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Fallimento Spip, ancora guai per Borettini. La Finanza sequestra lo studentato di Borgo Cocconi

IMG_3866I Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Parma hanno eseguito il sequestro preventivo emesso dal Giudice delle Indagini Preliminari di Parma di un’intera palazzina, ubicata in città, suddivisa in 46 unità immobiliari (per un valore di circa 5 milioni di Euro) nonché delle quote e dei conti correnti riconducibili ad una società attiva a Parma, nella quale sono confluiti i proventi illeciti derivanti da un complesso sistema di frode finalizzato alla distrazione di denaro pubblico.

L’immobile sequestrato è lo studentato di Borgo Cocconi: il provvedimento di sequestro scaturisce dalle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Parma, nell’ambito delle quali sono state riscontrate ipotesi di bancarotta fraudolenta a carico degli amministratori di una partecipata di proprietà del Comune di Parma, SPIP (LEGGI) , la quale, dal 2005 al 2011, ha accumulato un debito complessivo di oltre 115 milioni di euro per finanziamenti bancari ottenuti per l’acquisto di terreni.

Gli accertamenti eseguiti dalla Guardia di Finanza di Parma hanno consentito di rilevare che le predette operazioni immobiliari erano state effettuate a prezzi notevolmente superiori rispetto ai valori di mercato: le transazioni commerciali avvenivano tramite società riconducibili ad un noto imprenditore locale, Paolo Borettini, che, di fatto, si interponevano al solo fine di far “lievitare” i prezzi dei terreni generando così ingenti illeciti profitti.

Con questo sistema Paolo Borettini avrebbe fatto “girare” almeno 40 milioni di euro di denaro pubblico con la compaicenza degli amministratori:  il provvedimento di sequestro si riferisce al reato che l’imprenditore avrebbe utilizzato buona parte del denaro per le realizzazione dello stabile.

Altri accertamenti sono in corso.

LA VICENDA –  La vicenda Spip (Società Per l’Insediamento Produttivo)  è quella della compravendita di terreni che, nell’arco di poche ore e di fronte al medesimo notaio, venivano ceduti e acquistati raddoppiando il proprio valore. I giudici hanno dichiarato nell’aprile 2013 il fallimento della società rigettando la richiesta di concordato preventivo inoltrata dal comune circa un anno fa, ritenendo in sostanza troppo deboli i presupposti su cui era fondata.

Scrivevano Piscopo, Sinisi e Rogato: «Il mancato avveramento di quelle stesse condizioni alle quali il professionista asseveratore ha subordinato la fattibilità del piano di concordato, comporta la non fattibilità conclamata dello stesso. Né appare ipotizzabile che il tribunale possa concedere un ulteriore termine – che tra l’altro sarebbe di natura indefinita- in attesa del verificarsi di tali condizioni, si può giungere ad affermare che allo stato un vero e proprio piano concordatario ancora non esiste posto che lo stesso è in itinere essendo subordinato al verificarsi di presupposti e condizioni non solo non ancora avveratisi, ma sul cui avveramento prima ancora che sul quando, nessuna prognosi può fondatamente formularsi».

Le condizioni a cui si faceva riferimento, riguardavano una complessa rete di incastri in finanziamenti e sovvenzioni a Spip il cui risanamento prevedeva, nelle linee generali, la creazione di una newco in cui sarebbero confluiti i terreni Spip 2 e 3 e i debiti verso le banche, mentre a Stt (la holding delle partecipate del comune) sarebbero stati ceduti i diritti sui risarcimenti del danno dervanti dalle azioni di responsabilità, in cambio di una liquidità di 2,8 milioni.

Il tutto però subordinato all’ok delle banche al finanziamento di 13 milioni per Stt, condizione che non si è verificata.

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