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Castelli del Ducato – Bardi tra nebbia e leggenda del suo fantasma Moroello

di Francesca Devincenzi

 

“è soltanto un discorso sospeso….

un campanile che non sembra vero

| segna il confine fra la terra e il cielo…..

e senza parole”

Fabrizio De Andrè

 

Par uscito da una canzone, quando la nebbia ne mischia i confini, il Castello di Bardi. Ma è vero, verissimo, arroccato tra il nulla e le valli.

Conosciamolo meglio.

Il castello di Bardi, detto anche castello Landi, è un’imponente fortificazione che sorge su uno “scoglio” di diaspro rosso nell’omonimo paese in provincia di Parma: posto al centro della valle del Ceno, l’edificio sovrasta il punto in cui il torrente Noveglia confluisce proprio nel Ceno.

Anche se oggi la posizione geografica del paesino sembra defilata e fuori dalle rotte si trattava di un’importante tappa sul percorso della via degli Abati. Inoltre, non lontano transitavano i pellegrini della via Francigena.

Il nome “Bardi” deriva da Longobardi. L’esistenza di una fortezza risale al regno di Berengario del Friuli. Nell’898 l’edificio venne venduto al vescovo di Piacenza Everardo. Esso ne fece un sicuro rifugio in caso di aggressione da parte degli ungari che in quei tempi razziavano la pianura Padana.

Fino al XII secolo il castello fu governato da una consorteria di nobili locali, conosciuti come i conti di Bardi, finché, nel 1257, fu acquistato, con il vicino castello di Compiano, dal ghibellino Ubertino Landi di Piacenza, che ne fece la capitale dei domini della sua famiglia.

Ai piedi delle sue possenti mura si svolsero molte battaglie contro i guelfi, sconfitti tra l’altro nel 1313. Nel corso del XV secolo i Landi modificarono la rocca, adeguandola alle nuove esigenze difensive e conferendole l’aspetto attuale.

Nel 1551 Carlo V d’Asburgo conferì ai Landi il rango di marchesi e concesse loro il privilegio di battere moneta. Sul finire del XVI secolo, per volere di Federico Landi, il castello diventò una residenza principesca dotata di pinacoteca, archivio di famiglia, biblioteca ed esposizione di armi.

Nel 1682, con l’estinzione dei Landi, cominciò la decadenza del castello: il feudo passò ai loro storici rivali, i Farnese, e successivamente ai Borbone di Parma. La struttura, nel corso del XIX secolo, continuò a decadere e fu adibita a prigione militare, sede della pretura e del comune. Il recupero cominciò dopo gli anni sessanta.

La rocca è un complesso articolato, interamente edificato in pietra, cresciuto nel tempo intorno alla mole del mastio. È completamente circondato dalle mura scarpate, dotate di cammino di ronda interamente percorribile, la cui forma irregolare segue la conformazione dello sperone roccioso.

L’interno comprende vari edifici, posti su diversi livelli: la residenza, gli alloggi delle milizie, la cappella, la sala della tortura; tutti collegati tra di loro e con la corte interna e la piazza d’armi da tortuose e strette scale che, come espediente difensivo, girano tutte verso destra. Una sola torre rotonda sporge da uno spigolo del palazzo.

Tutti da ammirare sono i camminamenti di ronda, le torri, la piazza d’armi, il cortile d’onore porticato, il pozzo, la ghiacciaia, i granai, le prigioni e le sale di tortura. Gli ex quartieri dei soldati ospitano il Museo della “Civiltà Valligiana”.

All’interno della Fortezza di Bardi potrete ammirare il Salone dei Principi recentemente restaurato e il nuovo Museo della Fauna e del Bracconaggio.

Dal 2014 è visitabile il Bastione di Artiglieria fatto costruire da Manfredo Landi il ‘Magnifico’ nel XV secolo, finora mai aperto al pubblico: oggi accessibile grazie ai recenti restauri.
Dal 4 Marzo 2017 le sale del Castello ospiteranno la Mostra permanente Novecento: Arte e mestieri dell’Est Europeo –  Collezione Ferrarini-Nicoli, visitabili nel periodo compreso tra i mesi di marzo e novembre.

IL FANTASMA DI MOROELLO e SOLESTE – Come ogni castello, anche quello di Bardi vanta il proprio leggendario fantasma.

La leggenda antica narra la vicenda di Moroello e Soleste della Fortezza di Bardi.

Soleste, la giovane figlia del castellano freme per Moroello comandante delle truppe, ma il padre l’ha promessa in sposa ad un feudatario vicino. Un matrimonio che porterà nuove terre ed una solida alleanza.

Solo la balia aiuta Soleste e Moroello e si prodiga affinché i due ragazzi possano incontrarsi e stare insieme. Purtroppo la malasorte sta per accanirsi contro i due giovani amanti.

Moroello deve difendere i confini dello Stato e parte con i suoi soldati. Ogni giorno Soleste sale sul mastio della fortezza ove è possibile spaziare con lo sguardo sulle due vallate e spiare il ritorno di Moroello.

Dopo lunghe settimane di attesa finalmente vede avvicinarsi uomini a cavallo, ma sono troppo lontani per poter distinguere i colori e gli stemmi. Solo quando i cavalieri arrivano alla confluenza fra i torrenti Ceno e Noveglia, Soleste nota che i colori non sono quelli dei Landi.

Questo significa che Moroello è stato sconfitto! Soleste si uccide gettandosi dal mastio.
In realtà Moroello ha vinto la sua battaglia. Indossa i colori del nemico battuto come ultimo spregio. E’ la balia a dare la triste notizia del suicidio a Moroello ed assistere all’urlo straziante mentre egli si getta dagli spalti della Piazza d’armi.

Testimonianze:  la base del mastio, da anni è soggetta a studi e ricerche notturne con sofisticate apparecchiature elettroniche da parte di ricercatori italiani e stranieri. Il fantasma di Moroello, nell’arco dei secoli, è infatti apparso vicino al mastio a volte accompagnato da una sommessa e triste musica.

Negli ultimi anni, però, gli avvistamenti si sono fatti più frequenti anche da parte dei visitatori e dei ricercatori del Dipartimento di Ricerca del Centro Studi Parapsicologici di Bologna. Questi ultimi sono addirittura riusciti a fotografare il fantasma di Moroello, con una termocamera sofisticatissima, e hanno realizzato nel castello una mostra su questa presenza.

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