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Nel DNA sardo il segreto delle migrazioni dei primi europei

di Federico Baglioni

 

Il DNA, si sa, ci fornisce moltissime informazioni anche sulla nostra storia. Tuttavia non è semplice capire cos’è avvenuto nel passato. Episodi importanti, come le grandi migrazioni dei nostri antenati, sono da tempo un chiodo fisso degli scienziati e un valido aiuto sembra essere proprio il DNA.

Il DNA degli abitanti della Sardegna, infatti, è molto particolare: trattandosi di un’isola, la popolazione ha avuto ben pochi contatti con il mondo esterno e quindi presenta tratti e caratteristici unici. La Sardegna, poi, è in mezzo al Mediterraneo e si trova quindi in una posizione ideale per studiare le migrazioni dei popoli dell’area.

Come descritto nell’articolo pubblicato sulla rivista “Molecular Biology and Evolution”, alcuni ricercatori hanno condotto un’analisi del DNA dei mitocondri, organelli importanti per rifornire di energia le cellule, che ha la caratteristica di essere trasmesso solamente da madre a figlio. Sono stati così messi a confronto i DNA di quasi 3500 sardi “moderni”, 21 scheletri preistorici del luogo e reperti celebri come Ötzi, l’antichissima mummia ritrovata tra Italia e Austria.

Come ci si aspettava, il DNA dei sardi è risultato essere davvero unico, a cominciare dal fatto che quasi l’80% dei genomi mitocondriali non sono presenti in altri luoghi del pianeta, segno che probabilmente le differenze sono dovute a mutazioni avvenute dopo la migrazione di uomini preistorici verso l’isola. Inoltre, come spiegato su Galileonet.it, è stato possibile stimare il periodo delle migrazioni, che sembrano essere avvenute in un periodo compreso tra i 2000 e gli 8000 anni fa. Alcune popolazioni però (aplogruppi specifici) si sono mosse verso la Sardegna in tempi più antichi, probabilmente prima del Neolitico (tra i 10 e i 16000 anni fa). Questi gruppi, inoltre, sembrano avere un’origine tra loro molto diversa: alcuni dall’Europa Occidentale, altri dal Vicino Oriente.

In conclusione, il DNA mitocondriale ha permesso di stimare con maggior precisione gli spostamenti di popolazioni notoriamente “isolate” come quelle della Sardegna, permettendo agli scienziati di formulare nuove ipotesi sulla colonizzazione dell’isola. Studi futuri studi serviranno a verificare o smentire questi risultati.

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