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Animali Fantastici: il Bue del Battistero di Parma. “Pio bove? Pio bove un corno”

di Francesco Gallina

 

Benvenuti al diciannovesimo appuntamento della rubrica Animali fantastici e dove trovarli nella mia Drogheria dell’Arte, la rubrica dedicata allo straordinario Zooforodel Battistero di Parma. Oggi partiamo dal bue per arrivare a Primo Levi. Che c’entra? Seguitemi…

Il bue e l’asinello. Nello Zooforo compaiono entrambi, entrambi scolpiti da Benedetto Antelami. E nel presepe? Certo che sì. O no? In realtà quella del bue e dell’asinello che tengono al caldo il bambin Gesù nella stalla è un invenzione. O meglio, una libera rielaborazione medievale che affonda le proprie radici in un errore di traduzione e in un Vangelo apocrifo – lo pseudo-Matteo–  che, nel tempo, è stato espulso dal canone ortodosso romano. Quando San Francesco crea per la prima volta il presepe, vuole che vi siano le due bestie. Perché? Perché, anche prima del Santo di Assisi, la coppia era entrata di diritto nell’immaginario collettivo.

Se dell’asino abbiamo già parlato (Animali Fantastici: l’asino sul Battistero di Parma. Curioso simbolo cangiante), del bue dobbiamo evidenziare la mansuetudine, la sua pacatezza e forza pacifica. Nell’Antico Testamento, Samuele ci racconta che i buoi trainavano il carro che trasportava l’Arca dell’Alleanza, mentre nel Nuovo Testamento Matteo riporta le parole di Gesù: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».

La stessa mitezza che ispira Carducci, nella popolare lirica Il bove («e mite un sentimento / di vigore e di pace al cor m’infondi»). Ma la nostra rubrica vuole essere originale e un po’ bastian contraria. Per questo, ho deciso di celebrare il bue con una poesia quasi sconosciuta di Primo Levi, risalente al 1984, che non è altro che un’irresistibile parodia dei versi carducciani, ma in tono serio. Pio bove? Pio bove un corno.

 

Pio

Pio bove un corno. Pio per costrizione,
Pio contro voglia, pio contro natura,
Pio per arcadia, pio per eufemismo.
Ci vuole un bel coraggio a dirmi pio
E a dedicarmi perfino un sonetto.
Pio sarà Lei, professore,
Dotto in greco e latino, Premio Nobel, che
Batte alle chiuse imposte con ramicelli di fior
In mancanza di meglio
Mentre io m’inchino al giogo, pensi quanto contento.
Fosse stato presente quando m’han reso pio
Le sarebbe passata la voglia di fare versi
E a mezzogiorno di mangiare il lesso.
O pensa che io non veda, qui sul prato,
Il mio fratello intero, erto, collerico,
Che con un solo colpo delle reni
Insemina la mia sorella vacca?
OyGevàlt! Inaudita violenza
La violenza di farmi nonviolento.

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