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Luigi Lucheni, l’assassino di Sissi: parmigiano e anarchico. La storia nel libro di Truffelli

  di Titti Duimio

«Perché sono anarchico. Perché sono povero. Perché amo gli operai e voglio la morte dei ricchi». Queste pare fossero le parole pronunciate da Luigi Lucheni da Albareto, per caso nato a Parigi, dopo aver assassinato con una lima affilata l’Imperatrice d’Austria Elisabetta, nota come Sissi, a Ginevra il 10 settembre del 1898.

Un libro di Corrado Truffelli ricostruisce questo delitto eccellente attraverso la figura di un parmigiano ‘anarchico per caso’ che ‘voleva passare alla storia’ e cosi’ fu.

Un giallo, un libro di storia, una biografia, un racconto ben congeniato o forse tutto cio’ insieme, questa la proposta della casa editrice Fermoeditore presentata giovedi’ nella splendida cornice della Biblioteca Palatina di Parma.

Presente l’autore e il prof. Giorgio Vecchio ordinario di Storia Contemporanea all’Ateneo di Parma mentre l’attore e scrittore Cosimo Gigante ha letto alcuni brani tratti dal volume.

 

Luigi Lucheni, una vita da reietto, abbandonato in fasce dalla madre passa gran parte della vita tra famiglie affidatarie e orfanotrofi della zona di Parma, tra sfruttamento ed espedienti per sopravvivere in giro per l’Europa fatta eccezione per i tre anni di servizio di leva in cui sembra trovare una dimensione accettabile mantenendo contatti rispettosi con il suo comandante anche durante la carcerazione, cosa anomala per un sedicente anarchico.

Inquieto, iroso e perennemente in conflitto con le istituzioni che lo avevano maltrattato, Lucheni individua la sua vittima simbolica in Elisabetta d’Austria, moglie dell’Imperatore Francesco Giuseppe in un fine secolo caratterizzato da omicidi di potenti in nome di un popolo sofferente, ma forse la bella Sissi era la figura meno rappresentativa di quel mondo aristocratico e tirannico, forse lei stessa piu’ ‘anarchica’ e insofferente alla regole dello stesso assassino.

Incarcerato a vita a Ginevra dove non vigeva la pena di morte, Lucheni diventa autodidatta e studia e legge ogni tipo di libro fino a scrivere lui stesso le sue memorie che Corrado Truffelli ci riporta fedelmente riscattando, forse, l’assenza di assistenza e di formazione ricevuta nell’infanzia che gli avevano cosi’ condizionato la vita. Morira’ in carcere in circostanze misteriose il 19 ottobre del 1910.

Il libro di Truffelli e’ un perfetto affresco dell’epoca con accurata ricostruzione del clima che vedeva la fine dell’800 e il crollo delle grandi monarchie tiranniche e la contestuale ascesa di fermenti sociali e attentati, un romanzo storico con un protagonista quasi giustificabile se non fosse per il giudizio morale e cio’ basterebbe per acquistarlo, ma forse una seconda lettura suggerisce una riflessione sulla cronaca dei nostri giorni, sugli attentati terroristici contro le potenze mondiali che colpiscono il nostro sistema forse anche lui un po’ vacillante.
Rabbia personale che si mischia e si confonde con idee di giustizia politica, frustrazione di una vita ai margini che si mette al servizio di ideali sociali malinterpretati, micro storie che si uniscono in macro sistemi per rivendicare ingiustizie e soprusi attraverso l’arma mai giustificabile della violenza. Una riflessione amara che vede la storia ripetersi o forse solo ripercorrerne gli errori?

Il libro si chiude con i versi di Giovanni Pascoli dedicati a Luigi Lucheni

‘E l’odio è stolto, ombre dal volo breve,
tanto se insorga, quanto se incateni:
è la pietà che l’uomo all’uom più deve;

persino ai re; persino a te, Lucheni.’

Vita e morte dall’assassino di Sissi.
di Corrado Truffelli
Edizioni Fermoeditore

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