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I videogiochi violenti non influenzano l’aggressività? Risponde un esperimento

di Federico Baglioni

 

GTA, Assassin’s Creed e tanti altri: sono l’incubo delle mamme per via della loro incredibile violenza. Non si tratta solo dell’evasione dalla realtà, della poca socialità e del rischio di vedere il figlio attaccato per ore davanti a uno schermo, ma la preoccupazione perché il giovane possa “imparare” questa violenza e diventare più aggressivo e meno empatico nella vita reale. Ma sarà così? A quanto pare no, secondo uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology, secondo cui i videogiochi non influenzano la capacità di essere empatici.

A dire il vero in passato si era scoperto che l’uso continuo di videogiochi violenti poteva effettivamente rendere meno empatici, con una “desensibilizzazione” verso la violenza. Tuttavia, come spiegato su LeScienze.it, finora erano stati indagati solo gli effetti a breve termine. Cosa succede invece se si considera un tempo più lungo? Per scoprirlo alcuni ricercatori delle Università di Hannover e Lubecca hanno studiato assidui giocatori di giochi violenti (che giocano da quattro anni per almeno due ore al giorno) non subito dopo le esperienze di gioco, ma solamente a partire da tre ore dopo le sessioni. Ai partecipanti è stato quindi chiesto di rispondere a questionari psicologici e sono state effettuate scansioni con risonanza magnetica per osservare l’attivazione cerebrale mentre venivano mostrate loro immagini che suscitassero risposte emotive ed empatiche. Si è così scoperto che, a differenza di quanto ci si sarebbe aspettati, né il questionario né le scansioni mostravano risposte diverse dai non giocatori.

In altre parole la desensibilizzazione alla violenza è un effetto reale, ma transitorio che riguarda solo gli istanti subito dopo la sessione di gioco. Le capacità di essere empatici, invece, rimangono le stesse nel lungo periodo e non sono influenzate dall’uso regolare di videogiochi violenti. Si tratta di un risultato importante, perché chiarisce i dubbi e le preoccupazioni sugli effetti dei videogiochi violenti e mostra come spesso ci sia focalizzati sull’aspetto sbagliato. Questo potrebbe oltretutto aiutare la ricerca delle vere radici di una mancanza di empatia  nel ragazzo, senza “dare la colpa” al semplice videogioco.

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