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“La cultura è libertà”- Incontro con il neo assessore alla Cultura, Michele Guerra

di Titti Duimio

 

Presentata il 14 luglio, nella Sala di Rappresentanza del Comune dal sindaco Pizzarotti, la squadra completa di governo della città per i prossimi 5 anni.

La scelta del nuovo assessore alla Cultura è sicuramente una delle novità più promettenti di questa amministrazione. Michele Guerra, classe ’82, professore associato di Cinema dell’Università di Parma e delegato del Rettore per la Cultura e la Comunicazione, vanta un curriculum internazionale e diverse cariche all’interno di gruppi di ricerca e associazioni culturali del nostro paese ai quali rinuncerà mantenendo solo il ruolo didattico per meglio dedicarsi al mandato politico.

Un uomo competente e abituato ad ambienti culturali accademici, con una chiara visione delle esigenze e potenzialità della nostra città, probabilmente in grado di ricostruire un’identità culturale di Parma rispettandone le naturali vocazioni artistiche con la consapevolezza di una modernità che ne completa la storia.

“Per fare ciò c’è bisogno di sinergia tra i diversi comparti dell’amministrazione e si deve creare un progetto comune per proporre una visione condivisa e credibile che comprenda turismo, musei, ambiente, politiche giovanili, istruzione e ogni altro settore della città” spiega Michele Guerra.

Assessore, Parma proseguirà il percorso di candidatura a Capitale Europea della Cultura 2020 iniziata dall’amministrazione precedente la scorsa primavera?

“Non ho iniziato io la manifestazione d’interesse perchè non ero qui, ma ora c’è una deadline da rispettare e bisogna valutare se esiste un progetto unitario da presentare con un’idea fortemente inclusiva al centro. Sarà uno dei temi prioritari di questi primi giorni”.

La contaminazione dell’arte contemporanea in spazi di una città votata al passato. Iniziata con coraggiosi progetti privati vedrà l’impegno delle istituzioni sotto la sua amministrazione?

“L’arte contemporanea è un tema fondamentale che frequento non solo per interessi professionali ma anche perché credo che per Parma sia un argomento molto forte che noi intendiamo promuovere con tutto quello che è nelle nostre possibilità. Sul fatto, poi, che l’arte contemporanea possa pervadere spazi che appartengono ad altre epoche credo che sia indispensabile e un esempio per tutti è stato il regista Peter Greenaway al Teatro Farnese per il Festival Verdi del 2016 e la programmazione di Verdi Off di quest’anno mi sembra in perfetta continuità con quel progetto di contaminazione tra tecniche moderne e tradizione.

Un tema che a me sta molto a cuore è quello dei tempi della città, questa città ha diverse stratificazioni temporali, se facessimo ora una passeggiata fuori da qui incontreremmo in poco tempo la Parma romana, medioevale, quella rinascimentale, farnesiana, luigina e verdiana e poi più in là la Parma delle barricate fino ad arrivare alla nostra Parma di oggi. Noi viviamo dentro tutti questi tempi che non sono solo storici ma comprendono anche diverse temporalità dei gruppi sociali che vivono la città: un bambino o un anziano percepiscono in diversi modi i tempi della città e penso che la cultura sia il luogo dell’inclusione dei tempi. La gestione politica e sociale di questi tempi è veramente complicata ma la cultura è l’unico mezzo per includere tutti. Per ciò l’idea del contemporaneo che pervade i tempi antichi e della tradizione è un’idea molto forte che può servire a vivere l’oggi ma anche per ripensare il nostro passato”.

Lei prevede la collaborazione di tutte le iniziative culturali della città per realizzare una proposta completa e condivisa di ampio respiro per Parma? Un tavolo culturale?

“Ci sarà sicuramente un incontro collettivo perchè credo che il tavolo della cultura nella nostra città non debba e non possa avere frammentazioni o barriere di sorta, la parola che meglio rappresenta la cultura è libertà e quindi confronto e programmazione con dialoghi aperti che ho già iniziato a fare perchè voglio che sia chiaro che la posizione del comune è di completa apertura a chiunque abbia proposte o progetti che promuovano e favoriscano la cultura con la C maiuscola. Non ci metteremo mai di traverso ad un’idea valida. Ne discuteremo con tutti guardandoci negli occhi”.

Visto che lei proviene dall’Università e dallo CSAC, pensa che ci possa essere una sinergia tra comune e istituzioni culturali per valorizzare e rendere maggiormente visibile il patrimonio artistico dell’Archivio della Comunicazione?

“Lo Csac è per la città un patrimonio indispensabile, appartiene all’Università e credo che sia il precedente Rettore Borghi, che l’ha rilanciato, sia il presidente Francesca Zanella conoscano bene le infinite potenzialità di quel luogo. Quindi è dovere dell’amministrazione dialogare con loro per valorizzarlo. Lo Csac ha segnato la vita culturale di Parma con grandi mostre ai tempi di Quintavalle molte volte precorrendo i tempi anche a livello nazionale. L’intento è quello di creare sinergie anche con la conoscenza che io stesso ho di quella realtà”.

Crede che Parma possa rilanciare la sua identità oltre il suo indiscutibile ruolo di capitale del cibo?

“Il tema enogastronomico è molto forte ed è innegabile che in tutto il mondo il nome di Parma venga abbinato alla tradizione alimentare e alle sue eccellenze, il cibo è ovviamente cultura, i molteplici riconoscimenti come il marchio Unesco sulla Città Creativa della Gastronomia lo confermano e creano grandi aspettative in questo senso spingendoci inevitabilmente verso questa direzione, ma che oltre a questo Parma sia molto altro non ci sono dubbi e si può costruire un percorso turistico attorno alle nostre eccellenze per ampliare il racconto della nostra città”.

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