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Malcevschi, il “papà” del Festival dello Sviluppo Sostenibile a Parma: “Sostenibilità è dialogo, dove sono gli imprenditori?”

L’Italia deve svegliarsi dal torpore. Capire che le azioni per combattere la crisi ambientale devono essere ora e non l’anno prossimo, non tra 5 anni, non quando tutti gli Stati riusciranno a mettersi d’accordo (vediamo il fallimento del G7 a Taormina).

Asvis, e il suo fondatore Enrico Giannini, provano a risvegliare gli animi organizzando un Festival dello Sviluppo Sostenibile. Sono 17 giorni in cui in diverse città italiane organizzano incontri, dibattiti, proiezioni di film e documentari che parlano di sostenibilità, di un altro modo di poter vivere.

Parma, grazie ai 26 eventi organizzati, si classifica tra le città più partecipative all’iniziativa. Il “papà” del festival a Parma? Alessio Macevschi, il professore di chimica e delegato alla sostenibilità dell’Università di Parma.

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Come nasce il Festival dello Sviluppo Sostenibile?

Questo festival non nasce a Parma ma a Roma per volontà dell’Asvis e dell’ex ministro Giovannini, economista e fondatore dell’associazione. Tutto nasce da una idea quindi di Giovannini nel 2016 e che si è innestata perfettamente da un lavoro che stavo facendo da un paio d’anni. Anche io, in accordo con l’Università di Parma, mi stavo organizzando per un festival sui temi della sostenibilità. Già se ne parlava quindi ed è per questo che Parma ha ben 26 eventi, c’è un nucleo forte di collaboratori e il ministro verrà in città il 2 giugno sia per il Gola Gola che per promuovere il Festival dello Sviluppo Sostenibile.

(Tra i primi organizzatori infatti, oltre a Malcevschi, Francesco Fulvi di Manifattura Urbana e Rolando Cervi di WWF Parma).

Vorrei ringraziare gli organizzatori e l’assessore all’ambiente Gabriele Folli che ci ha sostenuto. Il Festival ha infatti il patrocinio del Comune. Ma in particolare vorrei ricordare che senza l’Università e l’ex rettore Loris Borghi questo evento non esisterebbe. Non solo attraverso la concessione del patrocinio ma anche per il ruolo che ha avuto. L’Università ha avuto un ruolo fondamentale e la visione del rettore è stata importante, visione che ha anche permesso di creare tra le pochissime figure universitarie in Italia del delegato alla sostenibilità.

Un evento importante di ben 17 giorni, ce ne sarà un secondo?

Questo è l’anno zero, l’anno di prova del festival e speriamo che le somme siano buone come sembra già ora. Per l’incontro con Luca Mercalli, per esempio, c’è stata la sala del Palazzo del Governatore piena come non succedeva da tempo. Per l’anno prossimo potrei chiedere di restringere l’iniziativa a 3 o 4 giorni, invece di 17 giorni come quest’anno. Un festival più contenuto che riesca ad attrarre le persone anche con personaggi internazionali come Rifklin, per esempio.

 

Ma cos’è la sostenibilità? E perché è così difficile cambiare in modo sostenibile?

Sostenibilità è riconoscere che i problemi dell’immigrazione, delle differenze di genere, della crisi alimentare, dei cambiamenti climatici sono tutti interconnessi. Le persone tendono a vedere i problemi singolarmente ma non è così la realtà. Il modo di intendere lo sviluppo sostenibile è quindi rivoluzionario dal punto di vista etimologico e scientifico. La scienza, le tecnologie hanno fatto progressi ma manca ancora lo story telling, mancano i filosofi e i sociologi, manca il modo di parlare di sostenibilità alle persone. Le persone singolarmente sono sfiduciate, cosa posso farci io? Da solo niente, ma insieme moltissimo se abbiamo bene a mente il bene comune.

Ora viviamo in una città che non è sostenibile, il mio ufficio non lo è, la mia Università non la è. Io vorrei che la sostenibilità fosse dentro e fuori dalle istituzioni, dentro e fuori dalle aziende. Sostenibilità è una grandissima opportunità: si possono creare risorse, occupazione. Può diventare motore per ripopolare l’appennino. In un ottica di economia circolare sostenibile si possono creare nuovi posti di lavoro. E’ possibile.

Cosa manca per un Festival dello Sviluppo Sostenibile seconda edizione?

Ringrazio Davines, Upi e i sostenitori finanziari ma vorrei che a interessarsi ci fossero più imprenditori. Ce ne sono tanti che sono attenti ai temi ambientali e lo fanno nelle loro aziende. Vorrei che queste persone avessero l’interessa ad aprirsi alla città, favorire il dialogo e la partecipazione sui temi della sostenibilità. Faccio un appello agli imprenditori! Devo trovare il nuovo Olivetti e certo non ce ne nascono tutti i giorni. Il mondo economico e dell’impresa è quello che per primo deve rivoluzionarsi e che fa più fatica, come ha ribadito anche Mercalli, l’economia è la scienza che necessità più degli altri il cambiamento. E’ per questo che gli imprenditori si devono fare avanti.

Si avvicinano le elezioni, come un sindaco può influenzare le politiche di sostenibilità?

Un sindaco, un politico non può fare miracoli ma penso che possa essere d’esempio. Dare le best practice. Ma non può farlo da solo, deve farlo insieme all’Università e alla città. Sostenibilità è anche dialogo tra le istituzioni, le realtà del territorio, imprese. Io infatti sono favorevole all’Università a disposizione delle aziende. Una frase che troverà degli oppositori sicuramente ma io credo che le imprese non abbiano sempre le possibilità di fare ricerca, per mancanza di conoscenze anche, e chi non meglio dell’Università può rispondere a questo problema?

Quindi, qual è il futuro del pianeta?

leggi: Mercalli per il Festival dello Sviluppo Sostenibile: “Punto di non ritorno per il cambiamento climatico. COP 21? Solo un pezzo di carta per ora”

Dirò una cosa che Mercalli non ha detto per non spaventare troppo. Le previsioni di innalzamento delle temperature sono sui 5 gradi. Un andamento lineare. Ma il problema è che non c’è niente di lineare in quello che potrebbe succedere. Gli scenari con +5 gradi vedono un adattamento delle specie ma il modello cartesiano non si può applicare in questo caso, un sistema biologico. Cartesio è limitato, in natura tutti i problemi non sono lineari. Se vediamo la caduta dell’Urss sui giornali di quegli anni, nessuno dubitava sarebbe rimasto in piedi altri 20-30 anni. Ma si è distrutto in una notte.

 

In natura l’andamento è come un elastico, se lo tiri troppo, non sai quando, si romperà.

 

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