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Vi racconto il “mio cinema”: Oceania di Ron Clemens e John Musker

di James Ford

Un giorno o l’altro, forse sarà chiaro anche a chi manovra i meccanismi distributivi quanto il Cinema d’animazione non debba essere distinto da quello di fiction, che si tratti di profondità di messaggio o capacità di puntare dritto al cuore dello spettatore, dai tre ai cento anni, come recitavano le indicazioni dei vecchi giochi da tavolo.

La ricerca, dunque, operata in casa Disney – e Pixar, di riflesso – nel corso delle ultime stagioni di riscoperta della figura della Donna, assume un’importanza non solo artistica ma anche sociale nel momento in cui la stessa, a partire da quella che è una favola, sbarca nel mondo reale sottolineando ancora una volta quanto sia importante il suo ruolo in quanto Madre, Creatrice, Ispiratrice, Dea.

E dalla giovane Vaiana – così ribattezzata in esclusiva per l’Italia per evitare gli evidenti riferimenti che avrebbe mosso l’originale Moana – all’isola cui è stato rubato il cuore dall’impetuoso, bambinesco e scombinato Maui – semidio in tutto e per tutto maschile -, passando attraverso la commovente figura della nonna della giovane protagonista, assistiamo ad un viaggio di formazione all’interno del quale ci si riscopre bambini, adolescenti alla ricerca della propria strada, adulti pronti a guidare una famiglia – o un popolo -, anziani comprensivi e lungimiranti in grado di sottolineare ancora una volta l’importanza dell’emancipazione e della creazione, tratti distintivi propri della Donna rispetto alla distruttività ed all’istintività egocentrica e fanciullesca dell’Uomo, utile spalla e sostegno, nonchè sparring partner di quella che è la vera anima del mondo dalla Natura alla nostra società.
Oceania, che ai più piccoli piacerà per la tecnica spaventosa messa al servizio delle immagini ed i momenti più “ludici” commuovendo al contempo i genitori degli stessi che ringrazieranno il buio della sala di aiutarli nell’affrontare alcuni passaggi toccanti e sinceri, continua il percorso iniziato in casa Disney con Ribelle e Frozen, alzando ancora una volta l’asticella di uno standard che le dirette concorrenti statunitensi – Dreamworks su tutte – possono ancora solo sognare: e lo fa facendo sognare sulle note di canzoni semplici quanto profonde, ed immagini magnifiche di rivincita e rinascita.
Uscendo dalla sala, qualunque bambino o uomo dovrebbe ringraziare di avere una compagna, e una madre.
Perchè senza di loro sarebbe soltanto un egocentrico semidio destinato ad un esilio millenario su un’isola sperduta nell’oceano.

Voto: 8

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