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P.le Inzani, rissa come antipasto del pranzo. “Abbiamo paura”

Sarebbe stato un “non invito” a un festino a base di alcool e droghe svariate la causa di una rissa scoppiata poco prima del mezzogiorno di giovedì in piazzale Inzani, cuore dell’Oltretorrente ferito da spaccio, degrado, violenza.

Autori, due magrebini, uno residente nello stesso piazzale, l’altro, “sarà un amichetto della zona”.

La voce narrante, la chiameremo Maria. Un’arzilla 80enne, residente nel piazzale, in una porzione di “terra-cielo”: al piano alto la figlia, con la famiglia, in mezzo lei, sotto il garage, adibito a taverna, dove stava giocando col nipotino quando è scoppiata la mattanza.

“Non scriva il mio nome, quello che menava le mani abita accanto, non vorrei mai se la prendessero con lui”. Il lui, ovviamente, il nipotino appollaiato su un triciclo, come se nulla fosse successo.

“Ieri sera c’è stato caos, nell’appartamento li” – indica. Indica una delle finestre di quel piazzale un tempo tanto bello, oggi tanto vuoto. Un ristorante, che ha preso il posto dello storico “Aldo il Matto”, due market stranieri, tanti “affittasi, vendesi, cedesi”.

“Se mio marito sapesse…si è spaccato la schiena per comprare la casa, se adesso potesse vedere com’è ridotto il quartiere…ma sa, è a letto, alzheimer, perfortuna non può capire cosa vive la zona. Le dicevo, in quell’appartamento… c’è un ragazzo di colore, qualche volta le forze dell’ordine se lo sono pure portato via.

Droga, si dice in quartiere. Poi, quando torna a casa, fa sempre baracca, caos, festini. Vanno via la mattina ubriachi, che è già chiaro, che io già ho alzato mio marito e sono in giro per fare la spesa”.

E mercoledì sera? “Lo ho sentito dalla finestra, gridava, con questo altro di colore. E’ uno che spaccia li, davanti al bar in Via Imbriani, dove sono sempre tutti ubriachi e fanno paura. Diceva che avrebbe pagato di non averlo invitato, tu e quella puttana, gridava”.

Poi? “Poi stanotte hanno fatto caos, fino a tardi. E stamani l’altro aspettava il mio vicino di casa con una bottiglia vuota, si sono insultati, spintonati, picchiati. Io ho fatto il 112, appena hanno sentito la sirena, lontana, sono fuggiti via. Non so se dovessero regolare un conto di droga, o ancora l’invito mancato”.

Resta la precarietà dell’Oltretorrente, polveriera esasperata. “Abbiamo paura. E’ rischioso uscire, affacciarsi alla finestra, far giocare il bambino. Siamo stanchi di spaccio, risse, stranieri perdigiorno. Io le tasse le pago, per la città e per la sicurezza. Lo dica al sindaco”.

Fatto.

 

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