Home » I "CHICCHI" di Parma » LIBRI- “L’ultima torpediniera” di Gian Carlo Artoni: l’avvocato poeta di Parma

LIBRI- “L’ultima torpediniera” di Gian Carlo Artoni: l’avvocato poeta di Parma

di Francesco Gallina

“[…] diario / di quotidiani eventi e riflessioni, / emozioni dell’ora e dell’allora, / ch’è senza fine e senza interruzioni: / finché scorre c’è vita, anche per noi, / sulla (non Ultima) Torpediniera

Così Paolo Briganti, docente di Letteratura Contemporanea all’Ateneo di Parma, definisce L’ultima torpediniera (MUP, dicembre 2016) in un suo delizioso commento critico in endecasillabi sciolti che funge da Postfazione. Di cosa si tratta? Della – purtroppo – penultima opera di Gian Carlo Artoni, straordinario poeta e “principe del foro parmigiano”, come lo definisce Luigi Alfieri nella splendida Prefazione, venuto a mancare il 2 gennaio del 2017. Intellettuale e raffinato esteta, Artoni aveva ripreso in mano la penna poetica dopo un lungo cinquantennio, da quel lontano 1963 che vedeva la pubblicazione della raccolta Lo stesso dolore entro la prestigiosa collana dello “Specchio” mondadoriano, seguita a Poesie (1949) e La villa e altre poesie (1956). Cinquant’anni lo separano da alcune delle più significative esperienze culturali da lui promosse: dalla fondazione delle riviste «Il Raccoglitore» e di «Palatina» fino all’organizzazione del premio intitolato all’amico fraterno Mario Colombi Guidotti. Cinquant’anni lo separano da un’altra Parma, la Parma dei salotti letterari, la Parma dei caffè del centro storico stipati di poeti, giornalisti, cantanti lirici e critici letterari.

Sorprendentemente, dopo la pubblicazione dell’omnia poetica Lo stesso dolore e altre poesie nel tempo (1949-1966) (Diabasis, 2014), Artoni inaugura una nuova eccezionale stagione lirica, dando alle stampe Il serpente piumato (2015) e La luna bianca (2016)*. Ma il genio di Artoni, giunto all’età di 94 anni, è una fucina in piena e continua ebollizione. La poesia diventa per lui tonificante elisir spirituale, di qui la viva volontà di offrire altri notevoli frutti poetici ai suoi lettori. Ecco, quindi, un altro considerevole numero di versi confluito nell’ultima opera, L’araba Fenice (come ci anticipano Briganti e Alfieri, amici “tutelari” del Poeta), che nei prossimi mesi vedrà la sua nascita – postuma – per i caratteri delle Edizioni Consulta. Anello di congiunzione fra La luna bianca e L’araba Fenice è proprio L’ultima torpediniera. Opera postuma? Non esattamente, dato che Artoni ha potuto vederne la luce pochi giorni prima che ci lasciasse.

Con L’ultima torpediniera, Artoni sceglie programmaticamente la strada della rarefazione versificatoria. Pur mantenendola come sottofondo ritmico, la misura endecasillabica è destrutturata in quinari, ternari e persino bisillabi. A un ungarettismo solo formale (non certo ermetico) si accentua l’adesione a quella che potrei definire una linea ultrasabiana, in cui il poeta si affida al vocabolo semplice e chiaro, ma non per questo banale. Assonanze, rime perfette e imperfette definiscono un verseggiare sempre più apatico e mono-tono, tipico di chi percepisce, vicina, l’ultima ora. E la morte è la grande protagonista, lei, “la donna / col mantello”. Ovattate dentro atmosfere nebbiose e spettrali, emergono immagini afferenti all’ambito semantico navale (il titolo lo dimostra) e palustre. I fiori, tanto vivaci nella Lunabianca, appassiscono, si seccano, perdono il loro colore vitale (“non mi parlano / i fiori,/ non raccolgo/ i colori,/ vedo solo / i rancori/ lasciati/ degli amori”), e lasciano spazio a stagni, rane e cicale. Artoni ci racconta di una solitaria vita al tramonto, un uomo “indifferente / o disperato”, “un’anima / in pena” che può cristologicamente risorgere attraverso la forza incommensurabile di frammenti di verso.

Ultima torpediniera che sta raggiungendo “il porto / della sera”, Artoni scruta il lettore con il tragico “volto / di un morto”, consapevole di andare “in direzione / della sua / demolizione”. Di quella torpediniera che non c’è più, non resta che seguire la rotta, in mezzo al mare frastagliato della vita.

 

*Per una dettagliata analisi critica dell’evoluzione da Poesie a La luna bianca, si legga Francesco Gallina, Recensione all’opera omnia di Gian Carlo Artoni in «Studi e Problemi di Critica Testuale», 93, 2016, pp. 291-296.

 

 

FRANCESCO GALLINA ha 24 anni ed è pramzän dal säss.

Laureato in Lettere Classiche e Moderne, è critico letterario, docente, blogger, narratore e autore di articoli e saggi accademici su letteratura, poesia, filosofia e arti dello spettacolo.

 

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*