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Museo dei Burattini di Parma: alla scoperta dell’antica arte, Bargnocla Fasolino e Sandrone della famiglia Ferrari

di Marco Rossi

“Il legno, in cui è tagliato Pinocchio, è l’umanità” ha affermato Benedetto Croce riferendosi alla più celebre marionetta di tutti i tempi, ma che non si dovrebbe assolutamente limitare a quest’ultima: per quanto oggetti inanimati, le marionette e i burattini hanno saputo riprodurre l’umana natura alla perfezione, affascinando e divertendo gli spettatori di tutto il mondo per secoli.

Nonostante quest’arte sia ormai non più in auge, a Parma il Castello dei Burattini, voluto da Giordano Ferrari negli anni venti, è uno splendido omaggio a quelle figure di legno che fanno parte della nostra tradizione.

Nella mattinata di sabato 26 agosto, in occasione di altre iniziative promosse dai musei civici, è stata organizzata una visita guidata gratuita al ricco materiale conservato. La collezione del museo Ferrari nasce non per vanto ma per ricordo di quest’arte di burattinai e marionettisti. Ci si è resi conto che, una volta scomparsi i capostipiti, l’arte stessa moriva.

La famiglia Ferrari è originaria della provincia di Parma, con capostipite Italo, padre del fondatore del museo. Tutta la famiglia si è concentrata sul lavoro con i burattini, arrivando all’apice del successo negli anni quaranta: hanno costruito e colorato i burattini, creato i caratteri dei personaggi, scritto i copioni e composto la musica per gli spettacoli. Il lavoro di burattinai nasce grazie all’incontro tra Italo, calzolaio nell’Oltretorente, e i Campogagliani, una delle tante famiglie di burattinai della zona. Italo, da grande amante di quest’arte, lo fa diventare il suo mestiere entrando come apprendista proprio nella compagnia dei Campogagliani.

Principalmente la famiglia Ferrari ha utilizzato tre personaggi, tutti conservati tra le teche del museo: Bargnocla, Faoslino e Sandrone.

Bargnocla è un calzolaio originario di Parma, ed è stato creato direttamente dai Ferrari nel 1914. Questo burattino parla in dialetto parmigiano e vive nell’oltretorrente, esattamente come il capostipite. La sua caratteristica è un bernoccolo dovuto a una voglia di prosciutto e il naso rosso per il troppo vino. I colori accesi del volto sono voluti per puntare sull’espressività.

Fasolino è originario di Bologna ma parla in italiano ed è più scherzoso, giovane e birichino, caratterizzato dal cappello e dal neo a forma di fagiolo.

Sandrone invece è di Modena, ed è un contadino rozzo e ignorante, caratterizzato dalla cuffia a strisce. Questi personaggio sono stati affiancati da Arlecchino, Brighella, Pantalone e da altre tipiche maschere italiane, ma anche da tutta una serie di figure, come la famiglia di Sandrone, oppure mostri e scheletri.

Spesso si confondono marionette e burattini, ma le differenze sono evidenti. I burattini, che vengono inguantati, sono molto più espressivi, come Bargnocla, mentre le marionette, mosse dai fili, dovendo rappresentare la figura umana nei suoi gesti, sono meno espressive ma più realistiche. Ai burattini, per compensare il loro minor realismo, sono stati aggiunti spesso degli effetti particolari, come due cannucce all’interno del corpo, una per buttare giù il vino, l’altra per gonfiare la pancia per il troppo cibo.

Le marionette di Vittorio Podrecca, presenti nella terza sala capeggiate da un diavolo, sono invece un esempio perfetto di realismo, date le loro dimensioni, battute solo dai pupi siciliani. Questi ultimi possono muovere solo le braccia e utilizzano solo il recitato, quasi come una cantilena, rappresentavano soprattutto combattimenti. Con la concorrenza della televisione, le marionette hanno iniziato a sviluppare una serie di movimenti sempre più complessi, per continuare a stupire il pubblico: possono ballare come persone, suonare, fare acrobazie e persino fumare.

Tra gli ultimi burattini ricordati nella cultura italiana vi sono anche quelli del Gruppo 80, fondato da Enrico Valenti, composti da Uan, Ambrogio e Five, presenti nella quarta sala, che hanno presentato cartoni e programmi televisivi negli anni ottanta e novanta. Nonostante siano di gommapiuma, hanno comunque dei meccanismi particolari. Uan e Ambrogio sono inguantati da due persone, una per le braccia e una per la bocca. Five invece, come Topo Gigio, è mosso da bastoncini su fondo nero. Con loro, anche le ultime generazioni di bambini hanno potuto conoscere ed amare i burattini.

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