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Dislessia: nuovi studi e piccoli successi. Prova una simulazione di come vede un dislessico

di Federico Baglioni

 

La dislessia è un disturbo frequente e su cui si sa ancora poco. Ma negli ultimi anni i progressi scientifici fanno ben sperare.

La dislessia è un disturbo che comporta difficoltà di apprendimento di vario tipo, come problemi di lettura e pronuncia fino a quelli di comprensione. Identificata a fine dell’Ottocento, è piuttosto frequente e viene di solito “scoperta” a scuola in bambini assolutamente sani e che hanno un normale desiderio di apprendimento. Negli ultimi decenni la scienza si è molto interessata a questo disturbo cercando di indagare cause e meccanismi, in modo da facilitare la vita di coloro che lo presentano. Uno dei primi passi è sensibilizzare la popolazione su cosa voglia dire essere dislessici: ecco quindi che c’è chi, in collaborazione proprio con l’esperienza di un’amica, ha cercato di ricostruire cosa vede un dislessico.

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Ma quali sono infatti le cause della dislessia? Negli ultimi decenni si sono fatti grandi passi avanti in ricerca. Fino a poco tempo fa si pensava che il problema fosse nell’immagazinazione distorta delle informazioni, ad esempio quando si impara nuova lingua. Da qualche anno però, alcuni nuovi studi fanno pensare che le informazioni siano immagazzinate nel cervello intatte e che il dislessico abbia semplicemente difficoltà a recuperarle (fonte e dettagli su LeScienze.it). Non solo. Secondo un nuovo studio pubblicato su Neuron, parte del problema sarebbe dovuto allo scarso adattamento del cervello dei dislessici ad alcuni stimoli, come la lettura, competenza acquisita in vita e molto complessa. Questo spiegherebbe come mai i dislessici non hanno problemi nel riconoscimento del suono della voce o dei volti.

Più scopriamo nuovi aspetti di questo disturbo, più i dislessici hanno strumenti per avere una vita normale. Pur non essendo vere e proprie cure, esistono tecniche di lettura specifiche e percorsi terapeutici compensatori per garantire l’autonomia degli studenti nell’apprendimento: un po’ come per un miope che gli occhiali. Il difetto rimane, ma la persona può vivere tranquillamente perché sa come raggiungere i propri obiettivi. Ecco perché questi percorsi sono studiati per il singolo e devono essere personalizzati. Nel frattempo la ricerca va avanti e alcuni ricercatori stanno anche progettando dei sistemi di stimolazione cerebrale indolore e non invasiva, per agire su quelle zone del cervello che sono meno attive nei dislessici (fonte e dettagli su GalileoNet.it).

In conclusione la dislessia è un disturbo frequente, che può essere affrontato con serenità, sperando che in futuro, anche grazie alla scienza, si possa fare ancora di più.

 

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