo venuti a Milano per essere all’altezza di questi anni” dice Regina al marito, e’ qui a Milano che si tiene l’appuntamento con questi incredibili anni e qui bisogna essere. E’ il racconto di questa presenza e non del viaggio o della rinuncia al paese natio, o la delusione di un’aspettativa, questa famiglia inizia a Milano e si identifica in lei, come l’Italia, e ne ripercorre l’atmosfera e il sentire sovrapponendo la storia famigliare con quella del paese.
E’ il 1982, vent’anni dopo, infatti che un evento drammatico ed imprevisto mette la famiglia nelle condizioni di affrontare il tema della memoria; mentre si svolgono i mondiali in Spagna Regina viene colpita da un’amnesia improvvisa e, su suggerimento dei medici, la figlia ormai ventenne passa giornate intere al suo capezzale con quella eloquente foto cercando di stimolare la memoria della madre ripercorrendo momenti ed emozioni della famiglia, che forse appartengo ad un’epoca intera, e forse in quel letto c’e’ l’Italia intera che ha perso la memoria di quel nostro magico incanto.

Giuseppe Lupo (Atella, 27 novembre 1963) è uno scrittore e saggista italiano. Insegna letteratura italiana contemporanea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Milano e Brescia. Ha esordito nella narrativa con il romanzo ‘L’americano di Celenne’ (Marsilio 2000), con cui nel 2001 ha vinto il Premio Giuseppe Berto e il Premio Mondello opera prima.

https://diaridibordo.jimdo.com

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