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Referendum: a Parma vince di poco il Sì, nel parmense il NO. Risultati di voto e alte affluenze – I COMMENTI DELLA POLITICA LOCALE

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L’Italia ha votato NO, Parma città dice un flebile Sì. Renzi ha ammesso la sua sconfitta e ha deciso di dimettersi: “Sono l’unico responsabile…”. Ha vinto tuttavia la democrazia grazie all’alta percentuale di affluenza, ha proseguito il Premier nel suo discorso post risultati.

Il Sì ha ricevuto il 40,05%, ha vinto il NO con il 59,95%. I cittadini che hanno espresso una preferenza sono stati il 68,48% degli aventi diritto.

Solamente Emilia Romagna, Toscana e Trentino Alto Adige hanno votato in maggioranza per il Sì secondo il risultato del referendum Regione per Regione, insieme alle sezioni all’Estero (64,70% ha detto Sì). In Emilia Romagna il Sì ha vinto con il 50,39%.

Il totale dei voti del Parmense ha espresso la predominanza dei contrari: il 52,63% ha votato NO mentre il 47,37% ha detto Sì. Solo in 5 comuni del territorio c’è stata una leggera vittoria dei Sì: Parma città (50,33%), Palanzano(50,41%), Corniglio (50,87%), Tornolo (51,56%), Bore (51,98%).

I Comuni del parmense dove si sono registrate le percentuali più alte di NO sono: Albareto (64,93%), Bedonia (61,34%), Lesignano De’Bagni (61,01%), Medesano (60,21%).

L’affluenza al voto più alta si è avuta a Collecchio (77,92%), seguita da Sala Baganza (77,78%), Lesignano De’Bagni (77,28%), Felino (77,11%). A Parma città c’è stata un’affluenza del 73,9%.

L’Emilia Romagna è in testa per affluenza di voto con il 75,93%, seconda, come regione, solo al Veneto che ha registrato il 76,66% dove ha vinto il Sì con il 61,94%.

Le regioni dove il NO ha avuto più voti sono la Sardegna (72,22%) e la Sicilia (71,58%).

Ecco i commenti della politica locale.

FEDERICO PIZZAROTTI, SINDACO DI PARMA, EX 5 STELLE – “L’Italia si cambia con responsabilità, serietà e soprattutto con unità. Ieri ha vinto la democrazia e la partecipazione, ed è una grande soddisfazione l’esito del voto. Il no è per l’Italia e per la Costituzione” – commenta così su Facebook.

GIORGIO PAGLIARI, SENATORE PD –  “Il dato oggettivamente positivo è l’alta affluenza alle urne, che fa giustizia di coloro che criticavano il fatto di aver costretto gli italiani al voto. È stata una vera festa della democrazia. L’Italia sembra aver deciso per il no. Rispetto, naturalmente, la volontà degli elettori. Il Paese ha scelto, purtroppo, di fermarsi, rilanciando l’immagine dell’immobilismo italiano, cui ci hanno condannato, per quasi vent’anni, i vincitori di oggi, da Berlusconi a D’Alema. Si apre una stagione di grande incertezza politica con probabili ripercussioni sul piano dei mercati. Mi auguro che si possano trovare soluzioni rapide alla crisi per varare la legge di bilancio e per approvare la nuova legge elettorale. L’interesse generale viene prima delle convenienze politiche del fronte del no. La sconfitta è netta. Il consenso per il sì sembra comunque un dato significativo, su cui riflettere, anche considerando che si è trattato di una battaglia solitaria condotta da Matteo Renzi. È il fronte di chi vuole l’Italia delle riforme, di chi dice no ai gattopardi della politica e che non vuole il ritorno alla palude del proporzionale puro, delle maggioranze incerte e della politica chiusa nelle logiche astratte e di casta delle classi dirigenti degli ultimi vent’anni. Spero, per il Paese, che la vittoria del no si riveli una vittoria di Pirro. E per molti dei suoi componenti rischia di essere davvero così perché – mi auguro di sbagliarmi – si è regalata al M5s una corsia privilegiata verso Palazzo Chigi”.

PAOLO SCARPA, CANDIDATO ALLE PRIMARIE PD – “Con questo voto le persone chiedono alla politica di occuparsi dei loro problemi. Il day after referendario lascia il Paese alle sue ferite ancora aperte, dopo troppi mesi di una campagna elettorale infinita che ci hanno sfiancato. Non mi sembra semplicistico dare una lettura di carattere soprattutto sociale a quello che è avvenuto ieri, se le regioni del Sud, dove il disagio è maggiore, sono quelle in cui il No ha maggiormente trionfato. Non può stupire la manifestazione di scetticismo verso la riforma del bicameralismo da parte di chi non ha prospettive di futuro, di chi fatica a arrivare a fine mese, di chi vede la legalità come un’utopia sempre meno realizzabile. Oggi il Paese ha un bisogno estremo di parlare in termini concreti di lotta alla povertà, di sviluppo, di investimenti per innovazione e ricerca, e della vera riforma di cui abbiamo bisogno, che è quella della giustizia abbinata alla lotta alla criminalità, in modo da garantire sicurezza e legalità ovunque, da Scampìa al Quartiere San Leonardo di Parma, dal Brancaccio di Palermo a Bolzano. Renzi ieri sera si è dimesso con dignità e mi dispiace profondamente, perché speravo che invece rimanesse, per occuparsi di un paese che ha bisogno di tornare urgentemente a crescere. Renzi ha legittimato all’estero in questi anni l’immagine di un paese che ha energie e voglia di futuro. Ma Renzi ha puntato tutto sul referendum e ha perso. La personalizzazione (ingenua) della campagna elettorale si è rivelata un errore gigantesco e l’ubriacatura referendaria è stata una forzatura, che ha bruciato energie preziose. Credo nella divisione dei poteri e credo che un governo debba governare, esercitando il potere esecutivo e il parlamento debba legiferare. Il primo sbaglio è stato confondere i ruoli, caricare il Governo del compito prioritario di fare propria una riforma della Costituzione che avrebbe dovuto vederlo in secondo piano, dietro al Parlamento, per occuparsi invece della gestione esecutiva dei problemi del paese. E non si dica che questa non è la vittoria di Grillo o di Berlusconi o di Salvini, che non ce lo vengano a raccontare, perché non è vero. Nessuno di questi ha vinto. L’unico messaggio autentico di ieri è che la gente vuole contare, vuole decidere e chiede che la politica si prenda cura dei suoi problemi e della sua voglia di futuro. Finisco con una nota positiva, ovvero la vittoria dell’ecologista Van Der Bellen in Austria che mette in un angolo Hofer. C’è un’Europa che non si arrende”.

GIUSEPPE ROMANINI, DEPUTATO PD – “Il risultato elettorale non si presta ad altre interpretazioni: gli italiani hanno votato e scelto di respingere la riforma della Costituzione. Il voto è stato chiaro e l’altissima partecipazione al voto, segno positivo di vitalità democratica, ne rafforza la nettezza. Non posso tuttavia, dopo essermi speso totalmente per un risultato diverso, nascondere l’amarezza per questo esito. Resto convinto di aver combattuto per una causa giusta e che il nostro Paese abbia veramente perso l’opportunità di cambiare in meglio, di avere istituzioni più vicine ai cittadini, un parlamento più forte nel suo ruolo, un governo più stabile e direttamente responsabile nei confronti dei cittadini elettori. Abbiamo certamente commesso molti errori, il principale quello di non essere riusciti a mantenere il confronto sul merito delle proposte di modifica ed aver lasciato che altre argomentazioni inquinassero il dibattito politico. Il voto premia Grillo, Salvini e Berlusconi. Matteo Renzi, con coerenza, ha annunciato le proprie dimissioni. Si apre una stagione di incertezza nella quale non sarà facile ritrovare nuovi equilibri senza un rinnovo della rappresentanza sancito dal voto popolare. Rimango convinto che la responsabilità nostra, del PD anzitutto, sia quella di proporre all’Italia un’alternativa autenticamente riformista, facendo ammenda degli errori compiuti ma lavorando da subito ad una proposta credibile da proporre agli italiani”.

NICOLA DALL’OLIO, CAPOGRUPPO PD IN CONSIGLIO COMUNALE – “Il popolo italiano si è espresso in modo chiaro e incontrovertibile e bisogna prenderne atto. Di tutte le ragioni del no, quella che ho trovato più fondata riguardava il modo a cui si è arrivati a questa riforma. Il voto ci dice che la Costituzione non si cambia con una maggioranza risicata e facendone elemento di contrapposizione e di scommessa sulla persona del premier. Resto convinto che nel merito fosse un passo in avanti. Ma tant’è. Est modus in rebus. Il problema però viene ora. Le tante e diverse forze politiche che si intesteranno la vittoria non hanno una ricetta alternativa e una credibile proposta di governo. La vecchia Costituzione sarà salva, ma il rischio caos mi pare molto alto. Renzi si è dimesso dando una lezione inusuale per il nostro paese e lasciando senza bersaglio un’opposizione che di anti renzismo viveva e si troverà ora smarrita… Non riesco però a capire perché abbia voluto giocarsi tutto su una partita come questa che non era tra le più urgenti e sentite”.

NICOLA CESARI, SINDACO DI SORBOLO, PD – “Il “NO” vince il referendum.
Straordinaria affluenza rispetto alla media del passato e qui vince la democrazia!
Il parlamento farà gola ancora a tanti…”.

MASSIMO BUSSANDRI, SEGRETARIO GENERALE CGIL – “In questo lunedì di esito referendario sento di poter dire che ha vinto innanzitutto il merito. Hanno vinto la Costituzione, la democrazia, la partecipazione e coloro che hanno scelto di difendere questi valori, come l’Anpi, come la Cgil. E sono stati sconfitti coloro che ritenevano Costituzione, democrazia e partecipazione un ostacolo allo sviluppo o fattori di ritardo per il Paese. Questo è quello che conta, il resto è rumore di fondo, comprese le ragioni di coloro che, prevedibilmente, sperano di appropriarsi di questo risultato per opportunismo elettorale. Da oggi, salvati la Costituzione e i suoi principi, la Cgil rinnoverà il proprio impegno a tutto campo per rilanciare democrazia e diritti nel lavoro a partire dalla campagna per un nuovo “Statuto” per abrogare tramite referendum le inaccettabili norme sui voucher, gli appalti e i licenziamenti illegittimi”.

COMITATO PER IL NO di PARMA – “Col voto del 4 dicembre i cittadini e le cittadine italiane si sono ripresi la loro sovranità, minacciata dalla manomissione della Costituzione, voluta dal governo Renzi e approvata da una maggioranza parlamentare di 130 deputati non eletti, ma nominati per effetto di una legge elettorale dichiarata illegittima. Hanno respinto l’avventura politica di un governo che ha spaccato il paese, e l’ha tenuto in ostaggio per oltre 33 mesi con una vera e propria prova di forza, che presentava i tratti del plebiscito. Hanno saputo respingere le menzogne del governo e dei suoi alleati, che indicavano nella Costituzione la causa della cattiva politica, della corruzione, della crisi economica e sociale, fatta pagare alla gente. Hanno saputo cogliere dietro la retorica qualunquistica e populistica della “velocità” e della governance, senza controlli, che il vero disegno perseguito in realtà consisteva nell’accelerare i processi di privatizzazione di sanità, pensioni, scuola, beni comuni, nel rendere sempre più precario e senza tutele il lavoro, nel consegnare il paese ai mercati senza più vincoli e limiti. Hanno saputo dire che questa riforma era una trappola, che occultava i veri problemi delle persone: il lavoro, la casa, le cure sanitarie, la pensione, l’istruzione, i bassi redditi, l’ambiente inquinato. Hanno saputo andare al di là delle narrazioni menzognere che sono state propinate con ogni mezzo, perchè stanno pagando sulla loro pelle gli effetti del Jobs-act, dello Sblocca Italia, della “buona scuola”, delle “riforme strutturali”, che i poteri forti hanno preparato per il popolo italiano, e i cui effetti sono più povertà e meno diritti per tutti. Hanno compreso che le mancette pre-elettorali servivano a carpire il consenso degli elettori, e che non si possono pagare le campagne elettorali coi soldi dei cittadini, né trasformare il welfare in concessioni calate dall’alto, dal “capo” al popolo. Hanno capito, i giovani in particolare, che era in gioco il loro futuro,si sono documentati, hanno studiato nel merito la Carta Costituzionale e la riforma proposta, col risultato che ora molti di loro hanno riscoperto la Costituzione e la apprezzano. Hanno saputo stringersi attorno alla loro Costituzione ed alla loro memoria storica, che affondano le radici nella lotta antifascista e nel grande progetto di convivenza fondato sull’uguaglianza, sul lavoro, sui diritti e la dignità di tutti, consegnato dai padri e dalle madri costituenti al popolo italiano. E’ questa la bussola, sui cui principi sapremo ritrovare la rotta”.

FABIO CALLORI, FORZA ITALIA – “La vittoria del NO è un ottimo risultato e un segnale forte che gli italiani hanno voluto dimostrare nei confronti di questo Governo peraltro non eletto e abituato ad agire in assoluta autonomia e non certo per il bene comune. La vittoria del NO non significa non volere riforme che migliorino il Paese, ma queste devono essere condivise da tutti gli organi politici attraverso un’Assemblea Costituente. E’ proprio da qui che bisogna ripartire oggi, perché dalle difficoltà si può uscire solo se uniti e se animati da un valore più alto del proprio tornaconto, e cioè l’interesse per il proprio Paese. Significativa la percentuale dei votanti nonostante non fosse previsto il quorum; si evince che i cittadini hanno capito l’importanza di andare alle urne, hanno deciso di votare e di scegliere il meglio per l’Italia. Il NO raggruppa tutto il centrodestra e le forze che si identificano nelle nostre idee e ora la coalizione dovrà affrontare importanti sfide elettorali quali le elezioni del Consiglio Provinciale il prossimo 21 dicembre e l’appuntamento in primavera delle consultazioni amministrative nel capoluogo; quindi anche a livello locale quanto raggiunto è estremamente rilevante. Dal risultato ottenuto Forza Italia e il centrodestra escono sicuramente rafforzati, pronti a riprendere il meritato posto di maggioranza lasciando Renzi sconfitto con la ‘sua’ sinistra lacerata e divisa. Sono certo che i cittadini sapranno valutare anche in occasione delle prossime consultazioni amministrative, Forza Italia e il centrodestra uniti torneranno meritatamente alla guida della città e del Paese”.

FABIO RAINIERI, LEGA NORD, VICE PRESIDENTE ASSEMBLEA LEGISLATIVA EMILIA ROMAGNA – “Hanno vinto gli Italiani che vogliono essere governati e non gestiti da chi fa gli interessi delle banche e della burocrazia europea ed anche su Parma il dato è sicuramente confortante almeno per chi come la Lega si batte sul territorio contro l’immigrazione indiscriminata e irresponsabile e per difendere le amministrazioni locali lasciate sempre più sole su tematiche come la sicurezza. A chi dice che la maggioranza degli elettori vuole l’immobilismo e che non cambi nulla, rispondo che non è vero – ha proseguito il consigliere regionale del Carroccio emiliano – Sono infatti ancora più convinto di prima, dopo avere ascoltato tantissima gente in questa campagna elettorale referendaria, che il No è stato messo sulla scheda elettorale soprattutto da quelli che vogliono il cambiamento in questo paese ma che sia un cambiamento vero, non un pasticcio pericoloso per cui avremmo avuto un Senato di dopolavoristi e perso sovranità verso l’Europa della burocrazia. La Costituzione andrebbe cambiata con il federalismo, non con l’accentramento di poteri a Roma che voleva Renzi.

Quanto al nostro territorio sono soddisfatto nel vedere che nei comuni dove amministra la Lega Nord il No ha sempre prevalso, soprattutto a Fontevivo, un tempo roccaforte del Pd dove è evidente che le idee della nostra amministrazione stanno prendendo piede. Sono invece stati puniti i sindaci renziani che hanno steso tappeti all’ormai ex premier calendarizzando inaugurazioni in modo che potesse fare al meglio campagna elettorale Non so se capiranno che certa presunzione non paga. Chiarissima la bocciatura a chi la riforma la proponeva, cioè al Governo, nei territori dove è più acuto il problema dell’immigrazione: Salsomaggiore e Tabiano, Fornovo e Mezzani. Anche sulla città di Parma il dato lo trovo confortante; c’è un sostanziale pareggio dovuto anche alla vicinanza dei pizzarottiani ex grillini a certe posizioni del PD, che che ne dica lo stesso sindaco il quale ora giubila sui social network ma non si è certo distinto per una grande campagna a favore del No. Le premesse per portare alla vittoria una coalizione che superi la pessima amministrazione di Pizzarotti e batta il PD ci sono tutte”.

 

 

 

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