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Parma: Via Burla il carcere più affollato d’Emilia

Via Burla ParmaSono 3.273 i detenuti negli 11 istituti penitenziari dell’Emilia-Romagna con una forte presenza di stranieri – il 48,4%, a livello nazionale è il 33,8%. Sul sovraffollamento, sono per fortuna lontani i livelli raggiunti nel 2010 quando le presenze erano il 200% della capienza regolamentare. Ma dopo il sostanziale rispetto (103%) del 2015 quest’anno la popolazione carceraria è tornata a crescere e oggi il rapporto è del 117%.

A dirlo sono i dati presentati a pochi giorni dalla scadenza del suo mandato dalla Garante delle persone private della libertà personale, Desi Bruno.
Bruno ha fatto un bilancio delle attuali criticità del sistema regionale e di quelle affrontate nel corso del suo mandato nell’istituzione di garanzia. Partendo dalle chiusure dei Cie di Bologna e Modena “due luoghi – ha detto – che hanno occupato il mio mandato e dove la violazione dei diritti è stata constatata”. Un altro punto è stata la chiusura dell’Opg di Reggio Emilia, “l’Emilia-Romagna è stata la prima a chiudere l’Opg e a istituire le Rems di Bologna e Parma. Luoghi assolutamente congrui al rispetto della dignità delle persone”.

Tra i temi ancora presenti, invece, Bruno ha parlato – in alcuni casi – della scarsa presenza di personale ‘trattamentario’ (a Modena, ad esempio, il regime delle porte aperte che consente ai detenuti di stare fuori dalla cella per almeno otto ore, ha portato, in assenza di attività, a episodi di risse tra detenuti o aggressioni agli operatori “il carcere come contenitore – ha detto Bruno – non funziona”).

Altre difficoltà riguardano la costruzione di percorsi sia in carcere che nella fase precedente all’uscita, per i detenuti irregolari nel territorio.
Peculiare è il caso di Parma (l’Istituto in regione dove sta scontando la pena il maggior numero di persone: 461, contro i 391 di Bologna che però ha il maggior numero di definitivi) con circa 80 detenuti in regione al 41bis (il carcere duro per reati di criminalità organizzata), 200 persone in alta sicurezza e 80 ergastolani ostativi.

Lì c’è il problema del centro diagnostico e di un nuovo padiglione in costruzione, che rischia di ripetere – ha detto Bruno, critica con il progetto – i limiti già evidenziati in altri casi, con le tensioni che inevitabilmente finiscono per crearsi per le differenze di trattamento tra chi sta nelle vecchie e chi nelle nuove strutture: “Manca ancora un progetto vero sull’edilizia carceraria”, ha detto.
Infine, se restano i problemi legati alla tossicodipendenza in carcere dove le sezioni a custodia attenuata non stanno funzionando come ci si sarebbe aspettati, per il prossimo futuro, Bruno ha spiegato

come si stia muovendo qualcosa nel rapporto tra imprenditoria privata e carceri per il lavoro all’interno degli istituti, e si è augurata un miglioramento nell’attività del Tribunale di sorveglianza al centro di molte istanza: “Sono stati anni complicati per l’assenza di magistrati – ha detto – ma ora si sono insediati nuovi giudici e ed è in arrivo la nuova presidente che dovrebbe riuscire a mettere a posto la situazione”.

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