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Parma, gli angoli di pace e le vite degli altri

di Effedivi

Ci sono ancora quartieri dove qualcuno nel parco si ferma per respirare la primavera, guardare la sera, osservare il tempo che passa.

Ci sono ancora quartieri dove un uomo, spesa issata sulla bici, ha tempo di mettersi li ad aspettare chissà che: di cenare in solitudine, o di aspettare la chiamata della moglie per la pappa pronta, fissando un parco, decoroso, pulito, ordinato ma anche ordinario, vedento in realtà chissà che.

Ci sono ancora pezzi di città, nemmeno chissà quanto rinomati, dove alle finestre non ci sono inferriate, nemmeno tapparelle, allunghi la testa e vedi che dentro cenano: luci acccese, tivù spenta, in tanti intorno ad un tavolo.

Dove per scendere in giardino basta aprire un cancelletto, non una cassaforte. E li si gioca ancora a basket, e pure a calcetto.

Ci sono pezzi di Parma che sembrano città di altri: quelli che ancora non hanno paura.

Siano loro ad insegnare a tutti noi come si fa: da loro, si potrà riavere una città migliore.

 

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