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Il pidocchio di Parma. Sapete dov’è? E soprattutto, perché è stato scolpito?

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di Francesco Gallina

Il centro di Parma è un romanzo storico all’aria aperta. Al di là del Duomo e del Battistero, della Galleria Nazionale e della Camera di San Paolo, ci si può imbattere in piccole – quasi invisibili – chicche, che dovrebbero essere riportate alla luce e alla conoscenza tanto dei parmigiani quanto dei turisti. Oggi vi porto alla scoperta di un simbolo nascosto nel cuore pulsante della magnifica città emiliana.

Lardo, ma anche formaggio, pesce, olio, salumi e carne salata. A Parma, in quella che oggi è via Farini, l’autorevole Confraternita dei Lardaroli parmensi commerciava i migliori frutti dell’arte agricola e gastronomica parmigiana che, da allora, si è trasmessa fino ai giorni nostri, malgrado maldestri tentativi di tarocchi e TTIP.

Bisognerà attendere il 7 agosto 1612 perché venga attestata giuridicamente con statuto farnesiano la denominazione di origine del Parmigiano in qualità di prodotto derivato dal latte munto solo in determinate località del Ducato: è in assoluto il più antico documento di denominazione di origine di un prodotto alimentare, stipulato nella sede della Confraternita, che aveva sede dietro l’attuale Libreria Feltrinelli, in vicolo delle Cinque Piaghe.

Ma ritorniamo a Via Farini, anticamente chiamata Strada dei Genovesi per i banchi dei mercanti che trasportavano le delizie parmigiane verso il porto di Genova, dove il Parmigiano in parte era commerciato e in parte consumato a bordo dagli stessi naviganti. Ecco, l’ingresso a Strada dei Genovesi era chiuso in un punto preciso, esattamente all’angolo fra via Farini e l’odierna via Ferdinando Maestri.

Osservate bene: sulla vostra destra troverete quella che a primo acchito sembra una picca capovolta. Quel riquadro si trova ai piedi della Torre Pediculosa, cioè la Torre del Pidocchio. Perché quella scolpita è proprio l’immagine di un pidocchio.

Cosa ci fa un pidocchio nel centro della città? In questo punto, i montanari che scendevano dagli Appennini, in quanto potenziali portatori di pidocchi, avevano l’obbligo di lavarsi se volevano accedere al mercato e alla città. Norme igieniche d’altri tempi che, unite a un rispetto sacro – nel vero senso della parola – per il cibo, rendevano la Parma dell’età moderna terra di sapienza enogastronomica (e affaristica).

Anche dietro a un piccolo, insignificante, pidocchio, si cela una sorprendente storia da tramandare: la nostra tradizione.

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1 Commento

  1. Stefania Popoli

    Questo non è il pidocchio autentico, ma una riproduzione recente. Il vero pidocchio della porta pidocchiosa si trova scolpito su una pietra del basamento della torre all’angolo di via Maestri, già Borgo del gesso.

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