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Aggredita in stazione: “Nessuno ha fatto nulla per aiutarmi”

Parma_5Aggredita in pieno giorno, in stazione. Strattonata, presa per i capelli, senza che nessuno intervenisse. Solamente per aver difeso, sul treno, il controllore. Una donna bionda, sulla 50ina, aggredita dopo aver fatto scendere due ragazzi di colore senza biglietto.

“Mi ha aggredito, in stazione, davanti al bar, dove c’è cabina telefonica. Mi ha tirato i capelli e spintonato, e nessuno mi ha difeso”.

La denuncia arriva da Mariana M., colombiana, 31 anni. Il racconto, semplicissimo.

“Ero sul treno, lo prendo tutti i giorni, da Reggio a Parma, faccio l’Ota a Montecchio, mi organizzo per il trasporto come posso, non ho la patente”.

E? “Una sera sono salita sul treno a Reggio Emilia, dopo poco è iniziata una discussione al termine della mia cabina, nello spazio per salire e scendere” – racconta. “Ho visto due miei connazionali, che conosco. E una delle loro fidanzate, con la quale frequento lo stesso gruppo di preghiera, siamo evangelici”.

Si ferma, respira. “Vedi, io sono intervenuta solo perché non voglio che ci considerino persone non per bene….io ho l’abbonamento annuale, al treno. Non sono una truffatrice. E ho capito che loro non avevano il biglietto e la signora in divisa li stava facendo scendere”.

Cosa ha fatto? “Niente, mi sono avvicinata, ho detto loro di scendere. Sul treno è rimasta la ragazza, lei aveva il biglietto. Non so cosa facessero a Reggio, ma lei ha ingaggiato una discussione accesissima con il controllore. Io le ho detto di smettere, ho spiegato che in questo modo fa figurare male tutti noi.

Lei ha gridato, poi si  è seduta. Ma una volta scese dal treno mi ha avvicinato, spinto, strattonato da rompere lo spallino della camicia, tirato i capelli”.

Dove? “In piazzale della stazione, davanti alla cabina telefonica, dove c’è il bar. Mi ha detto della poco di buono, della traditrice. Passava tanta gente, ma nessuno ha fatto nulla”.

Secondo lei perché? “Avranno pensato che fosse un regolamento di conti tra noi. Ma scrivilo: io sono colombiana, ma sono per bene. Mi sono laureata a Parigi, i miei figli vanno all’asilo che io pago, mio marito lavora. Non siamo tutti uguali”.

 

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